02/06/2013
Scontri a Istambul tra manifestanti e polizia (Reuters).
La Turchia continua a rivoltarsi contro quella
che viene chiamata la “re-islamizzazione”. Piazza Taksim, a Istanbul, è ancora
presidiata dai manifestanti. Ma è vistosa la presenza di agenti in tenuta
anti-sommossa. Negli scontri di piazza a Istambul che si susseguono da una
settimana – con episodi di vera e propria guerra e guerriglia urbana - secondo Amnesty International ci sarebbero
stati almeno due morti e mille feriti.
La repressione delle manifestazioni in tutto
il Paese (almeno 90) è stata molto violenta. Il bilancio ufficiale degli
scontri, secondo il ministro degli interni Muammer Guler, è invece di 79
feriti, 53 civili e 26 agenti.
Decine di migliaia di persone sono scese in
piazza contro il premier Recep Tayyip Erdogan, denunciandone la politica
autoritaria e il progetto di "re-islamizzare" il Paese. C'é chi annuncia una stagione di proteste di massa, chi una rinascita degli "indignados".
Quella che lunedì era la protesta di centinaia di giovani contro la distruzione
di uno degli ultimi spazi verdi del cuore di Istanbul, è ora una rivolta di
massa laica contro il presidente Erdogan, che ricorda l’ondata ribelle delle
primavere arabe iniziate con le proteste in Tunisia. Una situazione paradossale, visto che la Turchia è il più occidentale dei Paesi islamici.
Molti
artisti e intellettuali turchi si sono schierati con la protesta, denunciando il
sistema autoritario di potere del "sultano" Erdogan. Il capo
dell'opposizione Kemal Kilcdaroglu lo ha accusato di comportarsi come un
dittatore. E’ ancora presto per capire gli sviluppi del movimento. Se è l’inizio
di una primavera, un fuoco di paglia o l’avanguardia di un anno – il 2014 - che prevede elezioni a tutti i livelli
(nazionale, locale, regionale) e che non è poi così lontano.
Francesco Anfossi