07/04/2013
Un militante della Lega a Pontida (Ansa).
Strana Pontida, quella celebrata questa mattina
sul “sacro prato” alle porte della cittadina dove avvenne il celebre
giuramento, assurta a luogo simbolo della Lega Nord. Tutte le precedenti ventisette
manifestazioni servivano a mostrare agli occhi del mondo (si fa per dire) la
forza e l’unità del movimento. Ma quella appena celebrata ha evidenziato tutta
la fragilità e le spaccature dentro il Carroccio, in uno dei momenti più difficili della sua storia.
La frattura principale è tra la vecchia guardia del fondatore Umberto Bossi e il nuovo segretario Roberto Maroni, divenuto governatore della Regione Lombardia. Maroni e i suoi "barbari sognanti" sono per l'alleanza con il Pdl e rimangono arroccati intorno al loro progetto di macroregione, pur avendo subito un salasso che ha portato il movimento dal 10 al 4 per cento. Maroni ha utilizzato gran parte del suo discorso
conclusivo a Pontida per spiegare che la creazione di una macroregione del nord
e l'ottenimento di "almeno il 75% del gettito fiscale sul territorio"
sono i traguardi che la Lega non potrà mancare nei confronti del solito "nemico di Roma".
Ma il fondatore Umberto Bossi e soprattutto l'area veneta la pensano diversamente. Il salasso di voti alle ultime politiche ha pesato molto sugli assetti del movimento. Gli unici a guadagnarci politicamente sono stati i maroniani. Il fondatore del Carroccio gli ha chiesto un passo indietro, con le dimissioni da segretario federale, ma Maroni per il momento conserva entrambe le cariche. "Non ho fatto la Lega per romperla, la miglioreremo", dice il senatur davanti a migliaia di militanti. Ma c'è chi parla di un movimento guidato da Bossi pronto a uscire della Lega Nord, il cui atto di fondazione sarebbe già stato depositato dal notaio.
La spaccatura comunque per il momento è rinviata. I due leader si sono abbracciati pubblicamente sul palco di Pontida, pur ammettendo divergenti vedute. "Non la penso come Maroni quando dice che ce ne stiamo al Nord e ce ne freghiamo di Roma", ha detto Bossi. "Noi dobbiamo combattere su tutti i fronti,
anche nella Capitale". Bossi si è rivolto in particolare ai veneti, per
assicurare il suo appoggio alla richiesta di congressi. "Ai fratelli
veneti dico che ormai tutto è commissariato - ha spiegato il presidente della
Lega - ed è arrivato il momento che si facciano i congressi. La
Lega non si sta dividendo, come i lecchini del regime scrivono sui
giornali", ha assicurato il fondatore della Lega. Che però ha ammesso che nel Carroccio ci
sono problemi di democrazia interna. Sono anche volati insulti e qualche spintone fra
una ventina di militanti leghisti, dopo che alcuni di loro
- probabilmente veneti - hanno esposto un manifesto che raffigura il segretario
Roberto Maroni come Pinocchio.
Il resto è folclore. Come le buste contenenti i diamanti dell’ex tesoriere più pazzo del mondo Belsito, travolto dalle inchieste sulla sua gestione e sventolate dal segretario federale Maroni davanti al popolo di Pontida. Maroni ha invitato i segretari nazionali a consegnare i tredici diamanti (valore 10 mila euro l’uno) alle sezioni più meritevoli. "I veri diamanti - ha detto il governatore lombardo in versione Cornelia madre dei Gracchi - sono i militanti. Eccoli qua i diamanti di Belsito. Sono per i militanti, per le sezioni". Al termine del comizio ha preso in mano alcune buste con dentro i diamanti e, ridendo, ha fatto il gesto di lanciarli tra i militanti. Ma solo il gesto, naturalmente.
Francesco Anfossi