10/06/2012
Una delle vittime degli ultimi attentati islamisti in Nigeria (foto Reuters).
In Nigeria non c'è pace per i cristiani. Due chiese in due diverse città del Paese sono state prese di mira da un duplice attentato terroristico che ha causato numerosi morti e feriti. A Jos, durante la celebrazione della messa, un'autobomba guidata da un kamikaze ha colpito una chiesa evangelica provocando almeno cinque morti e una quarantina di feriti. Poco dopo, a Biu Town, nello Stato nordorientale di Borno, tre uomini armati ha fatto irruzione nella chiesa "Fratelli in Nigeria" sparando a raffica sui fedeli e uccidendo molti di loro.
A dicembre scorso il presidente nigeriano Goodluck Jonathan - lui stesso cristiano - ha dichiarato lo stato emergenza in alcuni degli Stati del Nord dopo una serie di sanguinosi attentati alle chiese nel giorno di Natale perpetrati dai terroristi islamici del gruppo Boko Haram, che mira all'instaurazione di uno Stato islamico nel Nord del Paese. A Jos, lo scorso marzo, un'altra autobomba aveva colpito una chiesa cattolica uccidendo sei persone. E dopo il nuovo attacco - riporta la Cnn - in città molti si domandano come sia stato possibile che il kamikaze abbia potuto superare i checkpoint e i controlli delle forze di sicurezza governative nell'area.
La persecuzione dei cristiani continua a seminare violenza e a mietere vittime in molti Paesi, spesso nel silenzio. In Tanzania, ad esempio, i leader cristiani chiedono giustizia dopo che un attacco di terroristi islamici, a fine maggio, ha distrutto tre chiese nella regione autonoma di Zanzibar. I cristiani dicono che negli ultimi dieci anni 25 chiese sono state abbattute, ma gli attentatori sono rimasti impuniti e il Governo di Zanzibar non si è mosso per ricostruire i luoghi di culto.
La situazione dei cristiani è difficile in Egitto, dove i copti vivono come minoranza di seconda classe rispetto alla grande maggioranza dei musulmani. Come riporta l'agenzia Asianews, in Arabia Saudita, a Jeddah, lo scorso dicembre 35 cristiani di nazionalità etiope sono stati arrestati dopo essere stati sorpresi a pregare in una casa privata. Dal 2006 in Arabia alle fedi religiose diverse dall'islam è consentito riunirsi in privato per pregare - è sempre vietato in pubblico -, ma le autorità hanno detto che l'arresto non era per motivi religiosi ma per non meglio precisate irregolarità nei permessi di soggiorno e detenzione di stupefacenti (in un primo momento avevano parlato di "commistione illecita" di persone di sesso opposto e non sposate). Nonostante gli appelli dell'International christian concern, associazione americana per la difesa dei cristiani nel mondo, i 35 cristiani restano in carcere.
Giulia Cerqueti