Caro Silvio, se torni a Lampedusa...

Lettera aperta al presidente Berlusconi: dopo il golf e il casinò, metta qualche soldo per restaurare il cimitero dei migranti morti in mare.

31/03/2011
Una delle tombe del cimitero di Lampedusa.
Una delle tombe del cimitero di Lampedusa.

Caro Presidente Berlusconi,

     quando avrà occasione di tornare a Lampedusa per seguire i lavori di ristrutturazione della villa che si è comperato su Internet in un battibaleno, faccia due passi da Cala Francese fino a Cala Pisana. L’isola non è grande. Li faccia da solo, in silenzio, senza scorta e all’alba, quando il vento di sale soffia dal mare. Si porti un golfino sulle spalle e prima di arrivare raccolga dalla riva della strada alcuni di quei fiori gialli e tosti che sfidano le folate cariche di salsedine.

     Lì appena sopra le rocce c’è il cimitero dell’isola. Avrebbe fatto bene ad andarci, ieri. Ma tant’è, mancava il tempo. Lo sappiamo come vanno questi viaggi improvvisi… Sicuramente ci avrà pensato. Non dubito. Ma non importa: ci sarà un’altra volta. Vede, quel piccolo cimitero in un angolo custodisce alcune tombe senza nome, morti inghiottiti dal mare e dal mare restituiti nella braccia dell’isola. Non ci sono lapidi, non ci sono storie, neppure una data. Ma c’è un uomo, si chiama Vincenzo Lombardo (nella foto di apertura) guardiano per anni del cimitero, che li ha sepolti e ogni giorno all’alba fa la strada lungo i cipressi, porta un fiore, spolvera le tombe, bagna un papiro che è cresciuto spontaneo lì accanto.

     Forse potrebbe andare con lui, Presidente. Lombardo è l’uomo della pietà di Lampedusa, forse il migliore di tutti noi. Lo chiamavano i Carabinieri quando trovavano i morti spolpati dai pesci e schiantati sulle rocce. Lo chiamavano i pescatori quando tra le reti scovavano impigliati una gamba o un braccio. Lui strappava un po’ di mentuccia selvatica, se la infilava sotto la mascherina per rendere più gentile l’odore della morte e dell’orrore, raccoglieva i corpi e li seppelliva senza nome. In 13 anni ne ha raccolti 82. Stanno tutti lì sotto terra.

     Vedrà che su qualche tomba c’è una croce. La maggior parte non sono cristiani, ma non importa. Un giorno che l’ho accompagnato mi disse: “Un Dio l’avevano pure loro”. E poi che sono morti di “mare, mare” e adesso stanno sepolti, soli e senza nome, nel cimitero in mezzo al mare. Vada trovarli, Presidente, quei morti senza nome che riposano nella nostra terra di frontiera, accarezzati dalla pietà e dalla misericordia. Forse ci vorrebbe un cimitero solo per loro, magari, tuttavia potrebbe essere sufficiente sistemare almeno un poco quell’angolo che già c’è. Se le rimane qualche quattrino, dopo che ha comperato la villa, fatto il campo da golf e il casinò, potrebbe farci un pensiero.

     Chi abita a Lampedusa nei secoli ha sempre accolto chi veniva dal mare, senza fare tante domande. La gente di mare è fatta così. Apre il cuore oltre che la casa. Ma quei morti non c’è quasi nessuno che li va a trovare, che a loro vuole bene. Potrebbe farlo Lei, a nome di tutti gli italiani.  E se poi lì le si stringe il cuore e le scappa una preghiera, la dica a nome dell’Italia intera per chi ha lasciato la sua terra e gli affetti ed è morto di “mare, mare”. Mi creda, ne vale la pena.

Alberto Bobbio
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Postato da ironyman il 04/04/2011 19:30

Caro Bobbio, anch’io ho sinceramente apprezzato il suo articolo. Le sue parole ci esortano, anche se non espressamente, a guardare i diseredati di Lampedusa con gli occhi della pietas umana prima che cristiana, gli stessi occhi con cui Lombardo tratta i brandelli di corpo che il mare restituisce. E credo di capire anche con che spirito abbia rivolto l’invito al Presidente a recarsi lì tra quelle croci senza nome. Credo, magari sbagliando, o almeno spero, di aver colto un velo di ironia nel suo invito a spendere qualche spicciolo dei soldi destinati alla ristrutturazione della sua suntuosa villa lampedusana a sistemare quel tempio di misericordia umana. Da un uomo che ha un senso del potere smisurato e fa sfoggio della sua ricchezza con ostentazione e boria quasi a rimarcare la sua superiorità non credo ci si possa aspettare un moto di generosità autentico. Tuttalpiù forse un gesto di elemosina che potrebbe servire a rilanciare la sua immagine di potere ma non certo come espressione di carità umana. Lo show di Lampedusa è l’ennesima conferma di quanta parte abbia avuto nelle sue alterne fortune politiche la comunicazione, curata con zelo oltremodo maniacale. Spero che i Lampedusani e tutti noi prima o poi ce ne rendiamo conto. Sarà molto più utile alla causa del paese di tanta estemporanea magnanimità. Personalmente penso che dovremmo gridare allo scandalo, non tanto nell’apprendere delle sue dissolutezze, (che in fin dei conti immiseriscono solo Lui) quanto per l’abnorme ricchezza che ha accumulato e per l’uso dissennato che ne fa a fronte di tanta sofferenza. So bene che per tanti parlare di queste cose vuol dire fare “retorica” ma ciò che mi rammarica profondamente è che tra di essi vi sono anche tanti credenti che hanno smarrito il significato autentico del loro essere “cristiani”

Postato da anna69 il 03/04/2011 20:51

Quanto dobbiamo imparare da queste persone che rispecchiano la pietas umana e cristiana, poichè c'è anche questa componente e meno male. Abbiamo dimenticato quanto sia importante il rispetto delle persone a partire sì, anche dai nostri politici, ma anche dalle nostre coscienze. Tante parole si sentono in questo periodo, tante promesse, ma i fatti seguiranno? E' vero, tutti abbiamo paura che tra queste persone vi siano anche delinquenti fuggiti dalle prigioni, ma non ce ne sono anche tra gli italiani o tra coloro che attraversano la nostra frontiera via terra? Per queste problematiche il governo dovrebbe fare il suo dovere, non solo pensare, vergognosamente al proprio tornaconto. I lampedusani sono una piccola fetta della nostra popolazione e hanno diritto di pretendere che le parole, piuttosto aleatorie, si trasformino in concretezza. Intanto sono loro, come abbiamo letto nel vostro articolo, che ci danno un esempio di umanità.

Postato da g49x1 il 01/04/2011 16:56

Penso che l'articolo si commenti da se. Berlusconi per l'ennesima volta da vanesio qual'è non ha perso l'occasione per dimostrare quanto gli è appropriato tale aggettivo. Francesco Cossiga in punto di morte ha detto: che Dio protegga l'Italia. Mai simili parole caddero a fagiolo in queste tristi circostanze.

Postato da e.milli il 01/04/2011 13:34

Senza offesa, ma perché questa lagna? Il personaggio che descrivete è veramente bellissimo, la sua pietà cristiana da prendere ad esempio, ma i lampedusani ci hanno abituati a questo anche nei giorni passati: le mamme che portavano soccorso ai tunisini erano le stesse, però, che chiedevano che venissero portati via. Si può essere generosi e giusti al tempo stesso. E la giustizia vuole che i clandestini siano trattati "giuridicamente" da clandestini, cioè identificati e appena possibile rimpatriati. Solo per antiberlusconismo dovete incitare alla violazione della legge? Non pretendete tutti i giorni da lui che la rispetti? Non lo accusate continuamente di averla violata? Ma perché vi brucia tanto che sia andato a Lampedusa e forse ce la faccia a risolvere i suoi problemi?

Postato da Libero Leo il 01/04/2011 00:55

Alberto Bobbio invita Berlusconi ad andare a dire una preghiara nel cinitero di Lampedusa "a nome dell'Italia intera". A me sembra più opportuno che ci vada il capo dello stato "a nome dell'Italia intera", perchè è compito del capo dello stato rappresentare tutta l'Italia. Ma forse Bobbio ritiene che Berlusconi rappresenti meglio tutta l'Italia. O forse crede che il capo dello stato non sia la persona più idonea per andare a dire una preghiara in un cimitero.

Postato da Oddo Filippo il 31/03/2011 21:28

Caro Bobbio, solo due parole: ho pianto. Chissà, forse perchè sono vecchio. Ho ricordato un film di tanti anni fa che, credo, si rifacesse al periodo in cui erano gli italiani a cercare altrove la " vita". Il titolo era " Sacco e Vanzetti ".
Filippo Oddo

Postato da Elena K. il 31/03/2011 20:53

Grazie per questa bellissima lettera, che scioglie il cuore gonfio di rabbia per la vergogna di come le istituzioni stanno trattando persone straniere e disperate. La sua lettera è una voce di speranza, è la voce limpida che parla del nostro dolore. Spero che venga diffusa non solo on-line, ma anche a mezzo stampa. Le sue parole ci fanno onore. Grazie.

Postato da Ilvio d'Onofrio il 31/03/2011 19:03

Sì, ne vale proprio la pena, dopo lo spettacolo televisivo inscenato tra lampedusani volenterosi e generosi, immigrati disperati, ma pieni di speranza, la speranza che nasce dal cuore e dalla bontà di tutta quella gente in cerca di pace ed amore e, se queste parole sono vaghe cerchi, allora, di chiarirle con esempi di concretezza morale.

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