25/11/2010
Quando non gli va che i suoi vengano espulsi, non esita a mimare all'arbitro un gesto che evoca i polsi ammanettati, come dire: "in galera", anche se gli costa tre giornate e 40.000 euro di multa, perché così dicono le regole del gioco.
Quando, invece, ritiene che un paio di rossi facciano comodo a due suoi giocatori già ammoniti, per farsi cacciare alla fine di una partita inutile e ripulirsi la fedina penal-pallonara per la partita successiva, lo stesso non esita a suggerire loro di infastidire l'arbitro al punto da rimediare l'espulsione.
Il soggetto, ça va sans dire, è José Mourinho in arte Mou, attore consumato, sul palcoscenico di prato rettangolare in cui va a soggetto ormai quotidianamente la tragicommedia del calcio. Metà istrione di Aznavour, metà soggetto da libretto d'opera, Mou è comunque sempre troppo tutto per sembrare vero.
Dopo aver esaltato e fatto discutere il calcio italiano, stavolta indigna l'opinione pubblica spagnola, forse un po' meno becera nel tifare e un po' più sportiva, per aver forzato le sbarre imposte dalle regole, al fine di assoggettare il cartellino al proprio tornaconto, trasformando la punizione per antonomasia in premio-partita per i suoi: ti fai cacciare quando non servi, così ci sei quando sarà più utile. L'Uefa indaga su Ajax-Real, dove - con il Real già qualificato agli ottavi di Champions League - Sergio Ramos e Xabi Alonso si son fatti cacciare per lunghe e fastidiose perdite di tempo, su suggerimento del Mister, in modo da smaltire le ammonizioni accumulate fin lì e passare al turno successivo immacolati.
L'ultima mourinhada, così gli spagnoli chiamano le bravate ad personam del tecnico madridista, coglie nel segno lo spirito del personaggio: stare al centro, addomesticare il mondo a propria immagine e somiglianza, tenere per le corna il toro del pallone e anche il torello dell'informazione, coltivare l'ego smisurato che fa sempre notizia e rende un sacco di popolarità. Qualche nemico certo, ma se poi si vince - in questo Lippi aveva ragionissima - il carro diventa un bus all'ora di punta.
Sarebbe bello vedere Mou una volta al buio nella sua stanza per capire com'è l'egolatra quando non ha spettatori, ma non sarà mai dato. Non solo perché non vuole, ma perché al buio nessuno può vederlo, e quando si accende la luce, che sia il faretto del bagno o un raggio di sole, parte la recita.
Si sa mai che si tratti di un riflettore in incognito.
Elisa Chiari