Nino Leto, premio alla carriera

L'Archivio fotografico italiano consegna il pretigioso riconoscimento a uno dei più famosi fororeporter, simbolo del giornalismo di cronaca, che dall'89 lavora per Famiglia Cristiana.

16/11/2011
Nino Leto durante uno dei suoi reportage sui fronti di guerra. Qui è a Herat, nella base del contingente italiano, di ritorno dalle trincee di Bala Murghab.
Nino Leto durante uno dei suoi reportage sui fronti di guerra. Qui è a Herat, nella base del contingente italiano, di ritorno dalle trincee di Bala Murghab.

Era a Teheran, nel febbraio 1979, quando l’ayatollah Khomeini – dopo anni di esilio – rientrò in Iran per prendere il potere. A Beirut, nel 1982, documentò l’ingresso delle truppe israeliane e la guerra civile libanese. Fu il primo fotoreporter italiano a realizzare un servizio nella Baghdad martoriata dall’operazione Desert Storm (Tempesta nel deserto): accadde nel 1991. Ma ha anche seguito la sanguinosa disgregazione della Jugoslavia (che lo portò più volte dentro la Sarajevo assediata), il calvario del Ruanda, il dominio dei Talebani, i combattimenti in Irak e in Afghanistan.

Nino Leto, milanese, è uno dei più affermati fotoreporter italiani. Giovedì 17 novembre, l'Archivio fotografico italiano (Afi), ne valorizza professionalità ed esperienza, consegnandogli un prestigioso riconoscimento, il "Premio alla carriera". Appuntamento a Samarate, in provincia di Varese. La cerimonia si svolge nella Villa Montevecchio, in via Lazzaretto, a partire dalle 21,15. E' l'occasione, questa, per ripercorre oltre 30 anni di storia italiana e internazionale, attraverso immagini e testimonianze (intervengono, tra gli altri, anche Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, e Francesco Anfossi, vice caporedattore della nostra testata).

Nino Leto ha cominciato, infatti, giovanissimo, all’agenzia Farabola, per poi passare al quotidiano Il Giorno e al settimanale Annabella. Nel 1984, il picture editor Mauro Galligani lo volle nel prestigioso staff di Epoca. Ha lavorato anche con prime firme, come Oriana Fallaci. Nel 1989, l’allora direttore don Leonardo Zega lo assunse a Famiglia Cristiana. «Nino Leto è, innanzitutto, un ottimo cronista, coglie l’essenziale, lo mostra così com’è, senza nulla aggiungere», afferma l’attuale direttore, don Antonio Sciortino. «Una foto è tale quando ha capacità rappresentativa e forza d’urto; basta un’immagine, spesso addirittura un volto o un particolare, per dire tanto, se non tutto. Quelle di Nino Leto sono fotografie d’autore, perché frutto di un riuscito intreccio tra raffinata tecnica ed elevato sentire giornalistico». «Nino Leto ha documentato le più sanguinose tragedie degli ultimi anni», prosegue don Sciortino, «fissando lo sguardo di molti potenti della terra, ma anche, e soprattutto, quello di chi è costretto a vivere ai margini della società, povero, vilipeso, vittima della violenza dell’uomo o di quella della natura. Dando ragione a chi si rimbocca le maniche per lenire le sofferenze».

«Un lavoro tutt’altro che esente da rischi, il suo», termina don Sciortino. «Perseguire le guerre s’è trovato più volte sotto tiro. Nel 1997, ha navigato avventurosamente il fiume Congo, abbandonando Kinshasa per Brazzaville, su una piroga. Grazie alle fotografie di Nino Leto, prezioso corredo dei reportage dei nostri inviati, i lettori di Famiglia Cristiana hanno visto i terribili effetti dei conflitti (nel Golfo Persico come in Afghanistan, in Salvador come in Liberia). Hanno gioito per la liberazione di Nelson Mandela. Hanno conosciuto le vie della droga, dalla Bolivia all'ex Birmania, dalla Colombia al Triangolo d'Oro. Hanno solidarizzato con le vittime dello Tsunami».

Alberto Chiara
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