26/02/2013
Il commento al risultato delle elezioni italiane sul sito della Bbc, il 25 febbraio 2013 (Ansa).
“Per me la cosa più deprimente è la rinascita di Silvio Berlusconi: pensavo che aveste tagliato la testa al toro, e invece viene fuori che di teste ne aveva più di una” mi dice serio e in un italiano praticamente senza accento il giornalista freelance Ken Shulman, collaboratore tra gli altri della prestigiosa radio pubblica nazional NPR mentre con la TV sintonizzata su Rai Italia e il computer sullo streaming di Sky Tg24 segue in tempo reale lo spoglio delle elezioni italiane.
A Boston sono le 4 del pomeriggio (a Roma le dieci di sera) e il balletto degli exit polls strampalati e delle proiezioni inesatte ha ormai lasciato il posto alle prime certezze: un terzo degli italiani ha votato per il Cavaliere, un quarto per Grillo, un altro quarto non ha votato proprio … ancora non si capisce (e continuerà a non capirsi per molte ore) chi tra destra e sinistra avrà la maggioranza alla Camera … quello che è già chiaro invece è che al Senato la maggioranza, quella che conta, con più di 158 seggi non ce l’avrà nessuno.
E anche Schulman, che in dodici anni di corrispondenze dall’Italia, dal 1984 al 1996, per Associated Press prima e per Newsweek, poi, di elezioni - e coalizioni - e ne ha viste tante, trova difficile azzardare un pronostico: “gli altri sono professionisti e sono abituati a negoziare, ma dal partito di Grillo, che è ovviamente figlio dello scontento degli Italiani, non so proprio cosa aspettarmi .. non mi stupirei se si tornasse a votare tra sei mesi!”
In genere gli americani, anche quelli che come lui l’Italia la conoscono bene, davanti ai vincitori di ieri si chiedono di Grillo e del suo movimento “chi? Che cosa?” e di Berlusconi (altrettanto vittorioso viste le premesse di partenza) “perché? come mai?”.
Di fatto mentre Grillo, veniva fino a ieri liquidato dalla stampa a stelle strisce ( e non solo da quella) come “l’ex comico populista” e poco più, il New York Times pubblicava ben due editoriali dedicati all’Italia nella sua edizione domenicale in cui il quattro volte presidente del consiglio veniva definito da “pifferaio incantatore” a “il vero comico della politica italiana”. Dal canto suo il Washington Post non era stato più lusinghiero nei confronti dell’ex Premier nel definire la sua strategia elettorale : “Fare contente le masse lanciando denaro contante nell’aria.”
Per gli osservatori più attenti della carta stampata le risposte ai “chi e i che cosa” riferiti al movimento 5 stelle, ormai primo partito d’Italia e i “perché’” dell’affermazione del PDL che per un soffio non ha strappato la Camera al secondo, non tarderanno ad arrivare.
Per ora si limitano a definire il risultato di ieri il “peggior scenario possibile” (come fa Simon Nixon sullo Washington Post) o più come diplomaticamente spiega Rachel Donadio ai suoi connazionali “un messaggio anti- austerità e anti-sistema che rischia di far precipitare la nazione nella paralisi.”
Le televisioni invece, dagli allnews ai network nazionali, a spiegare quel che è successo in Italia non ci hanno provato nemmeno: probabilmente però lo faranno oggi visto che all’unanimità ( nonostante le ansie dei mercati per i tagli alla spesa pubblica che andranno in vigore automaticamente venerdì’ prossimo a meno di un accordo del congresso in extremis) - hanno attribuito la chiusura più bassa di Wall Street negli ultimi tre mesi (con l’indice Dow Jones a – 216 punti) proprio alle notizie sempre più scoraggianti in arrivo dal Viminale, “le nuvole nere dalla politica europea” come hanno detto alla CBS cariche di conseguenze nefaste per l’economia dell’euro zona. Niente di strano che anche le borse asiatiche (che per via del fuso aprono quando gli americani vanno a dormire) si siano svegliate col broncio.
Prima di staccare gli occhi da TV e computer e allontanarsi tra i cumuli di neve ( fattore a cui gli elettori americani che votano a novembre sono più abituati di noi) Schulman conclude: “La politica italiana è difficile da capire anche per chi in Italia è vissuto, è praticamente impossibile per chi non ci e mai stato.” Le sue conseguenze, al contrario, ad urne ancora calde, sembrano già abbastanza chiare a tutti.
Stefano Salimbeni