Mediterraneo o Mare Monstrum?

Anticipiamo il "Primopiano" del n. 16 di Famiglia Cristiana, in edicola dal 13 aprile. La politica dei muri per sbarrare il passo allo straniero, alla lunga, non rende.

13/04/2011

Civiltà e imperi nel Mediterraneo nell’età di Filippo II è il grande affresco dello storico francese Braudel dedicato al “Mare Nostrum”. Quelle pagine ci dicono, ancora oggi, cos’è stato questo “grande lago” della storia per secoli: lo spazio della coabitazione di civiltà e religioni, il crocevia di popoli provenienti da diversi continenti.

Ma in questi giorni il Mediterraneo torna a essere “Mare Monstrum”: inghiotte imigranti partiti dal Maghreb e diretti in Europa. È un Leviatano che continua a divorare i nostri fratelli: uomini, donne e bambini. Un’ecatombe che è la vergogna dell’Europa. E che sembra non avere fine. Così come non si fermano gli sbarchi a Lampedusa, nonostante il Governo abbia provato a “ripulirla”.

Tranquillizzare i lampedusani con promesse e manfrine, annunci e smentite sulla villa acquistata, con l’ennesima barzelletta fuori luogo, va bene per una politica dello spot. Che non affronta né risolve i problemi veri. Mentre i clandestini venivano inghiottiti dal mare al largo dell’isola, parlare a Lampedusa di problemi immobiliari, esibire il contratto dell’acquisto della villa, promettere campo da golf e casinò appare come un insieme di note stonate. Secondo un copione già collaudato all’Aquila, in occasione del terremoto. O a Napoli per l’emergenza rifiuti.

Così si riempiono solo le cronache dei giornali e si distrae l’opinione pubblica da altre questioni (processo breve per l’imputato e tempi lunghi per la difesa: il massimo della contraddizione e della confusione mentale!), che impegnano il Parlamento e i ministri tutti, in Aula fino a notte fonda, con vero spirito di abnegazione. E pazienza se a pochi chilometri dalle nostre coste c’è una guerra. E se abbiamo in atto un braccio di ferro con l’Europa per trovare una soluzione umanitaria e civile allo sbarco di tanti “poveri cristi” sulle nostre coste. Stesso zelo si richiederebbe per affrontare i problemi della disoccupazione giovanile o dei precari, solo per citare qualche priorità nazionale.

Il nostro Paese ha sempre avuto un ruolo importante nel “Mare Nostrum”. La politica dei muri per sbarrare il passo allo straniero alla lunga non rende. È un terribile boomerang. Occorre, invece, agire per impedire che prendano il largo dalle coste del Maghreb, istituendo vie d’accesso meno pericolose, controlli sulle sponde africane e politiche di sviluppo nei Paesi nordafricani per disincentivare l’emigrazione, che impoverisce le stesse nazioni da cui partono. Purtroppo, abbiamo disatteso questa politica per anni. Chi parla più di cooperazione internazionale? Chi ricorda i tagli che, a livello dei Paesi più sviluppati, sono stati fatti agli Obiettivi del millennio per dimezzare la povertà nel mondo?

Lampedusa è solo la punta dell’iceberg di un più vasto fenomeno migratorio. Senza equità e giustizia nella ripartizione dei beni della terra – ce lo ricordava Paolo VI nella Populorum progressio – i “popoli della fame”, inevitabilmente, verranno a bussare alle porte delle nostre case. Sullo sfondo, resta il grande gelo con l’Unione europea, la sola che può dare una risposta strutturata ai problemi epocali che stiamo vivendo. La vera sfida è superare le “meschinità nazionali” di cui ha parlato il presidente Napolitano.

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