13/04/2011
Civiltà e imperi nel Mediterraneo nell’età
di Filippo II è il grande affresco dello
storico francese Braudel dedicato al
“Mare Nostrum”. Quelle pagine ci dicono, ancora
oggi, cos’è stato questo “grande lago”
della storia per secoli: lo spazio della coabitazione
di civiltà e religioni, il crocevia di popoli
provenienti da diversi continenti.
Ma in questi giorni il Mediterraneo torna a
essere “Mare Monstrum”: inghiotte imigranti
partiti dal Maghreb e diretti in Europa. È
un Leviatano che continua a divorare i nostri
fratelli: uomini, donne e bambini. Un’ecatombe
che è la vergogna dell’Europa. E che
sembra non avere fine. Così come non si fermano
gli sbarchi a Lampedusa, nonostante
il Governo abbia provato a “ripulirla”.
Tranquillizzare i lampedusani con promesse
e manfrine, annunci e smentite sulla villa
acquistata, con l’ennesima barzelletta fuori
luogo, va bene per una politica dello spot.
Che non affronta né risolve i problemi veri.
Mentre i clandestini venivano inghiottiti dal
mare al largo dell’isola, parlare a Lampedusa
di problemi immobiliari, esibire il contratto
dell’acquisto della villa, promettere campo
da golf e casinò appare come un insieme di
note stonate. Secondo un copione già collaudato
all’Aquila, in occasione del terremoto.
O a Napoli per l’emergenza rifiuti.
Così si riempiono solo le cronache dei giornali
e si distrae l’opinione pubblica da altre
questioni (processo breve per l’imputato e
tempi lunghi per la difesa: il massimo della
contraddizione e della confusione mentale!),
che impegnano il Parlamento e i ministri tutti,
in Aula fino a notte fonda, con vero spirito
di abnegazione. E pazienza se a pochi chilometri
dalle nostre coste c’è una guerra. E se
abbiamo in atto un braccio di ferro con l’Europa
per trovare una soluzione umanitaria e
civile allo sbarco di tanti “poveri cristi” sulle
nostre coste. Stesso zelo si richiederebbe
per affrontare i problemi della disoccupazione
giovanile o dei precari, solo per citare
qualche priorità nazionale.
Il nostro Paese ha sempre avuto un ruolo
importante nel “Mare Nostrum”. La politica
dei muri per sbarrare il passo allo straniero
alla lunga non rende. È un terribile boomerang.
Occorre, invece, agire per impedire che
prendano il largo dalle coste del Maghreb,
istituendo vie d’accesso meno pericolose, controlli
sulle sponde africane e politiche di sviluppo
nei Paesi nordafricani per disincentivare
l’emigrazione, che impoverisce le stesse nazioni
da cui partono. Purtroppo, abbiamo disatteso
questa politica per anni. Chi parla più
di cooperazione internazionale? Chi ricorda i
tagli che, a livello dei Paesi più sviluppati, sono
stati fatti agli Obiettivi del millennio per
dimezzare la povertà nel mondo?
Lampedusa è solo la punta dell’iceberg di
un più vasto fenomeno migratorio. Senza
equità e giustizia nella ripartizione dei beni
della terra – ce lo ricordava Paolo VI nella Populorum
progressio – i “popoli della fame”,
inevitabilmente, verranno a bussare alle porte
delle nostre case. Sullo sfondo, resta il
grande gelo con l’Unione europea, la sola
che può dare una risposta strutturata ai problemi
epocali che stiamo vivendo. La vera sfida
è superare le “meschinità nazionali” di
cui ha parlato il presidente Napolitano.