13/06/2011
Silvio Berlusconi e l’alleato Umberto Bossi vorrebbero una “frustata” per risollevare le sorti del gGoverno, dopo la sconfitta delle amministrative e dei referendum. L’ideale sarebbe un alleggerimento delle tasse per le famiglie e per le imprese. Ma il ministro dell’Economia sa bene che il rischio di una crisi alla greca non è affatto remoto. Inoltre l’Italia deve mantenere i suoi impegni vincolanti che prevedono una manovra correttiva di bilancio pubblico pari a 47 miliardi di euro nei prossimi tre anni e mezzo, in modo da pervenire a un sostanziale pareggio di bilancio nel 2014.
A queste condizioni nel Paese e in Parlamento si dovrebbe parlare solo di come arrivare a queste cifre da cura da cavallo. E invece si parla spesso d’altro e si fa finta di nulla, finché la manovra ci cadrà addosso irrimediabilmente. C’è persino una frattura nell’asse del Nord, quello tra La Lega e Tremonti. Per la prima volta Berlusconi e Bossi fanno pressioni all’unisono sul ministro dell’Economia. Di fronte alla sensata riluttanza ad aprire il portafoglio dei conti pubblici da parte di Tremonti, il suo collega Maroni afferma che “ci vuole più coraggio, non basta fare il ragioniere”.
Il ministro dell’Economia ribadisce di aver pronta la riforma, ma di non avere i soldi. Come dire: “Ho pronte la cerimonia di nozze, ma ho solo fichi secchi”. In questo quadro la Lega insiste per una soluzione. Sa che se questa continua a essere la prospettiva significa arrivare alla elezioni con una sconfitta annunciata, come ha spiegato il ministro degli Interni in un’intervista. E così il Carroccio propone di grattare il fondo del barile: come il taglio delle missioni di pace all’estero.
Un espediente per trovare i finanziamenti a una riforma che prevede quoziente familiare e sgravi per le imprese. Più facile a dirsi che a farsi. Sullo sfondo di questo duello di politica economica si acuisce il possibile duello tra i due ministri più accreditati a sostituire il premier in una possibile fase di transizione post-Berlusconi: Roberto Maroni contro Giulio Tremonti. Un duello all’ombra della Lega.
Francesco Anfossi