20/01/2013
Mario Monti sul palco dell'avvio ufficiale della campagna elettorale.
Anche i moderati piangono. Lo si è visto a Bergamo, alla grande kermesse della Scelta civica di Monti, nella location del parco tecnologico del chilometro rosso di Bombassei, il patron della Brembo che si candida nel collegio lombardo e che ha fatto da padrone di casa all'inaugurazione della campagna elettorale del partito, con tutto lo stato maggiore presente. Certo, la politica moderna oggi è sintesi, efficienza, tempi ristretti e contingentati, interventi molto veloci da esporre tra le telecamere e la luce fredda dei neon. Ma emozione, passione, speranza sono state le parole ricorrenti a Bergamo, al di là dei programmi e dell'ormai famosa Agenda declinata dal leader del nuovo partito che ieri pomeriggio è sceso (pardon, è salito) in campo aperto per la disfida elettorale. Non sono mancati i punti programmatici, come da copione elettorale (riduzione dei parlamentari, riassetto della macchina dello Stato, riforma del Titolo V della Costituzione).
Ma durante il suo intervento, a un certo punto, udite udite, al premier uscente è spuntata persino una lacrima, quando ha accennato ai suoi nipoti e al futuro delle nuove generazioni italiane. Lacrime "civiche" certo, ma pur sempre lacrime, come quelle della Fornero. Forse per la prima volta, si è visto un Monti più appassionato, diverso, pur nel suo tradizionale aplomb accademico condito di un umorismo britannico sempre presente. "Non vorrei che mi aveste preso per un politico", ha esordito dal palco. Poi si è messo a parlare di passione e di speranza (come aveva fatto pochi minuti prima il ministro e presidente del partito Andrea Riccardi, colui che insieme a Cordero di Montezemolo lo aveva convinto a "salire" in politica). La passione predominava ieri a Bergamo. Anche i centristi dunque hanno voluto dare libero sfogo ai sentimenti. Gli applausi non sono mancati, a scena aperta, in piedi davanti al palco, e nemmeno i momenti di commozione, soprattutto dopo il filmato che rievocava, con una colonna di musiche struggenti, le fasi salienti del governo Monti. Urla però non se ne sono sentite, sarebbe stato troppo anche nel giorno dei sentimenti. Tutti ad applaudire e a manifestare le ragioni del loro impegno: a cominciare da Andrea Riccardi, Luca Cordero di Montezemolo, Andrea Olivero, Lorenzo Dellai, Ilaria Capua e tanti altri che hanno deciso di lasciare la loro professione per entrare in politica.
A tratteggiare un Monti più umano e meno "tecnico" ci aveva pensato anche Lidia Rota Vender, medico primario e amica della famiglia Monti (la signora Elsa, in prima fila, ha preso appunti tutto il pomeriggio). La candidata della Scelta Civica ha raccontato due aneddoti molto singolari sull'amico "che non ho mai visto ridere apertamente, poiché molto probabilmente ride dentro di sé, per non apparire troppo". Il primo si riferiva a uno dei suoi quattro figli, che un'estate, durante le vacanze in montagna, aveva deciso di vendere a domicilio tra la cerchia di amici della madre, i giornali del mattino, improvvisandosi strillone.
Il ragazzo aveva dodici anni ma aveva già le idee chiare: andava in edicola, li acquistava e poi si presentava nelle case dei conoscenti, compresa quella della famiglia Monti. "Tutti acquistavano uno o due giornali. Tranne Mario, che ne leggeva dodici. E così mio figlio gliene portava dodici, tutti i giorni. Il bello è che la casa dei Monti è accanto all'edicola, ma Mario diceva che acquistarli dal ragazzo, costringerlo a presentarsi tutti i giorni alle 8.05, avrebbe sviluppato il suo spirito imprenditoriale". Il secondo aneddoto riguarda il trivial pursuit. La dottoressa Lidia Rota Vender ha svelato che anche il professore ci gioca, nei lunghi pomeriggi d'estate piovosi. Anche se ci gioca nel suo stile. Quando tocca a lui pondera le domande, facendo passare minuti interminabili. E poi, naturalmente, azzecca tutte le risposte. A lato del palco, seminascosto dietro le quinte, Enrico Bondi osservava con il suo viso etrusco i leader che si avvicendavano sul palco, come si studiano dei costi in bilancio.
Francesco Anfossi