27/09/2011
Nonostante i venti gelidi della crisi, che
congelano non solo i sogni, ma anche
le “normali” speranze di vita delle famiglie
italiane; nonostante la totale immobilità
della politica, preda anch’essa di una crisi,
soprattutto di valori, idee e onestà; nonostante
la valanga di volgarità, furberie e impunità,
che sta travolgendo le istituzioni...
ciononostante, c’è ancora un’Italia sana,
che non si arrende. Un’Italia “buona”, non
“buonista”, che non si perde in parole, proclami
e false promesse. Ma si rimbocca le
maniche per salvare il Paese. A cominciare
dalla difesa dei diritti dei più deboli.
È l’Italia solidale della “società civile”. A
fronte dell’“inciviltà” dei politici e delle “caste”,
arroccati a difesa dei propri privilegi, da
non condividere con nessuno. È l’Italia delle
famiglie con figli. Degli uomini e delle donne
di “buona volontà”, che vogliono più giustizia,
equità e condivisione. È l’Italia degli
onesti, non delle escort e dei faccendieri. Il
rispetto della legalità, in vista del bene comune,
è nell’interesse di tutti.
Forse, mai come oggi, è necessario il risveglio
delle coscienze. Prima che si frantumino,
assieme al Paese. E trasformare la crisi in
opportunità. Con profondi cambiamenti e stili
di vita più sobri. In tutto: dalle parole ai
comportamenti. E poi, più partecipazione e
meno deleghe. Soprattutto per chi usa il consenso
popolare per affari privati. E gestisce la
“cosa pubblica” come “bene personale”.
Se i “nominati” in Parlamento non muovono
coda senza ordini dall’alto, ben vengano
dal basso iniziative e proposte di legge. Il
popolo è “sovrano”. Ma sempre, non a corrente
alternata o a convenienza. Sono campagne
di giustizia e solidarietà. Come “L’Italia
sono anch’io”, promossa da diciotto organizzazioni
(Caritas, Migrantese, Acli, Libera...),
in favore della cittadinanza ai figli degli stranieri
nati in Italia. Oppure, “Vogliamo zero”
dell’Unicef contro la mortalità infantile. O la
raccolta fondi della Caritas per la carestia in
Somalia, dramma “fantasma” nei media. O
la marcia della pace Perugia-Assisi con duecentomila
partecipanti. O la provocazione
delle Famiglie numerose (nella foto), che si
sono incatenate a Roma per dire “Basta!” a
una politica “bugiarda” per le tante promesse
non mantenute.
Mentre la nave affonda, i timonieri continuano
a sollazzarsi. Nel complice silenzio di
chi li copre, perché nulla cambi nei privilegi
delle “caste”. Ma ora c’è bisogno di più etica
pubblica e privata. E di “nuovi protagonisti”
in politica. Come ha ricordato il vescovo teologo
Bruno Forte: «Gente onesta e preparata
delle più diverse ispirazioni in Italia ce n’è.
Andrebbero individuati al più presto, attraverso
un movimento di partecipazione, che
nasca il più possibile dal basso (penso all’associazionismo
cattolico, ma anche a tante
forme di volontariato o a voci responsabili
del mondo sindacale), e punti su esperienza,
competenza e serietà. Non è più tempo di stare
a guardare o di tenersi lontani dalla politica,
col pretesto di non sporcarsi le mani. Si
sporca chi cede al compromesso, non chi si
mette al servizio degli altri».