03/10/2012
L'ingresso del Consiglio regionale del Piemonte (foto Ansa).
«La rabbia degli onesti», l’ha definita il cardinale Bagnasco. Disgusto e indignazione montano, giorno dopo giorno, di fronte a ruberie e spreco di denaro pubblico. Un’onda di piena inarrestabile travolge la politica. Anzi, la “cattiva politica” di chi ruba e si sistema a vita. A spese dei cittadini. A ogni livello: dalle Province alle Regioni al Parlamento. In una girandola grottesca di spese folli. Con falsi rimborsi e assunzioni clientelari di mogli, figli, parenti e amici. Persino una settimana bianca pagata con i soldi dei contribuenti. E “vitalizi” di quattro-cinquemila euro al mese, elargiti alla “venerabile” età di cinquant’anni. Per aver “scaldato” qualche sedia istituzionale.
Una seria riforma delle pensioni non può ignorare il taglio netto di ogni vitalizio. Questione di equità verso i pensionati a mille euro al mese, dopo quarant’anni di duro lavoro. Un colossale sperpero di risorse pubbliche, fatto passare come “rimborsi” per i “costi della politica”. Così, svanisce l’ultimo residuo di credibilità della “casta”. E l’antipolitica ringrazia. Non c’è più onestà. Né rigore morale. È prevalsa l’Italia dei furbi. Di chi “ruba” legalmente. Secondo le norme stabilite. Nella connivenza e nel silenzio colpevole di chi, in altre circostanze, si appella ai valori etici. O ai princìpi cristiani.
Tutti rassegnati al dilagare della corruzione. E impotenti sulla legalità. Come denuncia don Luigi Ciotti, presidente di Libera: «C’è un Governo sotto ricatto sulla legge anticorruzione. È importante sostenerlo e chiedere con forza il diritto alla trasparenza nel nostro Paese. Tutti, a parole, sono contro la corruzione. Ma, nei fatti, da decenni non si fa nulla».
Un dossier anticorruzione, accompagnato da un milione di firme, è stato presentato da Libera e Avviso pubblico al presidente Napolitano per la confisca dei beni ai corrotti. Così come avviene per i mafiosi. Per destinare queste risorse ad attività sociali. I continui richiami del capo dello Stato, purtroppo, cadono nel vuoto. E la corruzione si afferma come una “tassa occulta”. Così, ogni italiano versa mille euro l’anno nelle casse del malaffare e dell’illegalità. E sessanta miliardi di euro vengono a mancare allo Stato. Cioè alle famiglie e alle politiche sociali.
Abbiamo davvero toccato il fondo.«I partiti facciano pulizia, senza aspettare i magistrati», ha detto Michele Vietti, presidente del Consiglio superiore della magistratura. Una legge anticorruzione è più che mai urgente. Ma non sarà impresa facile chiedere a questa classe politica di autoriformarsi. Nell’ultima legislatura, tra il 2008 e il 2012, novanta parlamentari sono stati indagati, condannati o arrestati per corruzione, concussione, truffe e abuso d’ufficio (cinquantanove del Pdl, tredici del Pd e otto dell’Udc: circa il 10 per cento tra Camera e Senato). Ciononostante un forte segnale va dato. Per frenare i costi (diretti e indiretti) della corruzione dilagante. Non è più tempo di tacere. O restare inerti. E chi ha rubato deve restituire i soldi ai cittadini.