Le tasse? Roba per i poveri

Il problema dell'equità si pone in tutto il mondo occidentale. Dell'Italia sappiamo, ma negli Usa il finanziere paga il 15%, la sua segretaria il 35%.

17/05/2012
A San Paolo (Brasile), l'impostometro comunica in tempo reale la somma pagata in tasse dai cittadini (foto Reuters).
A San Paolo (Brasile), l'impostometro comunica in tempo reale la somma pagata in tasse dai cittadini (foto Reuters).

Tra i fanatici del "rigore" e i discepoli della "crescita", sono rimasti pochi quelli attaccati a una terza parola, l'unica decisiva sia per rendere efficace il rigore sia per rendere possibile la crescita.

Questa terza parola è: equità. E' difficile capire come si possa avere la "crescita" senza aver prima ridotto l’indebitamento con quella politica tanto odiata che si chiama appunto “rigore”. Anche di “rigore”, però, ne esistono tanti tipi diversi, più o meno utili per avviare la sospirata "crescita". Il rigore applicato in Italia dal Governo Monti ci ha ridato il rispetto delle istituzioni internazionali e degli altri Governi (fondamentale in un mondo di economie interconnesse) ma se ci ritroviamo con 470 mila cassintegrati in più in sei mesi, tanto per fare solo un esempio, qualche problema ci dovrà pur essere.

Uno dei problemi sta sicuramente nel doppio binario su cui viaggiano diritti e doveri da parte delle diverse categorie di cittadini. E’ accettabile che l’imposizione fiscale sui redditi da lavoro sia doppia di quella sulle rendite finanziarie? Ha senso che si parli di “licenziamenti economici”, a discrezione e secondo le condizioni del mercato, per i semplici lavoratori e si accetti il “minimo garantito” per le professioni liberali, che dovrebbero per definizione affidarsi al mercato? Che significa opporsi alla patrimoniale e poi varare quella specie di patrimoniale sulle famiglie che si chiama Imu?

Due considerazioni. Intanto, e soprattutto per quanto riguarda l’Italia, la questione dell’equità non è spuntata negli ultimi mesi. E’ un problema di lungo periodo e la cui responsabilità coinvolge anche i Governi precedenti. Prendiamo Berlusconi: la cosiddetta “‘abolizione dell’Ici” (in realtà, una seconda tranche per i redditi più alti) fu un gran regalo ai benestanti. Lo scudo fiscale idem: la tassazione era ridicola (prima 2,5%, poi 5%, quando l’aliquota “normale” era già oltre il 40%), il rientro medio fu di 100 mila euro per operazione. Difficile che fossero tranvieri o insegnanti a sciacquare così i loro capitali. Monti, di suo, ci ha aggiunto la fretta di far cassa, con gli esiti che vediamo.

Seconda considerazione: il problema dell’equità non è italiano ma riguarda tutta la società occidentale. Il che dimostra che non si tratta di un cedimento occasionale ma di un vizio strutturale. Qualche esempio: nell’ultima legge finanziaria, il Governo conservatore della Gran Bretagna ha abbassato dal 50% al 45% l’aliquota più alta; ma ha respinto la proposta del Liberal-democratici di alzare da 8 a 10 mila sterline l’anno la soglia per l’esenzione totale dalle imposte sul reddito.

Passiamo alla Francia: tre studiosi (Landais, Piketty e Saez), con un saggio comparso anche in Italia (Per una rivoluzione fiscale, La Scuola), hanno dimostrato che lo 0,1% più agiato dei 50 milioni di francesi adulti (cioè 50 mila persone che portano a casa più di 60 mila euro lordi al mese) affronta al momento di pagare le tasse un’aliquota del 35%, mentre i 25 milioni più poveri degli stessi 50 milioni di francesi adulti (quelli cioè con un reddito mensile tra i mille e i 2.200 euro) si beccano un’aliquota del 45%.

Gli Stati Uniti d’America: il Congresso ha appena respinto il piano dei democratici per applicare la famosa “Buffett Rule”, dal nome del celebre finanziere Warren Buffett, tredicesimo uomo più ricco al mondo, che l’aveva proposta. Il riccone aveva detto in Tv che detestava l’idea di pagare tasse secondo un’aliquota inferiore a quella scontata dalla sua segretaria. Infatti Buffett, come operatore della finanza, paga il 15% mentre la sua segretaria, con un reddito da lavoro dipendente, si becca il 35%.

In Italia sappiamo come va, quindi il panorama è abbastanza completo. Come si diceva, il problema dell’equità è globale. Ed è globalmente percepito. In Francia, Hollande è diventato presidente anche proponendo di tassare meglio i super-ricchi. E in Gran Bretagna il Governo Cameron ha preso un’imbarcata sullo stesso tema. Da noi, dove tutto è più drammatico o farsesco, ci sono i suicidi o gli assalti a Equitalia.

Ora: se la crescita senza il rigore (cioè la riduzione del debito) è impossibile, il rigore senza equità è improponibile. E dunque pare proprio che senza equità non si arriverà mai alla crescita.

Fulvio Scaglione
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Postato da Libero Leo il 19/05/2012 09:20

Prendo atto con molto piacere che Fulvio Scaglione fa una analisi guardando anche fuori dai confini dell’Italia. E’ senza dubbio positivo allargare la visuale e non limitarsi a guardare e criticare solo il governo italiano, come accadeva prima dell’attuale governo. Monti ha il grande merito di aver indotto molti critici ad inquadrare meglio i problemi. La parola d’ordine di Scaglione sembra che sia ‘equità’. Gran bella parola! Ma del tutto soggettiva. Se, lasciandoci ancora ciecamente influenzare da vecchie ideologie, si parte dal presupposto che ogni ricchezza è frutto dello sfruttamento altrui, è senza dubbio equo tassare il reddito e la ricchezza accumulata col reddito. Ma se si tiene conto della realtà e si prende atto che nella maggior parte dei casi il reddito e l’agiatezza sono frutto di sudato lavoro e di una vita sobria dedicata alla famiglia, piuttosto che di una vita col minimo lavoro indispensabile per i propri consumi, forse il concetto di equità cambia. Faccio un esempio pratico e molto frequente nella realtà. Due cittadini hanno lo stesso reddito che consente loro di diporre di 1.000 euro al netto delle spese necessarie per una vita sobria. Il primo spende subito i 1.000 euro in viaggi e divertimenti. L’altro li risparmia investendoli oculatamente. Dopo 30 anni il primo non ha messo da parte nulla. Il secondo ha messo da parte un certo capitale ed ha dato una certa agiatezza alla propria famiglia; inoltre, col sistema fiscale attuale, ha pagato circa il triplo di imposte rispetto al primo e viene colpito dai nuovi incrementi di imposte. La domanda è questa: è equo che il secondo paghi il triplo di imposte e sia ulteriormente tassato? E’ equo che una vita sobria e dedicata alla famiglia venga colpita così duramente rispetto ad una vita dedicata al consumismo?

Postato da martinporres il 19/05/2012 05:33

E' chiaro! c'é un Italia che mantiene altre due Italie. Può durare per sempre una cosa del genere? E' aumentata l'eta pensionabile, introdotta ICI a breve riforma del mercato del lavoro, ma le professioni liberali non son state minimamente toccate, solo una cosa di facciata. una bella sperequazione.

Postato da Argonauta54 il 18/05/2012 12:38

Condivido l'intervento di Fulvio Scaglione, magistralmente dettagliato, ma pongo una domanda, tra rigore e crescita come ci si arriva all'equità? Se il rigore viene attuato solo per una metà della popolazione, ci sarà poca crescità e poca equità. Voglio dire che, se il rigore non viene esteso a tutti, partendo dall'alto della piramide non arriveremo a una totale equità e la crescita verrà compromessa sempre di più. E vero che il Prof Monti ci ha salvato la faccia in extremis dai beoni della politica nazionale e internazionale dando all'Italia una affidabilità perduta, ma è anche vero che deve tirare dritto per la sua Mission, nel far pagare le tasse a tutti, affinchè tutti paghino meno e la crescita prenderà il sopravvento in salità, con la realizzazione di più famiglie. Fino a quando esiste una abnorme evasione fiscale e sommerso superando gli oltre 280 miliardi ogni anno assenti nelle casse dello Stato, non si andrà da nessuna parte, continueremo a vedere famiglie in crisi, suicidi, proteste di piazza contro le ingiustizie sociali. Una domanda da ignorante vorrei porre al Prof. Monti, che è la seguente, perchè non applica il sistema americano, ovvero dare la possibilità a ogni cittadino di poter detrarre gli scontrini e le fatture dalle dichiarazioni dei redditi, avremo la certezza che nelle casse dello Stato entrerebbero 30 miliardi di euro ogni anno e non sono pochi. Nel Contempo, la Guardia di Finanza e le agenzie dell'Entrate potrebbero dedicarsi ai grossi evasori con più determinazione, e metterli in galera, come in America. Non si può giocare sulla pelle della povera gente, dai A cesare quello che è di Cesare, e dai a Dio quello che è di Dio. La questione di Equitalia è giusto che esista, ma non condivido il modo e il pressapochismo sanzionatorio che andava bene venti anni addietro. Oggi, la società è cambiata, invasi da milioni di pubblicità ingannevoli, prestiti, mutui, e per giunta da truffe dei semafori e/o eventuali controlli elettronici, i cittadini sommersi dall' elettronica, nessuno ti concilia più una multa, dopo mesi o anni ti arrivano a casa fogli versi dalla società di riscossione, triplicando onerosamente una semplice multa che forse non ti hanno fatto recapitare in tempo utile, oppure ti trovi a pagare una multa che hai già pagata 4 anni addietro e non la trovi, sei costretta a pagarla, per poi trovare il primo pagamento avvenuto e ci rimani come uno stupido. Equitalia deve avere un sistema rapido e infallibile, senza lievitare abnormemente i costi. Lancio una scommessa con Equitalia, se elimina i costi triplicati e si rivolge ai cittadini contribuenti affermando, cittadini, non vi pignoro la casa e l'autovettura, pagatemi solo il costo della multa lievitata solo del dieci per cento, e pagatela anche in 10 - 15 - 30 - rate, basta che pagate, oppure per cifre grosse, siediamoci a tavolino e vediamo quello che si può fare sarebbe un motivo di crescita. Anche questo potrebbe essere una idea per incoraggiare il piccolo evasore, o l'ignaro cittadino che o per errore di Equitalia o per una disorganizzazione dei dati possa incappare in un percorso tortuoso senza via di uscita, tanto da togliersi la vita, in quanto disoccupato non per scelta sua. Mi e ci sentiamo presi dentro un cerchio che si stringe sempre di più e ci schiaccia, possibile che la politica è in umana e insensibile?

Postato da andrea luca il 18/05/2012 06:11

vorrei chiede a Monti, che va a messa tutte le domeniche, e a tutti politici che si professano cristiani di rileggersi il vangelo di Matteo ai capitoli 5-7 e di cercare lì il significato della parola equità che essi non conoscono.

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