Naturismo e nudismo vincono i tabù?

Il fenomeno è diffuso nei Paesi europei, conta centinaia di associazioni, e una decina in Italia. Non è subito da assolvere ma neppure da demonizzare.

12/08/2010

Il naturismo o, più comunemente detto, nudismo è un fenomeno diffuso nei Paesi europei, conta centinaia di associazioni, una decina in Italia riunite nella Federazione Naturista Italiana riconosciuta, con atto pubblico, nel 1997. La finalità è descritta nella definizione formulata, nel 1974, al 140 Congresso delle Federazioni Naturiste. «Il naturismo è un modo di vivere in armonia con la natura, caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto di se stessi, degli altri e dell’ambiente. Il naturismo è un movimento familiare, sano, educativo, naturale».

    A questa definizione, che ancora oggi è considerata ufficiale, si riferiscono le associazioni nudiste sia pure con particolari applicazioni, ad esempio, nel preferire l’accesso ai nuclei familiari piuttosto che ai singoli. Il movimento nudista è sorto come reazione a ogni forma di pensiero che, nel corso della storia, ha condotto a una concezione spregiativa del corpo umano, quasi realtà di cui vergognarsi e da nascondere. Al pensiero cristiano si attribuisce l’abbinamento del corpo con il sessuale-genitale e questo con il peccato.

    È una lettura sbrigativa e sommaria, tuttavia si può riconoscere che il pensiero tradizionale cristiano, anziché contrastare il dualismo neo-platonico e manicheo, che esalta l’anima e disprezza il corpo, si è lasciato condizionare e, così, si è prestato a trasmettere un’idea del corpo e della nudità del tutto negativa: occasione di peccato ed espressione di desiderio erotico. Nel restituire dignità al corpo e nel contrastarne la banalizzazione e mercificazione, la Chiesa cattolica, soprattutto a partire dal concilio Vaticano II, è in primo piano. In base alla parola di Dio, insegna che l’uomo e la donna non sono creati come puri spiriti, ma nell’unità inscindibile di corpo e anima.

    Rispettare la persona significa rispettarla nella sua dimensione spirituale-corporea. Il pudore non si fonda sul disprezzo del corpo ma sul suo valore. I nostri progenitori «erano nudi e non si vergognavano», ma dopo la rivendicazione di autonomia rispetto al Creatore, «s’accorsero di essere nudi e si coprirono». E questo non perché il corpo era diventato cattivo, ma era diventato disordinato il loro sguardo. Il pudore è un sentimento umano universale di difesa. Gli stessi nudisti lo sperimentano quando reagiscono a sguardi indiscreti, interessati ed erotici.

    I vari movimenti nella storia e, quindi, anche il nudismo, non sono subito da innocentizzare ma nemmeno da demonizzare, occorre un sufficiente senso critico per distinguere tra messaggi positivi da accogliere e limiti da neutralizzare. Se il movimento nudista contribuisce a vivere in armonia con la natura e a favorire l’incontro delle persone e dei semplici corpi, è un’esperienza positiva. Ci sono, tuttavia, enfatizzazioni che distolgono da una giusta valutazione.

    Anzitutto il proporsi come modalità quasi necessaria per arrivare a un rapporto di armonia del soggetto con il corpo proprio e altrui. È più giusto riconoscere che la pratica della nudità in comune è ambivalente: permettere incontro genuino con le persone, ma anche confermare una certa ossessione sul corpo nudo e, dopo assuefazione, su quello vestito. In ogni caso, non è necessario iscriversi ad associazioni nudiste per liberarsi da idee sbagliate o sensi di colpa infondati. Inoltre, la pratica della nudità è annunciata come incondizionato metodo educativo dei minori.

    È più esatto riconoscere che lo è a determinate condizioni, in concreto se le inevitabili domande del minore trovano una adeguata sana risposta, per esempio, la differenza tra comportamento privato e pubblico, le differenze anatomiche di genere, la dignità uguale dell’uomo e della donna, il senso del pudore, eccetera. Inoltre, desta sorpresa il frequente ricorso ad argomentazioni di tipo religioso (cattolico) per legittimare la pratica nudista in comune. Così si ricorda Gesù di Nazareth nudo al fiume Giordano per essere battezzato; nudo in croce. Oppure si narra di episodi di qualche santo, per esempio, a Francesco di Assisi che si denuda davanti a tutti e al padre. Ognuno di questi eventi ha una sua spiegazione che nulla ha a che vedere con la pratica nudista in comune né in termini di approvazione o disapprovazione.

    In conclusione, l’esperienza nudista è rispettabile ma, come ogni altra esperienza personale, non si presta a generalizzazioni o a chissà quale rimedio liberatorio. Si può essere naturisti per scelta libera e consapevole, come si può non esserlo, ma non per questo si è bigotti, proibizionisti o impositori di tabù o di pregiudizi vecchi a morire. È preferibile confrontare, senza dogmatismi e intolleranze, le rispettive scelte libere e responsabili di sé stessi e degli altri.

Luigi Lorenzetti
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Postato da giannige il 22/11/2011 18:17

Questo è quanto mi ha risposto un prete a cui ho esposto la mia idea sul naturismo. Durante il primo millennio, quando il Battesimo avveniva per immersione, i battezzandi si immergevano nell’acqua nudi, compresi generalmente gli adulti. C’è dunque tutta una santa disinvoltura da riacquistare. Ecco perché alcuni parlano di una “nudità ragionevole” che dovrebbe essere riconquistata. Se tradizionalmente lo svestirsi sembra legato solo al matrimonio e alle esigenze igieniche e mediche, è giusto chiedersi se proprio questa elencazione è tassativa. Nessuno oserebbe condannare uno che si spoglia per questi motivi, e non si potrebbe arrivare allora a non condannare uno che si spoglia, ad es., al mare e a non vedere niente di male in ciò? C’è una differenza tra nudità ed oscenità, tra nudità ed esibizionismo. Il nudo non è sempre osceno. Ci sono autentiche bellezze artistiche ove il nudo stimola il gusto estetico e non il senso erotico. Per diventare oscena la nudità richiede l’aggiunta di qualche cosa; come, viceversa, l’oscenità potrebbe esserci per una parola o un gesto e non necessariamente per la denudazione. Per quanto può sembrare strano, la nudità non significa affatto esibizione degli organi sessuali. E’ maggiore esibizione e più carica di malizia il denudare o l’esporre in una determinata maniera gli organi genitali con il resto del corpo coperto, o, adottando, al contrario, una ridottissima copertura di questa zona con il resto completamente denudato (topless e moda balneare). Invece, in una persona nuda o vestita normalmente, le caratteristiche sessuali passano in seconda linea, in quanto vengono inquadrate in tutto l'equilibrio personale. Infine la nudità non è mancanza di pudore. Se il pudore naturale è davvero sviluppato e virtuoso, non ci si scandalizza più per la propria o per l’altrui nudità, ma soltanto a motivo dell’atteggiamento irriguardoso proprio o altrui. Questo vero pudore è una difesa della castità molto migliore, molto più raffinata e sicura che non la legge della vergogna della nudità. La migliore barriera contro la lussuria non sta nel vestito (che è una ben fragile barriera, seppure lo è) bensì nell’autentico pudore, legato a tutto un comportamento. Se è possibile conoscere il corpo sessuato fuori del rapporto sessuale (e in alcuni casi ciò è possibile), vuol dire che la vera barriera protettiva non è il vestito che nasconde la nudità, bensì il rispetto e la fiducia. Non è possibile opporre nudità e castità, perché si può essere tanto nudi e casti, quanto (come avviene normalmente) vestiti e lussuriosi. Anche il Cardinale Ersilio Tonini in un dibattito in una trasmissione televisiva ha affermato che è la “malizia” a fare la differenza, e che una donna nudista in spiaggia è sicuramente meno maliziosa di una donna con uno di quei tanga particolarmente provocanti che si usano oggi in spiaggia. Ha anche aggiunto che addirittura considera molto più peccaminoso l’atteggiamento innaturale provocatorio di certe persone vestite nella vita di tutti i giorni, che di persone che prendono il sole nella loro naturalezza. Mi sembra che quanto detto vada proprio a pennello con quanto detto finora. Saluti a tutti.

Postato da Pietro P il 31/08/2010 01:33

Che i commenti siano o meno approvati dalla V/s redazione non mi appare cosa ne buona e neppure giusta, tranne i casi di offese gratuite e turpiloquio, si intende... Ma cosi vanno le cose.... Comunque volevo solo dire che ci sono voluti 60 anni circa da quando su questa stessa rivista [ oppure una simile, purtroppo non ricordo bene ] si lanciavano anatemi per le donne che avessero osato portare il bikini [ tranne per quelle che lo facevano per motivi di salute, veniva precisato dallo scrivente l'articolo ..] Quindi siamo alle solite cose ampliamente provate dalla storia [ quella laica, naturalmente ..] La chiesa è in ritardo di 50 anni..... ma a volte questo ritardo è un bene, più spesso un male, secondo me.... Non si inneggia al nudismo ma neppure lo si demonizza... Non sono un nudista [ tanto per evitare equivoci ] e neppure io lo offendo e tanto meno ne sono un assertore convinto. Sono invece convinto che la Natura ha fatto le cose veramente per bene, molto difficilmente una donna nuda incute desiderio sessuale come dire 'spinto' se è bella si è portati ad ammirarne la grazia dei movimenti e della persona al massimo, si puo cioè rimanere incantati dalla bellezza e questo credo che sia una cosa buona non necessariamente sessuata... Cosa diversissima è vedere una donna vestita da un micro bikini, li si che si può facilmente manifestare il desiderio sessuale, la malizia.... Essere nudi è cosa naturale, in conclusione e come tutte le cose naturali non puo che fare bene, soprattutto ai bambini, che crescerebbero più tersi e limpidi, senza introversioni.... Farebbe tanto bene anche ai preti, se posso azzardare la cosa..... Ma questo articolo cerca una via di mezzo e non è tanto ill nudismo, ripeto, che mi interessa, ma il modo globale con il quale ama esprimersi la Chiesa e molte volte questa modalità non mi piace affatto... Grazie per l'ospitalità [ se me la concederete ] e scusate tanto se mi azzardo ad esprimere liberamente il mio pensiero.
Pietro Provinzano

Postato da Cordom il 30/08/2010 23:10

Provo a riproporre il mio intervento. Salve a tutti. Mi chiamo Domenico, sposato e ho 2 figlie, una maggiorenne e l’altra ancora minore. Mi occupo di volontariato e spesso presente in attività parrocchiali giovanili. La mia famiglia è diventata naturista da 13 anni, ma premetto che da molto tempo prima vivevamo la nudità in maniera libera, responsabile e rispettosa unicamente in famiglia, concetto questo ricavato anche dal mio passato percorso di seminarista e da studi teologici e umanistici poi. Prima di tutto non occorre essere naturisti per vivere quei valori che il naturismo professa. Questi valori li avevo ben assimilati da prima. E’ la nudità in comune che rappresenta la novità. La nudità è solo un mezzo di relazione che ci può essere oppure no. La nudità in comune ci aiuta a superare quei schemi mentali di difesa, di maschera, ci aiuta a relazionarci in modo autentico senza maschere per poter apparire in modo non diverso da quello che siamo. Abbiamo corpi giovani e vecchi, belli e brutti, grassi e magri, ma ci presentiamo per quello che siamo accettandoci così come siamo. La nudità inoltre mette nel suo giusto posto la sessualità. Mi spiego. Durante un campeggio naturista mia moglie nuda tutto il giorno non scatena affatto il mio desiderio sessuale, solo dopo una scelta di entrambi, in privato, quello stesso corpo allora appare in modo diverso per un incontro di amore dando così il primato al cervello piuttosto che ai sensi. Tutto il contrario di ciò che i mass-media ci hanno inculcato a vedere. Basta una scollatura, un prodotto venduto da una avvenente ragazza e subito si scatena la libido…. e poi si compra. Come cattolico la nudità, non come valore assoluto, ma come mezzo, diventa possibilità di incontri veri. La frase che sempre ripeto a me stesso è la seguente: sono nudo di fronte agli altri ( parlo prima di tutto di quella nudità interiore ,prima che esteriore ) pronto ad accogliere e donare,nudo di fronte a Te o Dio, non ho nulla e dipendo tutto da Te per essere sì rivestito se non dal tuo amore. In vari siti specializzati su naturismo-nudismo parlo spesso di Bibbia e fede. Perchè? Non è perché sulla Bibbia troviamo in bella vista il permesso di spogliarci, ma possiamo trovare quelle motivazioni, le stesse di ogni credente, per cui la nudità può diventare veicolo per donarci più agli altri. Molti mi chiedono,e sono tanti, che per la loro fede cattolica hanno timore o remore sulla nudità balenando che la nudità in comune sia immorale e per questo cerco di rispondere caso per caso come nell’articolo è stato messo bene in evidenza. Ho qualche sacerdote che mi aiuta per non scrivere baggianate. Io mi ritengo fortunato ad avere anche in famiglia e con le due mie figlie ottimi rapporti in cui la confidenza e rispetto reciproco non sono mai venuti meno, forse anche,e non solo, aiutati da questo stile di vita. Forse la Chiesa si dovrebbe adoperare di più nel divulgare, come in questo articolo, il sano concetto e valore di corpo e quindi di nudità.Penso anche che si dovrebbe incominciare a parlare di una pastorale per naturisti in modo da non sentirci spesso soli e denigrati. Devo ammettere anche che i nostri centri non sono dei paradisi,ma spesso dobbiamo difenderci con i denti da coloro che hanno altri scopi. Questo è anche dovuto dall’idea collettiva che si ha sulla nudità che appare cosi: nudità=sesso e per la mancanza di una legislazione in merito. Ringrazio l’autore di questo articolo che a mio avviso rappresenta un grande passo affinché anche i politici avvertono e considerano questo fenomeno. Nel frattempo invito amichevolmente gli autori e coloro che desiderano vederci chiaro su questa realtà a venirci a trovare nei nostri centri o spiagge e con una battuta termino: siate certi che non vi toglieremo i vestiti, sarete voi forse che li troverete inutili in certi ambienti e ve li toglierete da soli. Grazie ancora.
Domenico, rappresentante anaa-veneto.

Postato da jarod73 il 25/08/2010 23:12

Beh,intanto ritengo bello trovare da parte di un naturista cattolico, un articolo in merito, sulla rivista che gli entra in casa da sempre. Vorrei che tutti parlassero e discutessero dell'argomento con serenità e per quello che relamente è, quindi nulla di collegabile alla sfera sessuale, che resta in ambito privato, ma a quella di una fìlosofia e pratica di vita in comune senza vestiti, ma non solo.Chi è nudista, non è sempre anche naturista, ma è sempre vero il contrario.Purtroppo in Italia, a differenza di altri paesi europei, manca una legge in merito, ma dove leggi esistono, attirano nostri connazionali a migliaia, anche appena superato i nostri confini ( Croazia, ad es.), ma anche nella cattolicissima Spagna.Vi è quindi una carenza dei legislatori, ed una ignoranza tra la gente che remano contro. Personalmente ho conosciuto questo fantastico mondo grazie al web, e vi garantisco che chi toglie il costume una sola volta non se lo rimette più. Anche molte famiglie con bambini praticano questo stile di vita e vi garantisco che sono normalissime famiglie come le altre .

Postato da giannige il 16/08/2010 07:16

D’accordo che usi e costumi cambiano e questo a seguito di lotte e conquiste, ma mi chiedo perché in Italia viene applicato così rigidamente l‘art. 726, la mentalità dominante è così intollerante, la conoscenza di cos’è realmente il naturismo è così limitata, la visione di un corpo nudo (naturalmente fuori da un contesto sessuale) crea scandalo e imbarazzo, mentre all’estero (Spagna, Francia, Germania, Olanda, Inghilterra, ecc.), non siamo a questi livelli così retrogradi. La spiegazione che di solito mi danno è “perché in Italia c’è il Vaticano”. Non so se è vero, ma mi viene da pensare. Per quanto riguarda ”l’occupazione di spiagge tessili”, non è ciò che i naturisti vogliono, ma semplicemente delle spiagge o dei luoghi dove possano godersi la loro libertà senza lo spauracchio di denunce da parte di chi non la pensa come loro: cioè spiagge naturiste autorizzate, come esistono in tutta Europa e nel mondo civile. In Italia ne esistono solo due, una in Toscana e una in Calabria, ma sono esigue e senza strutture ricettive. Le altre sono abusive, certo “tollerate”, ma sempre a rischio di denuncia. Per poter vivere un naturismo vero e sicuro, bisogna andare all’estero. Perché? Si è dovuti appunto ricorrere all’occupazione di spiagge vuote (tra l’altro quelle più difficoltose da raggiungere, proprio perchè la loro presenza non è gradita), appunto per la mancanza di spazi autorizzati. Su questo i tempi sono già ampiamente maturi, anzi siamo in estremo ritardo rispetto ad altre nazioni civili. Quanto alla compatibilità tra naturismo e cristianesimo, e alla sana crescita psicologica dei bambini, non occorre né essere laureati in materia, né consultare teologi o studiosi di chissà cosa: basta andare in una zona naturista, conoscere qualche famiglia e constatare di persona l’educazione che impartiscono ai loro bambini, e vedere la serenità con cui essi vivono la loro sessualità e la naturalezza con cui vedono il corpo dell’altro sesso. Ma mi pare che chi scrive articoli relativi al naturismo, in realtà non è mai stato in una struttura naturista, né ha mai conosciuto di persona una famiglia naturista. Un po’ come me, che fino a due anni fa, la pensavo così, con tutti i preconcetti che riscontro ora in questi scritti, finchè non sono andato di persona a vedere come stanno le cose, naturalmente dopo essermi interessato presso le varie associazioni, quali posti e quali persone sono più affidabili per fare conoscenza dell’ambiente, in quanto spesso certi individui si spacciano per naturisti, ma in realtà sono solo dei pervertiti di varie nature, rovinando così la reputazione e l’immagine dei naturisti veri. Sono disponibile a dare tutti i chiarimenti di come funzionano le cose e anche su quelle che sono le mie esperienze private, quelle che alla fine mi hanno portato a fare questa scelta, ma dovendo toccare certi argomenti, posso rispondere in privato al mio indirizzo e-mail di cui è in possesso la redazione di F.C. Cordiali saluti

Postato da giovanni maestro il 16/08/2010 00:31

Inutile sperare, la verità è che chi parla di naturismo senza praticarlo, pur dichiarando di non avere coscientemente preconcetti, difficilmente può capire a fondo le ragioni del naturismo e dei naturisti; è per questo che vedo Andrea Annibale da una parte, e giannige (cui sono idealmente vicino, fraternamente vicino) dall'altra, distanti anni luce nonostante l'apparente affabilità e squisitezza nel confronto. Dire "Ad esempio, si potrebbe, anziché invadere spiagge occupate dai cosiddetti “tessili” (fatto questo che manca di rispetto a chi la pensa diversamente), occupare spiagge vuote per auto-proclamarle “spiagge naturiste” come gesto di lotta e di protesta fin quando il Parlamento non si decida a regolare meglio il fenomeno, assegnando un congruo numero di spiagge riservate." dimostra che non si conosce affatto il fenomeno e ce ne si libera dicendo "non son fatti miei, in fondo, se proprio vogliono, questi tizi, se la sbrighino da soli, basta mi lascino in pace"... Caro Andrea Annibale, i veri naturisti (esistono i veri naturisti, come i veri cristiani, lo sa? non è che per un prete pedofilo tutti i cristiani sono poco raccomandabili... e lo stesso vale per i naturisti che sono persono integerrime quanto poche altre), i veri naturisti non invaderebbero mai spiagge tessili (l'ultima cosa che potrebbe importare loro) e da tempo cercano di occuparne di deserte per "auto-proclamarle" naturiste come lei dice, anzi nel caso della Bassona in Romagna e del Nido dell'Aquila in Tosacana hanno ottenuto riconoscimenti comunali, ma le persecuzioni un po' da tutte le parti sono tante (nonostante qualche spiraglio di giurisprudenza a favore) e qualche decennio fa c'è stato qualcuno che è stato addirittura detto martire del naturismo, si informi leggendo qualche volume sull'argomento. La legge di tutela sul naturismo giace da 10 anni in Parlamento dopo essere passata solo ad una delle Camere e poi boicottata all'altra, anche da correnti politiche cattoliche, non ci nascondiamo, su... l'Italia è l'unico paese del mondo evoluto che ancora praticamente perseguita i naturisti non riconoscendo loro il diritto di pensare, esistere e praticare: cosa vogliamo, il sangue e gli attentati (tra l'altro da un popolo per statuto rispettoso e pacifista) perchè come dice lei "il Parlamento si decida"? O forse basterebbe, nel nome del dio denaro, riflettere sul fatto che il naturismo sarebbe un buon business per il Paese (tante entrate da flussi di stranieri e di quegli italiani che per praticare sono costretti in esilio) per aprire improvvisamente porte fino ad ora ermeticamente bloccate? Bah... Per ultimo, esprimo il parere che la psicologia è una branca giovane del sapere e cambia spesso tesi perchè è ancora in formazione: direi che se la medicina è una scienza non esatta, la psicologia è la sorella ancora più labile: per cui va bene ascoltare varie voci, ma affidarsi agli psicologi addirittura cristiani (non capisco il motivo!) per sapere se i bambini maturano una sana crescita sulla sessualità non farebbe che dimostrare ancora di più che rifiutare di andare a studiare sul campo fenomeni concreti (famiglie naturiste, e per anni e anni - si chiama metodo scientifico!) limitandosi come finora tanti studi hanno fatto ad elaborare discutibili e teoricissime tesi spesso di stampo freudiano, porta solo ad idee ondivaghe e talvolta farneticanti che nè ai naturisti nè ai cristiani nè agli agnostici di entrambi gli schieramenti (mi si passi la brutta espressione!) fa assolutamente bene. Per finire, riguardo al pudore, che non è necessariamente la paura di mostrarsi nudo, altrimenti ci sono intere popolazioni snaturate che nascono senza il "sistema naturale universale di difesa", consiglierei la lettura di "Guida illustrata al nudismo" di Giovanni Chimirri, Positive Press 2000, è anche lui un teologo, ma naturista, ed è proprio lì la differenza... Ringrazio comunque Famiglia Cristiana per il fatto di venire incontro a persone che vorrebbero solo essere stimate e riconosciute per quello che sono, innocue brave persone con tanti pregi e altrettanti difetti (ma non quello del preconcetto verso nessuno), e spesso finiscono invece per essere ridicolizzate nel migliore e perseguitate nel peggiore dei casi.

Postato da Andrea Annibale il 15/08/2010 06:28

Vorrei rispondere alle interessanti osservazioni di giannige. Gli usi ed i costumi cambiano, basta confrontare l’estensione sul corpo dei primi costumi da spiaggia all’inizio del secolo scorso con i bikini di oggi. L’esposizione del seno, che una volta era uno scandalo, oggi è ammessa come fatto quasi normale. Sulla repressione penale del naturismo e sulla mancanza di aree riservate, vorrei ricordare i tempi in cui l’obiezione al servizio militare era reato penale e visto che scrive un cristiano basta ricordare i tempi in cui il cristianesimo era fuori legge. C’è un prezzo da pagare per ogni lotta per la libertà e forse è il caso di ricordare le persone finite in prigione appunto per l’obiezione al servizio militare prima che l’obiezione di coscienza (chi scrive è stato obiettore di coscienza con la prospettiva di fare 20 mesi di servizio anziché i dodici di servizio militare; durante il servizio civile è arrivata, inaspettata, una sentenza della Consulta che ha abbreviato a 12 i mesi di servizio civile) fosse regolata per legge. Quanto sopra è per dire che non si ottiene nulla senza lotte e sacrifici e che il diritto cambia ed evolve, come negli esempi fatti anche sulla spinta di tali lotte e sacrifici. Ad esempio, si potrebbe, anziché invadere spiagge occupate dai cosiddetti “tessili” (fatto questo che manca di rispetto a chi la pensa diversamente), occupare spiagge vuote per auto-proclamarle “spiagge naturiste” come gesto di lotta e di protesta fin quando il Parlamento non si decida a regolare meglio il fenomeno, assegnando un congruo numero di spiagge riservate. Quanto al rapporto tra naturismo e cattolicesimo, lascerei maturare i tempi e, se fossi nei panni delle gerarchie ecclesiastiche, mi terrei a contatto con psicologi cristiani che valutino attentamente se il naturismo è compatibile con una sana crescita psicologica della sessualità dei bambini. Quest’ultima è materia sulla quale, essendo laureato in Legge, non posso dare alcun contributo. Al riparo comunque da letture “fondamentaliste” della Bibbia che possono essere pro o contro il naturismo. Auspico per concludere un trattamento interdisciplinare della materia, ad opera di teologi, giuristi e psicologi. Saluto quindi il sig. giannige ed, ancora una volta, il teologo Lorenzetti.

Postato da giannige il 13/08/2010 08:45

Buon giorno. Sono G. B., un naturista, ma anche cattolico praticante, e quindi mi trovo chiamato in causa. Vorrei quindi esporre alcune obiezioni a quanto detto, per quanto nell’insieme sostanzialmente corretto. 1- “Al pensiero cristiano si attribuisce l’abbinamento del corpo con il sessuale-genitale e questo con il peccato. È una lettura sbrigativa e sommaria”: - Questo a livello di discussione tra chi conosce l’ambiente. Ma in realtà questo pregiudizio permea la mentalità di un po’ tutta la chiesa istituzionale. Ogni volta che ne parlo con qualche prete (salvo qualche eccezione) o persona di chiesa, ne nasce un mezzo scandalo. Tanto che tra i naturisti domina questa frase: ”In Italia il naturismo non prenderà mai piede perché in Italia c’è il Vaticano”. Di solito questi preconcetti nascono dagli usi distorti che si fanno della nudità che non hanno niente a che fare col naturismo. Ci vorrebbe quindi una maggiore diffusione tra “gli addetti ai lavori” di notizie reali di cosa è il naturismo. 2- “Gli stessi nudisti lo sperimentano (il pudore) quando reagiscono a sguardi indiscreti, interessati ed erotici” Qui il pudore è giustificato perché ci si trova di fronte ad atteggiamenti di valenza sessuale, che la semplice nudità non ha. Se per esempio faccio una doccia, perché mi devo vergognare? O se prendo il sole, che senso ha coprire certe parti del corpo? Doccia e abbronzatura in sè non hanno niente di sessualmente significativo, ma può averlo un certo sguardo, un certo atteggiamento, che allora giustifica il pudore. 3- “In ogni caso, non è necessario iscriversi ad associazioni nudiste per liberarsi da idee sbagliate o sensi di colpa infondati.” Nessuno ha mai dato questo significato all’iscrizione alle associazioni, ma quello di vedere il da farsi per far valere le proprie ragioni di fronte alle istituzioni (creazione e mantenimento di spazi, questioni legali, raduni e iniziative varie) 4- “…incondizionato metodo educativo dei minori…”: Peccato che questo argomento è trattato un po’ di sfuggita, perché lo ritengo estremamente importante (vedi colloquio col Sig. Massimo Bettetini su Facebook), per evitare che i bambini crescano con tabù, curiosità morbose, educazione sessuale impartita da amichetti, ecc. 5- “desta sorpresa il frequente ricorso ad argomentazioni di tipo religioso”. Questo è dovuto dal continuo ricorrere da parte degli oppositori al naturismo, di argomentazioni di carattere biblico-religioso, quindi bisogna dimostrare loro che la Bibbia, la fede, l’agiografia, ecc. non solo non sono contro la nudità, ma che a volte la comprendono 6- “si può non esserlo, ma non per questo si è bigotti, proibizionisti o impositori di tabù o di pregiudizi vecchi a morire. È preferibile confrontare, senza dogmatismi e intolleranze, le rispettive scelte libere e responsabili di sé stessi e degli altri.” È quello che noi naturisti vorremmo da sempre, ma non viene accettato dai “tessili” (in gergo, i non naturisti). Se un naturista si spoglia fuori da un’area espressamente riservata, rischia una enuncia penale, mentre se un tessile entra in una zona naturista non succede niente: evidentemente il rispetto non è una cosa simmetrica. Inoltre nella società normale, guai a dire che si è naturisti: ci si scandalizza, si ridicolizza, si pensano subito cose strane… (per questo sono costretto a firmarmi in forma anonima!). Insomma: l’intolleranza non so da che parte stia… 7- Infine una nota al Sig. Annibale: fa riferimento a usi e costumi, che col tempo possono cambiare. Ma come fanno a cambiare, ad adeguarsi ai tempi che cambiano, se contro i naturisti ci si manda sempre le Forze dell’Ordine ad applicare rigidamente l’art. 726 c. p.? Si fa presto a dire: hanno i loro spazi riservati… sì, ALL’ESTERO! In Italia esistono solo due strutture autorizzate, e fanno pena, sia come estensione, che come qualità. Le altre sono solo tollerate, ma si è sempre a rischio di irruzioni e denunce. Per concludere, vorrei chiedere perché questo argomento viene trattato solo su pagine on-line (che non leggono quasi nessuno) e non sulla rivista stampata. Così il naturismo verrà sempre visto dai cattolici come una cosa per pervertiti, e sembrerà giusto che la Chiesa (almeno nelle persone più a contatto coi fedeli) continui a demonizzarlo. Grazie e arrivederci

Postato da Andrea Annibale il 12/08/2010 17:34

Premetto che l’articolo di Lorenzetti mi pare estremamente equilibrato, documentato e preciso. Venendo all’argomento in questione, premetto che nella dottrina sociologica e giuridica, quando una norma è osservata da tutti con la convinzione che essa è socialmente e/o giuridicamente cogente, questa regola è una norma sociale e/o giuridica. E’ la forza dei cosiddetti usi e costumi che possono essere sociali (se la sanzione è sociale) o giuridici (se la sanzione è giuridica). Mi permetto di rimandare, un po’ a titolo di esempio fra le molte opere che si potrebbero citare, a due libri di Norberto Bobbio, Teoria della norma giuridica e Teoria dell’ordinamento giuridico. Nel diritto italiano il concetto di buon costume e di morale sessuale è un concetto “aperto” nel senso che è soggetto ad una evoluzione. Sull’opportunità di coprirsi in spiaggia ed in generale, c’è una norma sociale che quasi tutti seguono tanto che per i nudisti ci sono delle aree riservate. Fatta questa premessa, altrimenti non si spiegherebbe perché quasi tutti preferiamo coprirci in spiaggia, non ci deve essere un tabù, a mio avviso, nel parlare dell’argomento. Sono pienamente d’accordo con lo stimatissimo Lorenzetti che non si deve e non si può cercare tutto nella Bibbia, anzi depreco l’atteggiamento di chi, per sostenere una propria personale opinione in campo morale o politico, si arrampica sugli specchi, come mi sembra anche stigmatizzi l’autore dell’articolo, cercando nella Bibbia argomenti che non ci sono. Nella Bibbia non c’è tutto! Dobbiamo necessariamente integrare la Sacra Scrittura con le norme sociali che fioriscono a fianco di essa, con l’insegnamento della Chiesa, con le verità che promanano da tutte le persone che sanno essere sale e luce del mondo, con i loro scritti, con i loro insegnamenti, sempre in un clima di reciproco rispetto e tolleranza. Come ho già detto, tutti i giusti che, come scrive l’Apocalisse sono di ogni razza, nazione, popolo e lingua (VII, 9), parlano al popolo di Dio – cioè alla Chiesa, che, come ho scritto a Famiglia Cristiana, è non solo pellegrina nella Storia ma anche “compagna dell’umanità” - e bisogna, a mio avviso, sapere ascoltare con attenzione e rispetto la loro voce. In conclusione, come Adamo ed Eva descritti nella Genesi, oggi sentiamo il bisogno di coprirci principalmente per un rispetto dell’altro. Ma è evidente che tale rispetto è in un certo senso nella disponibilità del nostro prossimo che può rinunziarvi, di qui il nudismo. Ciao P.S. Ringrazio ancora infinitamente Don Antonio, Don Giusto, il moderatore del blog e tutta la redazione di FC on line per i numerosi commenti pubblicati.

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