Napolitano scrive alle famiglie

In un messaggio a Famiglia Cristiana, il Presidente esalta il ruolo della famiglia per il "rinnovamento del Paese e lo sviluppo di "una società aperta e solidale".

02/11/2011

Caro Presidente,

     nell’ambito delle iniziative per gli 80 anni di Famiglia Cristiana abbiamo preparato un numero speciale nel quale ci piacerebbe poter ospitare un suo intervento. Per una significativa coincidenza, quest’anno si incrociano due ricorrenze, i 150 anni dell’Unità d’Italia e i nostri 80 anni. Due appuntamenti che per noi si legano in uno slogan: “Rilanciamo la famiglia Italia”. La famiglia è chiamata, oggi piùche mai, a garantire la coesione nazionale e sociale di un Paese che sta attraversando una difficile stagione. Ma è proprio nella comunità familiare e nella sua capacità di dar vita a una positiva alleanza tra generazioni che si possono trovare le risorse per affrontare e superare le difficoltà del presente.

     Signor Presidente, in noi sono ancora vivi il ricordo della squisita sensibilità con la quale ci ha accolto in visita al Quirinale e l’eco delle sue parole di sostegno e apprezzamento per il nostro lavoro. Quasi a continuare quel dialogo, siamo di nuovo a chiederle di rivolgere un invito alle famiglie italiane, perché non si lascino travolgere dalla rassegnazione. E, aiutate da una politica più attenta, continuino a progettare e costruire il futuro. Colgo l’occasione per rinnovarle la mia stima e testimoniarle l’apprezzamento dei lettori di Famiglia Cristiana, che in lei vedono un punto di riferimento sicuro e credibile. E il rigoroso e coerente garante della nostra Carta costituzionale.


Don Antonio Sciortino


Caro direttore,

      desidero ringraziarla per l’invito, che accolgo volentieri, a rivolgere – sul numero speciale che dedicatealle famiglie italiane – un appello a “non lasciarsi travolgere dalla rassegnazione” e a contribuire a “progettare e costruire il futuro”. Come ben ricorda, nell’esercizio del mio mandato ho sempre ritenuto di dover mettere l’accento su quel che può unire il Paese, e indubbiamentel’impegno pubblico per la famiglia costituisce un punto di riferimento essenziale della convivenza civile e della coesione sociale. Proprio perché consideriamo la famiglia una straordinaria risorsa sia per il rinnovamento etico di cui ha bisogno il Paese, sia per lo sviluppo di una società aperta e solidale, occorreaffrontare e superare le difficoltà arrecate dalla crisi economica proprio e in particolare alle famiglie già provate da antichi squilibri.

     Sono ben noti i temi da affrontare per elevare la condizione materiale e morale della famiglia italiana: combinare vita lavorativa e vita familiare nella parità di doveri e di impegni; sostenere il desiderio di paternità e maternità; elevare il tasso di occupazione per dare maggiore sicurezza ai più giovani; favorire i genitori nella cura e nell’educazione dei figli; assistere le famiglie che vivono conflitti e gravi disagi.

     Non può che auspicarsi lo sviluppo, su questi temi, di un confronto costruttivo nella ricerca di risposte che non dividano ma impegnino le istituzioni rappresentative dello Stato democratico nel solco dei valori e dei princìpi costituzionali. Confido che utili contributi e proposte positive vengano da realtà come quella che voi rappresentate, e da ogni altra componente della società civile.

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Postato da Rodolfo Vialba il 04/11/2011 10:59

Il mio personale e sincero apprezzamento per le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contrasta con la realtà della condizione delle famiglie in Italia quale risultante dell’assenza o inefficacia di politiche che la sostengono e l’aiutano. Per quanto vero sia, fa specie che il Presidente del Consiglio al G20 in corso oggi a Cannes affermi che “l'Italia ha sempre onorato il proprio debito e ha sempre rispettato gli impegni europei e internazionali” e che la “ricchezza patrimoniale delle famiglie italiane è un multiplo dello stock di debito”, quasi a dire che la ricchezza delle famiglie costituisce un fondo di riserva della finanza pubblica alla quale attingere quando il Paese si trova in stato di bisogno. In un’ottica di bene comune nazionale e di esercizio del dovere di solidarietà di tutti verso tutti (Art. 2 della Costituzione) non vi è nulla da eccepire, ma Berlusconi si dimentica che questo dato è solo il risultato derivante dalla divisione del valore totale del patrimonio per il numero delle famiglie e come tale nasconde tre dati della realtà: 1) che la ricchezza è così distribuita: il 45% della ricchezza nazionale è in mano al 10% della popolazione; un altro 45% è nelle mani del 40% della popolazione, mentre il 50% della popolazione arriva a mettere assieme solo il 10% della ricchezza (fonte Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie); 2) che nel 2010 8,3 milioni di persone, pari al 13,8% della popolazione e a 500.000 in più rispetto al 2009, vivono in condizioni di povertà e che in Italia le famiglie povere sono 2,73 milioni in aumento rispetto all’anno precedente (Rapporto sulla povertà Caritas-Zancan 2011); 3) che l’aumento delle disuguaglianze economiche è la conseguenza del liberismo sfrenato praticato dalle politiche del Governo in questi anni e causa non ultima della drammatica crisi che il Paese sta vivendo, così come la riduzione delle disuguaglianze è una delle strade, la più efficace, per affrontare e risolvere l’attuale crisi (Guido Rossi, e Massimo Mucchetti, Corriere della Sera del 2 novembre 2011). Vorrei che le parole di Napolitano fossero considerate non solo per il riconoscimento del ruolo della famiglia come elemento essenziale di convivenza civile e di coesione sociale, anche come monito alla politica e sollecitazione al Governo perché il tema della famiglia diventi prioritario e costituisca vincolo nelle loro scelte.

Postato da masperi.umberto@yahoo.it il 03/11/2011 20:43

Leggo bene ? " …“Rilanciamo la famiglia Italia”. Lapsus freudiano? Se l'Italia è ... famiglia , allora (ergo) è un'offesa alle nostre " FAMIGLIE" ed anche alla cara, preziosa ... "FAMIGLIA cristiana “ ottuagenaria . Un altro cristiano vide meglio : “non donna di province, ma bordello!” Tutto è venale, si è venduto la dignità della coscienza ( non ne abbiamo parlato sulla variazione “cattolici in politica”?), si è venduto la scelta politica; solo dentro le famiglie vere, dove non si giunge a fine mese, si sa ancora cos’è dignità, e non la si vende, nelle lacrime. FAMIGLIA CRISTIANA continui a scriverlo. Torniamo nelle nostre case … c’è sempre quella lacrima da asciugare ( ed io entravo,calzoncini corti, nelle famiglie della parrocchia per consegnare con la “buona stampa” – sapete cos’era?- questa Famiglia, mentre qualche lacrima attendeva il mio sorriso , che oggi non ho più ).

Postato da Celso Vassalini il 03/11/2011 15:24

Segnale di pericolo per gli amici della Lega. Non stupisce quindi che le confuse "chiacchiere" del Cavaliere sull'euro abbiano suscitato un vespaio di polemiche che significano poco o nulla, dato che si basano appunto solo su "chiacchiere". Peraltro, il Cavaliere da un pezzo ha abbandonato qualsiasi velleità di fare una "politica autonoma" - ammesso e non concesso che gli accordi con Putin e Gheddafi avessero anche per lui un "senso geopolitico" - ed è disposto a tradire tutto e tutti, pur di difendere i propri interessi, dacché da bravo italiano "tiene famiglia" e pure parecchia "roba". Il sasso però è stato scagliato nello stagno, anche se nel modo meno opportuno e nella maniera più sciocca possibile. Comunque sia, per rendersi conto di che "pasta" siano fatti i "sinistri" basta leggere le dichiarazioni sconclusionate di Prodi o quelle ridicole della Finocchiaro, secondo cui l'euro avrebbe salvato l'Italia. In particolare, quest'ultima non solo non ha capito nulla di quel che ha affermato il Cavaliere (il che dipende sia dal disordine mentale del nostro Presidente del Consiglio, sia da quello che contraddistingue i membri della "sottocasta" cui appartiene la Finocchiaro, ovvera quella dei camerieri dei "mercati"), ma addirittura ignora (o se ne infischia del fatto) che il 50% delle famiglie italiane detiene appena il 10% della ricchezza nazionale. Un 50% cioè che vive solo grazie ai redditi che guadagna lavorando, non avendo altra ricchezza se non la propria casa (e alcune famiglie non hanno nemmeno questa proprietà). E ancora più grave è che per gli italiani (dopo che hanno visto, con l'introduzione dell'euro, il proprio potere d'acquisto dimezzarsi) e per i loro figli si prospetta un futuro ancora peggiore: non solo crisi economica, ma! In sostanza, è l'internazionalizzazione del debito, più che il debito il problema - come prova anche il fatto che il Giappone, pur avendo un debito pubblico del 240% , non rischia alcun default, il debito essendo nelle mani dei giapponesi - di modo che, se l'Italia dovesse "crollare", l'effetto sarebbe disastroso non solo per Eurolandia, ma per l'intero Occidente, Usa compresi. L'Italia non ha solo una ricchezza immobiliare di notevolissima entità, come alcuni hanno ricordato in questi giorni, ma pure una ricchezza mobiliare di prim'ordine: oltre 3000 miliardi di euro in assets finanziari, che equivale a quasi il doppio del nostro debito pubblico, ed è oltre dieci volte superiore al fabbisogno annuo del ministero del Tesoro, per rinnovare i titoli in scadenza. Questo i "mercati" lo sanno, ma sanno pure - ecco l'intoppo! - che l'Italia è un Paese "ingessato", "sotto ricatto" di lobbies nazionali e straniere, incapace di riforme di struttura, coraggiose e di ampia portata, dalla PA al mondo della ricerca e della cultura. Inoltre - ma è "decisivo" - i "mercati" sanno pure che l'Italia non ha nessun "piano strategico", in un qualsivoglia settore chiave, che il governo è (ad esser "buoni") formato perlopiù da inetti e/o pusillanimi e che l'opposizione è perfino peggiore del governo, anche se ciò può apparire impossibile. D'altra parte, avere stracciato il Trattato di Bengasi è stato, per così dire, lo squillo di tromba per incitare i "mercati" ( e credo sia chiaro "chi" sono i "mercati") alla carica contro il nostro Paese. E' giunto allora il momento non solo di comprare "a prezzi di mercato" l'unico "pungiglione strategico" rimasto al nostro Paese (Eni, Enel, Finmeccanica e poco altro), ma soprattutto, ora che ad Ovest la "torta" diventa sempre più piccola e la lotta tra (sub)dominanti sempre più dura, di impedire che qualcuno possa, non tanto voler uscire dall'euro (rebus sic stantibus, per un Paese come il nostro basato su una economia di trasformazione, senza materie prime e privo di potenza militare, equivarrebbe probabilmente ad un suicidio), quanto piuttosto voler cambiare le regole del gioco, non solo economico, ma anche (di necessità) geopolitico. Vero che sembra un cambiamento quasi impossibile, ma il prossimo anno non sarebbe così difficile come oggi. Ecco perché occorre fare presto e dare tutto il potere alla Bce, dopo aver diviso l'Europa tra "nordici virtuosi" e "piigs", per garantirsi pure che nessun "contraccolpo" possa indurre la Germania a crescere politicamente, seguendo le orme della cosiddetta "Ostpolitik". Certo l'obiezione è prevedibile: ai "mercati" interessano gli affari e i "capitalisti" competono tra di loro. Questo però nessuno lo nega, né si tratta di fare un'analisi dei "fatti economici" in quanto tali (dacché di essi si occupa la "scienza" dell'economia). E sotto questo profilo è indubbio che le parole del Cavaliere assomigliano ad un cerino acceso in una polveriera, sebbene il Prof. Monti probabilmente sbagli a ritenere che un "guitto" (e voltagabbana) possa far saltare in aria gli "Stati Uniti d'Europa" (ma nessuno sa che cosa ci possa essere dietro l'angolo). E' anche innegabile però che questa Europa sta all'Europa come il gruppo di potere che La Grassa denomina GF&ID (ossia "grande industria e finanza decotta") e le varie "sottocaste" (politici, gazzettieri etc.) stanno all'Italia. Il che dovrebbe essere sufficiente per comprendere che, se il Cavaliere non può essere la soluzione del problema, non è nemmeno il problema. Del resto, se l''Italia è già di fatto "commissariata", anche a causa dell'analfabetismo politico dell’opposizione, ben più pericoloso è quello che i "commissari" vogliono fare per favorire la vera "casta", di cui quella italiana è solo una parte. La parte che conta meno. Questo i "mercati" lo sanno, ma sanno pure - ecco l'intoppo! - che l'Italia è un Paese "ingessato", "sotto ricatto" di lobbies nazionali e straniere, incapace di riforme di struttura, coraggiose e di ampia portata, dalla PA al mondo della ricerca e della cultura. Speriamo che la maggioranza si rafforzi con l’U.D.C. e che le parole del Papa, non restino inascoltate per l’incontro G20. Comunque sono ottimista: il nostro Paese e i nostri cittadini hanno in questi vent’anni dato all’Europa e aiuto agli equilibri mondiali! Oggi possiamo solo risalire. E menomale che abbiamo un grande vecchi l’On. Avv. Presidente del nostro Grande Paese Giorgio Napolitano. Celso Vassalini.

Postato da luciocroce il 02/11/2011 18:11

Meno male che c'è Giorgio!!! (ma basterà? temo di no...)

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