Libia, liberati i giornalisti italiani

Anche la Farnesina ha confermato la liberazione dei quattro giornalisti sequestrati ieri. Il rapimento dimostra che il dopo Gheddafi è ancora lontano e lo scenario è teso e complicato.

25/08/2011
Elisabetta Rosaspina, Giuseppe Sarcina, Claudio Monici e Domenico Quirico: i quattro giornalisti italiani rapiti in Libia.
Elisabetta Rosaspina, Giuseppe Sarcina, Claudio Monici e Domenico Quirico: i quattro giornalisti italiani rapiti in Libia.

I quattro giornalisti italiani rapiti in Libia sono stati liberati. Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, Domenico Quirico della Stampa e Claudio Monici di Avvenire, sono giunti all'Hotel Corinthia, a Tripoli.

Il primo sito ad annunciare il rilascio è stato quello del Corriere della Sera. Qualche secondo dopo, tutti hanno dato la notizia. L'Italia tira il fiato, finalmente. "Ce la faranno, ne hanno viste tante", si diceva nelle redazioni, conoscendoli. Vero. Claudio Monici, ad esempio.  Reporter di razza, a Goma, nella Repubblica democratica del Congo, dove documentava  l'ennesima tragedia africana, era stato sequestrato e aveva visto la morte in faccia: stavano per fucilarlo.  Spesso ci si incontrava nei luoghi tribolati del pianeta. Nell'inverno 2007, ad esempio, in Zambia avevamo raccontato la crescente presenza cinese in Africa seguendo lui le tracce di minatori "esportati" da Pechino e noi di lavoratori "spediti" dal Celeste impero a costruire strade, in cantieri privi di qualsiasi protezione e tutela, entrambe le categorie considerate poco più che merci di scambio in un'ottica espansiva neocoloniale.

Nel 2009, eravamo andati insieme nel cuore dello Stato indiano dell'Orissa, tra i superstiti gruppi maoisti e i fondamentalisti indù, alleati solo nel dar la caccia ai cattolici, uccidendoli senza pità dopo averne bruciato case, chiese, scuole e oratori. Quest'anno, infine, Claudio era andato a Herat e nelle basi avanzate di Bala Murghab e di Farah, dove Famiglia Cristiana era stata più volte. Qualche telefonata al collega fotoreporter Nino Leto, che tra marzo e aprile aveva realizzato l'ultimo servizio, in ordine di tempo, per Famigliacristiana.it in quell'area, poi via, come sempre. In attesa della prossima storia da raccontare: quella del sequestro suo e degli altri tre colleghi, finito bene, a Dio piacendo.

Il rapimento di quattro giornalisti italiani, caduti in mano di bande armate presumibilmente ancora fedeli a Gheddafi, conferma che la situazione in Libia resta complicata e pericolosa. I  quattro inviati erano in viaggio mercoledì mattina tra Zawiyah e Tripoli, quando l'auto sulla quale viaggiavano è stata assalita da uomini armati.

Missy Ryan, una reporter dell'agenzia Reuters fuoti dall'hotel Rixos di Tripoli, dopo il rilascio di tutti i giornalisti che erano stati bloccati all'interno dell'albergo.
Missy Ryan, una reporter dell'agenzia Reuters fuoti dall'hotel Rixos di Tripoli, dopo il rilascio di tutti i giornalisti che erano stati bloccati all'interno dell'albergo.


L'autista libico è stato ucciso mentre i quattro giornalisti sono stati portati in un appartamento a Tripoli. Secondo il console italiano a Bengasi, che li ha contattati, i giornalisti stanno bene e alcuni di loro, sia mercoledì sera che nella notte fra mercoledì e giovedì, sono riusciti a mettersi in contatto con i familiari. “La situazione qui è delicata, è molto difficile”, ha detto Claudio Monici in una breve telefonata con i colleghi di Avvenire. Resta da capire se i quattro inviati sono stati sequestrati per chiedere un riscatto o come ritorsione politica per il comportamento dell'Italia durante la guerra civile libica. Ieri intanto i giornalisti stranieri che erano bloccati da cinque giorni all'interno dell'hotel Rixos di Tripoli, in mano ai lealisti, sono stati liberati e hanno potuto riprendere il loro lavoro.

Un ribelle che ha partecipato all'assalto al compoud di Gheddafi durante la preghiera nella princiopale moschea di Tripoli.
Un ribelle che ha partecipato all'assalto al compoud di Gheddafi durante la preghiera nella princiopale moschea di Tripoli.


Non ci sono ancora notizie del Colonnello Gheddafi e dei suoi figli. Pur di avere Gheddafi, “vivo o morto”, il Consiglio nazionale di transizione ha posto sul capo dell'ex leader libico una taglia da 1,6 milioni di dollari. Chiunque consegnerà agli insorti Gheddafi avrà diritto all'amnistia. Nei confronti di Gheddafi c'è anche un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale, che intende giudicarlo per crimini contro l'umanità.

 Mahmoud Jibril, numero due del Consiglio nazionale di transizione libico, a Parigi durante l'incontro all'Eliseo con il presidente francese Nicolas Sarkozy.
Mahmoud Jibril, numero due del Consiglio nazionale di transizione libico, a Parigi durante l'incontro all'Eliseo con il presidente francese Nicolas Sarkozy.


Le forze fedeli a Gheddafi non sono ancora state domate. E' saldamente in loro possesso la città costiera di Sirte (luogo natale del dittatore), mentre ci sono sacche di resistenza a Tripoli e in alcune città del sud del Paese. Sul fronte diplomatico c'è grande movimento. Il numero due del Consiglio nazionale di transizione, Mahmoud Jibril, ieri ha incontrato a Parigi il presidente francese Nicolas Sarkozy e oggi incontra a Milano il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Intanto Sarkozy ha annunciato che il 1° settembre si svolgerà a Parigi una conferenza internazionale sulla Libia.

Alberto Chiara e Roberto Zichittella
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