17/12/2011
Il premier Monti con (da sinistra) i ministri Fornero, Passera e Giarda.
Caro Professor Monti,
mettersi a discettare di economia con Lei sarebbe più che ridicolo. Ci permetta, però, di sottoporLe qualche riflessione su un campo che ci è più familiare: il giornalismo, la pubblica opinione. Lei sa bene che per anni agli italiani è stato ripetuto che la crisi non esisteva, poi che ne eravamo già usciti, infine che ne saremmo usciti meglio degli altri.
Pensi che sorpresa, per molti, ritrovarsi, come ha detto Lei con indubbia efficacia, "a tre mesi dalla Grecia", cioè con il fallimento dello Stato dietro l'angolo.
Molti stentano a crederci ancora adesso. Moltissimi accettano l'idea del sacrificio ma con frustrazione e angoscia evidenti. Avrà certo notato quanto succede. La campagna contro la Chiesa, all'insegna nopn di un discutibile ma legittimo "cambiamo la legge per farle pagare di più" ma del falso "la Chiesa non paga l'Ici", la dice lunga. La rabbia cercacapri espiatori e di retori pronti a indicarli ne abbiamo in quantità. Pensi quando qualcuno comincerà (ammesso che non abbia già cominciato) a dire che si poteva battere la crisi senza tante tasse, che il "miracolo" (più o meno italiano) è possibile, che c'èun genio pronto per il ministero dell'Economia...
Ma dalla crisi si esce tutti o nessuno. Anche per un'esigenza di coesione sociale, oltre che per ragioni di principio, la questione dell'equa ripartizione dei sacrifici diventa ora cruciale. I risultati del sondaggio
Demòpolis per
Famigliacristiana.it parlano chiaro: la Sua manovra è considerata forse necessaria ma non equa. La situazione è pesante ma ci aspettavamo di più. E c'è ancora tempo per qualche correzione nella giusta direzione.
Fulvio Scaglione