La mia scelta di "salire" in campo

I cattolici in politica. A colloquio con il portavoce della Comunità Sant'Egidio Mario Marazziti, che si candida nella lista Monti.

22/02/2013
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant'Egidio, con l'attuale presidente Marco Impagliazzo e il portavoce Mario Marazziti.
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant'Egidio, con l'attuale presidente Marco Impagliazzo e il portavoce Mario Marazziti.

Mario Marazziti, giornalista Rai e storico portavoce della Comunità Sant’Egidio, aveva ricevuto già in passato l’offerta di candidarsi in varie liste, compresa quella di governatore del Lazio. Stavolta però, ha accettato la proposta di candidarsi al Parlamento del premier uscente Mario Monti.
Come mai stavolta ha detto sì Marazziti?
“Perché l’Italia è veramente bloccata  e l’offerta politica non corrisponde più al bene comune. I partiti hanno bloccato persino la legge elettorale. C’è anche un problema antropologico enorme. Un problema che riguarda i modelli nella politica e anche la difesa di valori fondamentali per la famiglia, per la vita, per i più deboli. Non è possibile affrontare politicamente questi argomenti senza la libertà di persone che non hanno avuto responsabilità nel blocco della politica precedente".
Che giudizio dà di questa campagna elettorale che volge alal fine?
“E’ una la campagna elettorale dai toni volgari, a volte perfino surreali, sbilanciata dalla teatralità. Conferma come questa è una grande occasione per l’Italia. Io ho detto di no per vent’anni a ruoli di responsabilità su Roma o anche di candidarmi come governatore del Lazio perché non potevo da solo cancellare quell’immoralità diffusa e quell’assenza di bene di interesse per il bene comune che abbiamo visto epslodere soprattutto nell’ultima fase. Siamo stati tenuti un po’ prigionieri da una politica che aveva un’altra agenda”.
E oggi cosa cambia secondo lei?
“Al contrario in questo momento una scelta come la mia (che esprime esperienze e sensibilità maturate in 40 anni nella comunità di Sant’Egidio) porta dentro l’agenda Monti diversi punti che stanno a cuore ai cattolici: il fattore famiglia, una no tax area allargata alle famiglie numerose, un’attenzine ai temi chiave della solidarietà e dei più deboli che non è semplicemente un’azione individuale: è esattamente il contrario. In realtà questo contributo non è individuale ma di programma”.
Che ne pensa del dibattito sui cattolici in politica?
“Mentre nei 20 anni precedenti ci sono stati partiti che si dicevano sostenitori di valori cattolici e hanno fornito un disorientamento imbarazznte nei modelli antropologici, oggi la questione antropologica diventa centrale come ha detto il cardinale Bagnasco, diventa programa e cifra di Scelta civica per Monti. La sussidiarietà dentro il programma di Scelta civica non è parola accessoria ma sensibilità programmatica. Questo non lo sa nessuno perché è una campagna elettorale anomala. In 40 giorni ho dovuto fare campagna elettorale senza mezzi di comunicazione e senza copertura mediatica. Quando ho presentato il programma dell’agenda sociale non è venuto nemmeno un giornalista. La rinnovata stagione dei cattolici sarà nell’effetto contagioso che avrà Scelta civica, perché la lista alza lo standard antropologico e di programma. Per ora nel Pd vedo i cattolici utilizzati come vetrina, come in passato. Non mi sembra che la loro presenza sia una presenza di programma. Mentre quando vedo i cattolici nel Pdl penso che debbano sentirsi in imbarazzo in questa fase”.    

Francesco Anfossi
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