Messico, la strage degli innocenti

Più di 25 mila persone scomparse negli ultimi sei anni. Il bilancio allucinante di una stagione politica che ha sfasciato il Paese.

16/12/2012
A Ciuda juarez, le scarpe rosse e i volti sui manifestini ricordano le vittime della violenza (Reuters).
A Ciuda juarez, le scarpe rosse e i volti sui manifestini ricordano le vittime della violenza (Reuters).

Da Washington - Negli ultimi 6 anni in Messico sono scomparse 25 mila persone fra le quali parecchi bambini. I dati sono stati resi noti alla fine del mandato del presidente Felipe Calderon, dall’avvocato generale delloStato che ha anche quantificato, per lo stesso periodo, a circa 100 mila le vittime della violenza collegata al traffico di droga che ha scatenato la guerra fra gang di strada e mafia.

I nomi delle vittime della violenza che negli anni del Governo Calderon ha letteralmente sfasciato il Paese, sono elencati su un programma Microsoft Excel che riporta la data della loro scomparsa, l’eta’, la loro occupazione, gli abiti che indossavano e particolari allarmanti sulla famiglia. A esempio: “Il figlio era un drogato” oppure “La moglie è andata in farmacia e non è più tornata” o ancora “La figlia è stata spintonata dentro un’auto da due uomini”. L’inquietante documento è stato reso pubblico grazie alla collaborazione di alcuni funzionari statali frustrati dall’inerzia del Governo nell’ordinare inchieste attendibili sulle persone scomparse. La lista, spiegano gli addetti ai lavori, non è completa e meno che mai precisa perchè qualche desparecido potrebbe essere tornato a casa e molti altri non sono mai stati denunciati dalle famiglie.

“Il governo ci ha abbandonati – spiega il responsabile del gruppo United Forces for Our Missing In Mexico, Juan Lopez Villanueva – cosa ha mai fatto per noi? Assolutamente nulla”. Secondo le stime della commissione Nazionale per i Diritti Umani, più di 7 mila cadaveri senza nome giacciono dei freezer degli obitori o sono stati gettati in fosse comuni. Se si considerano i dati di questa commissione, che denuncia inoltre fra il 2006 ed il 2011 la scomparsa di 18 mila persone, i numeri riportati nell’elenco pubblicato dall’avvocato generale dello Stato, sono attendibili.

Il portavoce del presidente Calderon si è rifiutato di fare commenti sul fatto che i dati sui desparecidos non sono stati resi noti prima. I nemici del Presidente spiegano questa assoluta mancanza di trasparenza col fatto che Felipe Calderon voleva evitare di minare l’illusione sul funzionamento di quella che lui definiva la sua lotta contro la criminalità, condotta con la sponsorizzazione dagli Stati Uniti.

“Pubblicare dati da cui emerge che nel Paese nel giro di sei anni sono scomparse 25 mila persone – ha detto la direttrice del centro studi Mexico Evalua, Edna Jaime Trevino – significa rinforzare il concetto che il Paese è dominato dalla violenza”. Sara’ compito del Governo del nuovo presidente Enrique Pena Nieto gestire l’intricata matassa con l’apertura di una serie di indagini sollecitate in questi giorni a piena voce non soltanto dall’Inter-American Court Of Human Right, ma anche dalle Nazioni Unite.

Uno degli esempi più clamorosi su come la polizia non si occupa minimamente dei cittadini è quello del proprietario di un negozio alimentare nello stato di Durango, Antonio Verastegui e di suo nipote, studente di ingegneria, “arrestati” il 24 gennaio 2009 mentre tornavano da una festa religiosa da uomini incappucciati che portavano però giubbini antiproiettile della polizia. Secondo Jorge Verastengui, che chiesto aiuto per poter rintracciare fratello e nipote, il comandante della polizia locale ha descritto così i fatti: i due sarebbero stati arrestati per sbaglio, picchiati, detenuti un paio di giorni, poi rilasciati. La realtà pero’ non corrisponde alle dichiarazioni del capo della polizia perche’ i due non sono mai tornati a casa.

“Se il governo Calderon – ha commentato Jorge Verastegui – avesse pubblicato i dati sugli scomparsi, si sarebbe fatto una gran brutta pubblicità. Ha dunque scelto di ignorarci, schierandosi con la polizia e fingendo di non vedere la realtà”.

Mariuccia Chiantaretto
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