27/08/2010
Bambini zingari a Birkenau
E’ uno sterminio dimenticato, ma per anni fu addirittura negato. L’evocazione della memoria sparita dell’olocausto degli zingari, denunciata da monsignor Agostino Marchetto, riporta d’attualità una pagina tragica. I primi zingari vengono deportati a Dachau nel 1936. L’accusa: renitenti al lavoro. Con l’occupazione della Polonia nel 1939 i rom vengono chiusi nei ghetti insieme agli ebrei. Nel 1941 5 mila zingari austriaci vengono deportati nel ghetto polacco di Lodz. Decimati dal tifo i superstiti nel giro di qualche mese vengono uccisi nella camera a gas del sottocampo di Chelmo. Anche gli altri regimi filonazisti d’Europa si dedicano llo sterminio degli zingari.
Nella Francia di Vichy i rom vennero raccolti in sedici campi, anticamere di Auschwitz. In Jugoslavia il regime degli ustascia, i fascisti croati, liquidarono quasi tutti i rom: 336 bambini con meno di 11 anni vennero uccisi nel campo di rieducazione di Jastrebaskro tra l’aprile 1941 e il giugno 1942. In Italia 11 settembre 1940 il ministero dell’Interno dava disposizioni perché gli zingari di origine italiana venissero rastrellati e sottoposti a sorveglianza in ogni provincia. Quando l’Italia annette la Slovenia i rom sloveni vengono portati in due campi di concentramento in Italia: a Tossicia in Abruzzo e ad Agnone in Molise. Ma dopo l’8 settembre 1943 i carabinieri non li consegnano ai tedeschi, ma li lasciano liberi.
Il decreto per la “soluzione finale” degli zingari venne firmato da Himmler il 16 dicembre 1942. Ad Auschwitz-Birkenau una zona del campo è destinata alle famiglie zingare. Gli zingari fanno resistenza, non vogliono essere uccisi. Nel suo diario il comandante di Auschwitz Rudolf Hoess scrive: “Non è stato facile farli entrare nelle camere a gas”. Nel 1944 ad aprile le SS decidono la soppressione del campo zingari a Birkenau. La notte del 2 aprile gli ultimi 2897 zingari vengono uccisi nelle camere a gas e bruciati nei forni crematori. Monsignor Giuseppe Beran, futuro cardinale e arcivescovo di Praga, detenuto nel campo di Dachau, disse alla fine della guerra che “gli zingari sono morti pregando e perdonando”.
Giovanni Paolo II nel 1993 si rivolse agli zingari ricordando Auschwitz come il “Golgota dei nostri tempi”: “Con profonda commozione e venerazione mi inginocchio su quella terra che nasconde in sé le ceneri del genocidio nazista, ricordando in maniera particolare la tragica morte di fratelli e sorelle zingari, prigionieri nel campo di concentramento di Auschiwtz-Birkenau. Lo fatto più colte come metropolita di Cracovia, oggi lo faccio come Papa”. Anche Benedetto XVI in pellegrinaggio nel lager nel 2006 ha ricordato lo sterminio del popolo rom. Sergio Luzzato, uno dei leader delle comunità ebraiche italiane, ha scritto nella prefazione del libro di Guenter Lewy, che ricostruisce minuziosamente l’olocausto dei rom ( “La persecuzione nazista degli zingari” – Einaudi, 25 euro) che “gli zingari sterminati dai nazisti meriterebbero di condividere, nella memoria, un posto accanto agli ebrei”.
Alberto Bobbio