26/03/2013
I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Non è propriamente l’Otto Settembre della diplomazia, ma poco ci manca. Nei frangenti di una “vacatio” di Governo e di un momento difficile e delicatissimo per il Parlamento, ecco che cade un’altra tegola sull’immagine del Paese. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi si è dimesso. Un fatto senza precedenti nella storia della Repubblica, come senza precedenti è stata la vicenda dei due fanti di marina imputati dalla magistratura indiana di omicidio di due pescatori dello Stato del Kerala.
“Ero contrario a rimandare in India i marò, ma la mia voce è rimasta inascoltata”. L’annuncio è stato fatto alla Camera, durante l’audizione sul caso che tiene sulla graticola le famiglie dei due militari e le forze armate ormai da mesi. “Mi dimetto”, ha annunciato il ministro, “perchè per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l'onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perchè solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie”. Terzi ha elogiato la condotta dei due militari del battaglione San Marco, affermando senza mezzi termini che l’accusa ai militari italiani di aver sparato e ucciso i due pescatori indiani “non è mai stata suffragata da prove attendibili, mentre loro negano ogni addebito”.
Riguardo alla recente decisione di trattenere in Italia i marò, approvata l’8 marzo, “tutte le istituzioni erano informate e d’accordo”, ha aggiunto il capo della diplomazia italiana. Terzi è stato esplicito anche sulla “blindatura dell'ambasciatore Mancini a Delhi: “La decisione indiana di sospendere l'immunità del nostro ambasciatore è stata interpretata come un atto di ritorsione che ha indebolito la legittimità del governo indiano: siamo davanti a una palese violazione della convenzione di Vienna”. Pare che all’origine delle dimissioni ci sia anche una divergenza di vedute tra Terzi e il premier Mario Monti. Le critiche alla decisione di far rientrare i due marò è stata criticata da politici e rappresentanti delle istituzioni, compreso il ministro della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola. E così la diplomazia vive una delle crisi più acute della sua lunga storia.
Francesco Anfossi