30/12/2010
Bambini in un villaggio della Nigeria.
Puntuali. In vista di ogni appuntamento elettorale si ripetono, tragici e rituali come un copione. In Nigeria, quando si avvicina il voto scoppiano, a orologeria, gli scontri “a sfondo religioso”. In questo caso: aprile 2011 elezioni generali e presidenziali, dicembre 2010 bombe che scoppiano rivendicate da sconosciute sigle di sedicenti estremisti islamici e scontri di piazza fra cristiani e musulmani.
Questa volta è stato scelto il momento – solenne per i cristiani – del Natale per dare il via alle tensioni “religiose”: a Jos, nel Plateau, lo Stato della Nigeria centrale, 86 morti il 24 dicembre, fra le vittime degli scontri e quelle dovute alle sette esplosioni a catena causate da altrettanti ordigni; a Maiduguri, nello Stato nord-orientale del Borno, sei morti in conseguenza dell’attacco a due chiese avvenuto durante la Messa di Natale.
Questa volta, però, la risposta dei leader religiosi è stata immediata e ferma: «Ci sono alcuni uomini politici che non vogliono le elezioni e che, per i loro affari personali, preferiscono che la Nigeria sia una nazione ingovernabile», hanno detto in conferenza stampa il 28 dicembre Alhaji Muhammad Saád Abubakar (il Sultano di Sokoto, guida spirituale dei musulmani nigeriani e presidente del Consiglio supremo nigeriano per gli Affari islamici) e il pastore pentecostale Ayodele Oritsejafor, presidente dell’Associazione dei cristiani nigeriani. Una conferenza stampa congiunta, a dimostrazione che la secolare pacifica convivenza fra i fedeli delle due religioni non deve cambiare, e non sarebbe cambiata se non vi fossero persone e gruppi che soffiano sul fuoco dello scontro di fede per bassi interessi di potere.
«Alcuni politici conoscono bene le debolezze della nostra gente», hanno aggiunto Alhaji Muhammad Saád Abubakar e Ayodele Oritsejafor. «Sanno molto bene come manipolare ciò in cui credono e sanno sfruttare la loro ignoranza o povertà. E conoscono molto bene anche in quali parti del paese la gente reagisce con più facilità a determinati stimoli».
I due leader religiosi hanno anche concordato nell’evidenziare le responsabilità del Governo: se si fosse indagato meglio su analoghi episodi avvenuti in passato – hanno spiegato – incidenti come quelli dei giorni scorsi si sarebbero potuti prevenire. Il presidente dell’Associazione dei cristiani e il Sultano di Sokoto hanno infine invitato tutti gli esponenti religiosi del grande Paese africano a dare il via, nelle chiese come nelle moschee, a giornate di preghiera per la pace.
Luciano Scalettari