07/03/2012
Non è un momento facile per i laureati delle università italiane. "Per loro c'è una contrazione dell'occupazione, della stabilità e della remunerazione", sintetizza Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, il consorzio universitario che ha presentato il 14° Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati.
La ricerca ha coinvolto circa 400 mila laureati di 57 atenei italiani e registra il disagio vissuto dai giovani italiani. La disoccupazione aumenta fra i laureati triennali e fra i laureati specialistici, quelli con un percorso di studi più lungo. L'inserimento nel mondo del lavoro diventa più difficile anche per i laureati in medicina, architettura, veterinaria e giurisprudenza.
Aumenta la precarietà, con una diffusione delle forme contrattuali e tempo determinato e interinale e le retribuzioni medie, ad un anno dalla laurea, restano basse: fra i 1.050 e i 1.150 euro. Rispetto al 2007 il guadagno mensile netto ad un anno dalla laurea è calato del 13 per cento per i laureati specialistici.
Si acuisce il divario territoriale Nord-Sud. I laureati del Sud hanno meno probabilità di trovare un lavoro e comunque sono pagati peggio rispetto a chi si laurea al Nord.
Il Rapporto di AlmaLaurea sottolinea anche il divario occupazionale e le differenze di retribuzione fra maschi e femmine. Emerge che "le laureate trovano occupazione con minore facilità e, quando la trovano, nella generalità dei casi si tratta di un'occupazione più instabile e precaria, associata ad un minor guadagno. A distanza di dieci anni dal conseguimento del titolo, le differenze non solo non sempre si riducono ma, spesso, si acutizzano".
Nonostante queste difficoltà, laurearsi conviene. Infatti il tasso di occupazione fra i laureati tocca il 76 per cento, mentre scende al 65 per cento per i diplomati delle secondarie superiori. E, una volta trovato un lavoro, i laureati guadagnano comunque di più rispetto ai diplomati.
Roberto Zichittella