22/07/2011
Due in Piemonte, uno vicino a Firenze. E poi un operaio di 21 anni a Bolzano e un agricoltore in provincia di Potenza. Nord, Centro e Sud, in una giornata terribile per le cosiddette “morti bianche”, cioè le morti sul lavoro.
Sono proprio come giornate come quella di ieri, però, a ricordarci le dimensioni ancora drammatiche di un fenomeno troppo trascurato e sottovalutato. L’Italia, poi, è titolare di un dramma nel dramma. Nonostante il calo dell’occupazione, la diminuzione delle ore effettivamente lavorate e l’aumento delle ore di cassa integrazione, nel periodo nero della crisi economica (2008-2010) le morti sul lavoro sono rimaste per numero quasi immutate. E tra il 2010 e il 2011, anzi, si registra un forte aumento.
Le cifre assolute variano secondo il criterio di calcolo, ma la sostanza (e cioè che sono in aumento) è uguale per tutti. Secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro, le vittime sono state finora 345, contro le 292 registrate al 21 luglio del 2010. Ciò equivale a un aumento del 14,8%. Sempre secondo l’Osservatorio, inoltre, le vittime del primo semestre 2011 salirebbero a 650 se venissero tenuti in conto anche i lavoratori deceduti durante i trasferimenti dovuti, appunto, a ragioni professionali o per raggiungere il posto di lavoro.
Proviamo a esaminare le cifre fornite dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro della Vega Engineering di Mestre (Venezia), un’azienda da più di vent’anni attiva nel settore della sicurezza sui luoghi di lavoro. Secondo i dati appena forniti, nel primo semestre 2011 sono morte sul lavoro 255 persone, contro le 218 dei primi sei mesi del 2010. Un aumento delle morti bianche, secondo questo criterio, pari al 17%.
Sempre secondo questo Osservatorio, i settori produttivi più colpiti sono l’agricoltura, con il 38% delle morti, e l’edilizia (23,1% delle vittime), conclusione cui arriva anche l’Osservatorio di Bologna. Tra le Regioni, calcola l’Osservatorio Vega Engineering, la Lombardia conserva il drammatico primato per numero di vittime con 37 casi, seguita dall’Emilia Romagna (22) e da Piemonte e Veneto (21). Vicinissime sono anche Sicilia (20) e Toscana (19).
Se l’analisi del fenomeno viene invece rapportata alla popolazione “occupata”, cioè al numero delle persone che realmente lavorano, la Regione più affetta da morti sul lavoro risulta la Valle D’Aosta, che ha un’incidenza sugli occupati pari a 53,2, contro una media nazionale di 15,6. Secondo l’Abruzzo con un indice di 32,4, terza la Basilicata (21), quarto il Molise (18,1) e quinto il Trentino (17,1).
Dall’Osservatorio di Bologna, invece, un’ultima interessante osservazione: gli stranieri morti sui luoghi di lavoro nei primi sei mesi del 2011 sono l’11,8% del totale delle vittime. E tra gli stranieri, quasi metà delle vittime è romena. Non censiti, e quindi non compresi nelle statistiche, ovviamente, sono i lavoratori impiegati “in nero”, senza regolare contratto di lavoro. Con loro, un fenomeno già drammatico diventerebbe davvero indegno di un Paese che si vuole civile.
Fulvio Scaglione