Non si placano le reazioni di condanna per l’esecuzione, avvenuta lo scorso 7 agosto in Texas, di Marvin Wilson, 54 anni, afroamericano, con gravi problemi di ritardo mentale, nel braccio della morte da 18 anni. Il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, ha sottolineato che «L’uso della pena di morte è ripugnante in ogni circostanza, ma ancora di più quando viene applicata nei confronti di minori, anziani o persone con ritardi mentali». Jagland si è detto sorpreso che la Corte suprema degli Stati uniti non sia intervenuta per fermare l’esecuzione visto che una sua stessa sentenza del 2002 le proibisce considerandole una punizione «crudele». Il segretario generale del Consiglio d’Europa ha poi concluso dicendo che «La pena di morte è un omicidio di Stato» e che «uccidendo un colpevole non si fa giustizia». «La pena di morte», scrive intanto il regista Ermanno Olmi in un articolo che verrà pubblicato domani nell’inserto culturale del Sole 24 ore, «costituisce la più vergognosa dimostrazione della nostra idiozia quando la supponenza umana ritiene di poter giudicare secondo il proprio concetto di giustizia». Secondo Olmi, che si aggiunge alla mobilitazione che Sant’Egidio ha rilanciato per fermare le prossime esecuzioni capitali negli Stati Uniti, dobbiamo intervenire perché «anche noi, tacendo e straniandoci, diventiamo complici».
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«Abbracciate mia madre e ditele che le voglio bene. Portami a casa Gesù, portami a casa Dio», sono state le ultime parole di Marvin Wilson, afroamericano di 54 anni, segnato da un “ritardo...
Stefano Pasta