02/08/2010
La sceneggiatrice Suso Cecchi d’Amico.
Era la signora del cinema italiano, Suso Cecchi d’Amico, morta a 96 anni (era nata a Roma nel 1914) dopo un’esistenza piena di soddisfazioni professionali. Figlia della pittrice Leonetta Pieraccini e dello scrittore Emilio Cecchi, donna colta e ricca di sensibilità (anche sociale visto il forte impegno antifascista) Suso è stata protagonista assoluta della rinascita della nostra cinematografia, dopo la stagione dei “telefoni bianchi” e le rovine della guerra.
Il suo primo film di successo, nel 1946, fu Mio figlio professore di Renato Castellani, con un tenero Aldo Fabrizi. Seguirono altri 117 copioni di successo, da lei firmati in sessant’anni di carriera spesso in collaborazione con maestri quali Vittorio De Sica, Tullio Pinelli, Marco Zavattini, Luchino Visconti, Mario Monicelli, Ennio Flaiano, Tonino Guerra, Luigi Zampa, Francesco Rosi. Qualche titolo? Dai pilastri del neorealismo Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, Bellissima a film di denuncia come I magliari. Da graffianti commedie quali I soliti ignoti, Casanova 70, Speriamo che sia femmina, ai capolavori assoluti di Luchino Visconti: Rocco e i suoi fratelli, Il gattopardo, Ludwig, Gruppo di famiglia in un interno.
Suoi anche i più bei sceneggiati della Tv italiana: Pinocchio di Luigi Comencini e Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli.
Vincitrice di otto Nastri d’Argento, tre David di Donatello, un Leone d’oro alla carriera (datole dalla Mostra di Venezia nel 1994) più una nomination all’Oscar, il premio più bello per Suso Cecchi d’Amico è sempre stato l’affetto del pubblico e dei colleghi: «Lo sceneggiatore non è uno scrittore, è
un cineasta», amava dire, «e come tale non deve rincorrere le
parole bensì le immagini. Deve saper scrivere con gli occhi».
Maurizio Turrioni