Oslo, il killer venuto dalla destra

Per oltre dieci anni Anders Breivik, 32 anni, arrestato per la strage, era stato iscritto al Progress Party, il movimento più anti-islamico di Norvegia.

23/07/2011
Anders Behring Breivik, sospettato di essere l'autore della strage di Oslo.
Anders Behring Breivik, sospettato di essere l'autore della strage di Oslo.

Ora che la "pista islamica", su cui siamo stati tutti fin troppo pronti a puntare, si è dissolta, l'orribile strage di Oslo (almeno 90 morti, e una ventina di feriti in ounto di morte) verrà con ogni probabilità derubricata al rango del gesto imprevedibile di un folle, tale Anders Behring Breivik, 32 anni, definito "cristiano fondamentalista" in mancanza di meglio, qualunque cosa ciò voglia dire.

     E' innegabile che un uomo giovane che raduna decine di ragazzi impegnati in un convegno e poi spara loro addosso, a freddo e senza pietà, sia affetto da follia. Ma altrettanto innegabile è che questa strage affonda almeno in parte le radici nella rinascita di ideologie di destra, quasi sempre razziste quando non fasciste o addirittura filo-naziste, che tocca l'Europa intera e quindi anche la Norvegia.

     Nell'autunno del 2009 le elezioni politiche, a Oslo e dintorni, sono state dominate dal dibattito sulla cosiddetta "immigrazione islamica". La percentuale di musulmani sulla popolazione totale è assai ridotta (tra il 2,5 e il 3%), i musulmani sono in gran parte concentrati nella capitale Oslo e provengono quasi tutti da soli tre Paesi, Pakistan, Iraq e Somalia, quindi sono in alta percentuale dei rifugiati o dei richiedenti asilo.

     Nonostante questo, il tema è stato al centro del dibattito politico e il Progress Party di Siv Jensen, proprio sfruttando la tensione anti-immigrati, ha conquistato 3 seggi in più in Parlamento. I laburisti di Jens Stoltenberg, poi riconfermato primo ministro, hanno reagito con una campagna all'insegan della tradizionale tolleranza e apertura della società norvegese, ma il loro vantaggio in Parlamento si è drasticamente ridotto.

     Un recente sondaggio Gallup, inoltre, ha mostrato che quasi il 54% dei norvegesi gradirebbe il blocco dell'immigrazione (era meno del 49% nel 2005) e che il 48,7% considera l'integrazione degli immigrati musulmani "molto scarsa" (nel 2005 la pensava così il 36%). Mentre molti leader della comunità islamica lamentano una diffusa xenofobia e più o meno aperte discriminazioni.

     Si vedrà se la follia di Breivik si è accanita contro un raduno di giovani laburisti per caso o per un delirante ma preciso scopo "politico". Resta il fatto che l'assassino era stato per otto anni (1997-2004) membro tesserato del movimento giovanile del Progress Party e per altri tre anni (2004-2006) del partito vero e proprio. Non fu espulso ma semplicemente smise di pagare le quote di iscrizione.

     Breivik, inoltre, era un intenso frequentatore del sito norvegese di destra www.document.no e le autorità hanno ripescato diversi suoi post di carattere apertamente xenofobo. Follia, certo, ma nutrita di una precisa ideologia. Se il responsabile della strage di Oslo fosse stato un musulmano, avremmo cercato ispiratori e organizzatori nell'estremismo islamico e nella comunità islamica locale. Se l'assassino è un folle di destra e un fanatico dell'anti-islamismo, dove dovremmo cercare i suoi ispiratori?


    
     



   

Fulvio Scaglione
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Postato da dino avanzi il 02/08/2011 18:45

In effetti, la Nirestein sull'islam mi ricorda Oriana Fallaci, ma ci può stare tutto. Dobbiamo saper discernere. Dott. Scaglione la ringrazio per le sue risposte che arricchiscono il dibattito.

Postato da dino avanzi il 31/07/2011 21:34

Dott. Scaglione, mi permetto di inviarLe l'articolo di Fiamma Nirnestein.Il Giornale, 26 luglio 2011 Solo in Italia, Paese in cui tutto diventa un tentativo di dimostrare che c’è nei dintorni qualcuno da disprezzare e mettere all’indice, qualcuno a cui sei superiore, un opportunista strumentalizzatore, un pecione, un cretino, un essere moralmente inferiore, la tragica vicenda di Oslo è diventata terreno di insulti e di colpe. Io sono fra quei giornalisti, come quasi tutti quelli che hanno chiuso in orario normale, intorno alle nove, che, occupandosi da lunghi anni di terrorismo (fra i tanti, un mio pezzo fu usato il 12 settembre del 2001 dal Wall Street Journal per spiegare che cosa è, in essenza, un terrorista), aveva stavolta potuto approfondire quasi solo la parte relativa all’autobomba di Oslo; e poco ancora sapeva dell’isola, della micidiale vicenda dei ragazzi uccisi, che ha poi molto chiarito il contesto. Sull’attacco al centro di Oslo, gli elementi raccolti, fra cui la rivendicazione di Al Qaeda, quasi non lasciavano dubbi. Non voglio appesantire i lettori ripetendo quello che già sanno: nomino appena i due contingenti norvegesi in Afghanistan e in Libia; le minacce di morte di Al Zawahiri, il successore di Bin Laden; le vignette su Maometto ripubblicate (ma ve lo ricordate che l’Europa prese fuoco per quei disegni?); e soprattutto, il grande sfondo: Al Qaeda e il fondamentalismo islamico in genere hanno coperto il mondo di un numero di attentati che sfiora i diecimila. E ci ha annegato, insieme anche a gruppi sciiti, come gli Hezbollah, che ha già compiuti grandi attentati in Sud America, o Hamas, che i suoi attentati li fa in Israele, di una letteratura immensa e articolata, in cui l’uccisione di massa di innocenti, di passanti, di bambini secondo la modalità norvegese, è il comma indispensabile. La variabile dell’orribile assassino pazzo non l’avevo messa in conto, confesso; e per ora egli sembra restare un vampiro solitario, uno psicopatico stragista non prevalentemente cristiano o islamofobo, ma soprattutto psicotico, un tipo che, anche se computa 1500 pagine di delirio e scrive ai siti di estrema destra, nessuna politica sociale avrebbe mai curato la sua sete di sangue. Non mi convince nemmeno il lato oscuro delle società aperte di cui si è molto scritto citando la letteratura nordica: il lato oscuro di uno che cannoneggia ottanta ragazzini a sangue freddo sta nella sua testa, quale ne sia il contesto. Tutt'altra cosa è il terrorismo islamico, ormai ricco di una tradizione, di martiri, di convinzioni teoriche, di soldi, di organizzazione, di piani. Era logico, di fronte a un così grande attentato, pensarci. Ed ecco che il giornalista (e nel mondo sono migliaia), messo di fronte a dati già scandagliati molte volte, è giunto a conclusioni poi rivelatesi errate ma che avevano molte ragioni di essere credute: e tuttavia si è trovato di fronte a due diverse accuse, una personale, l’altra dannosa per tutti. La prima è quella di essere stato preda di una smania “frettolosa, compiaciuta e spaventosamente disinformata con cui i cantori dello scontro di civiltà hanno subito gridato alla marca islamista”. Questo l’ha scritto sul Corriere Pierluigi Battista. Ma lui, acuto analista, sa che cantore non sono, e neppure disinformata. Tutte le informazioni fino a quell’ora conducevano decisamente in quella direzione, e non in superficie. Il loro sfondo analitico l’ho rimuginato per anni: e ce n’era di che. Bali (202 morti) Madrid (191), Londra (52) Istanbul (tutte le sinagoghe 25, più altri 26), Mumbai, Algeri, Khobar, Amman e più tutti gli altri attacchi terroristi non di Al Qaeda, compresi i più di mille morti nell’Intifada in Israele. Dunque, anche la prossima volta che ci sarà un attentato mi prenderò il rischio di esaminare la pista di Al Qaeda e simili. Speriamo di chiudere il Giornale tardi. E ora la seconda questione: è insopportabile e pretestuoso che su Repubblica Bernardo Valli sostenga, esempio di un’attitudine diffusa, che la critica al multiculturalismo, la preoccupazione in particolare per una presenza islamica in Europa, abbia creato le premesse per l’impazzimento omicida. La Merkel, Cameron, che Valli biasima, e anche Frattini, che ne hanno denunciato il fallimento non facevano altro che registrare con coraggio una realtà: e che cosa, ora non si può più dire? avevamo sbagliato nel nostro modo di guardare all’immigrazione, ci siamo innamorati dei colori e dei costumi, e anche dello sfruttamento a basso costo, senza guardare se c’era quella “passione inquieta e ardente” e l’”avidità verso l’immensa preda” che Tocqueville vedeva nei nuovi immigrati in America, puntata tutta ad acquisire modernità e democrazia. Al giorno d’oggi, non è andata così. Non abbiamo verificato, contato, stabilito norme accettabili da tutti: l’immigrazione è immensa, portatrice oltre che di novità e ricchezza anche di grandi guai. Per esempio, una rinnovata oppressione della donna, il ritorno del delitto d’onore, mutilazioni genitali, famiglie poligamiche (a Parigi ci sono più di 200mila persone che ne fanno parte), una crescita smisurata di popolazione che ha usi e costumi che cambiano per sempre il modello di vita maturato in secoli, che creano paura nelle classi più deboli. In Norvegia nel 2047 la popolazione musulmana avrà pareggiato quella locale, difficile pensare che su questo dato si possa fare uno sbadiglio. In più, c’è un Islam religioso con cui si convive pacificamente, ce n’è uno politico e conquistatore. Esso non ha intenzione di accettare la nostre scelte di vita. Lo scrittore Bruce Bawer, omosessuale che dagli USA aveva scelto Oslo dove la società aperta gli consentiva di vivere una vita più tranquilla, da tempo teme di uscire col suo compagno per via delle aggressioni di gruppi omofobi stranieri. Le classi delle elementari in Norvegia dovrebbero includere ciascuna fino a quindici bambini immigrati contro cinque bambini locali, e i quindici giungono a scuola spesso senza sapere la lingua. E’ un problema questo? Altroché. Dimostra che l’integrazione se dilaga è un difficile affare e che ci siamo comportati leggermente? Sì. Dimostra che io, parlandone qui sto fomentando l’odio di qualche orribile mostro nascosto nei dintorni? Chi osa sostenerlo, lo denuncio.

Risposta di: Fulvio Scaglione (vice direttore FC)

Caro Avanzi,
grazie per il contributo che, come vede, mettiamo anche in rete. Le dirò, non amo la Nirenstein e trovo quasi sempre pretestuose le sue argomentazioni. Anche in questo pezzo, che consta di due parti. La prima è un'isterica difesa del fatto di aver sbagliato ad attribuire agli islamici la strage di Oslo. Un errore che abbiamo fatto in molti, sulla base delle prime informazioni, ma che alcuni hanno fatto più volentieri e con meno misura di altri.
La seconda parte è la stantia ripetizione di un sacco di verità e luoghi comuni, mescolati in un frullato di cui non si distinguono più gli ingredienti. Lei direbbe che oggi, in Europa, le mutilazioni genitali siano un problema prioritario? Sono un fatto terribile, allucinante, da stroncare, ma a parlarne così pare che non si faccia altro. Tanto per dirne una. E poi: nel 2047 la popolazione islamica, che oggi è il 2,5% del totale, dovrebbe eguagliare quella non islamica in Norvegia? E chi lo dice?
E' una sbobba che ci rifilano da dieci anni e che ha sempre avuto legami discutibili con la realtà.

Postato da dino avanzi il 31/07/2011 17:08

Egr. dott. Scaglione, Lei sicuramente avrà letto l'articolo di Fiamma Nirestein:" Se il multiculturalismo arriva al Fallimento", pubblicato dal Giornale, mi sembra in data 26/07/11, si tratta di un articolo che mi sento di condividere. E' invece intorno alla definizione di folle che nutro diverse perplessità: allora anche Adolf Hitler, Martin Borman, Reinhard Heydrich, Adolf Eichmann erano folli ? Mi chiedo allora se tutti quei soldati, della Wehrmacht e delle SS , che hanno partecipato al genocidio ebraico erano tutti folli? Non sono uno storico o un professore di storia, quindi non vorrei trattare certi argomenti in modo troppo semplicistico, ma penso di non dire un eresia sostenendo che Hitler, e in particolare il Nazismo, sono saliti al potere attraverso pubbliche e libere elezioni. Se si tratta di folli o psicopatici, si tratta comunque di persone che sono state in grado di manipolare milioni e milioni di cittadini.

Risposta di: Fulvio Scaglione (vice direttore FC)

Gent. sig. Avanzi,
non ho letto l'articolo che Lei cita. Non posso quindi contestarlo, anche se sarei curioso di sapere in che modo il concetto di "multiculturalismo" si possa applicare a un Paese, la Norvegia, in cui i musulmani sono solo il 2,5% della popolazione. Quanto al resto: personalmente non dubito che Breivik sia un folle, mentre non sono folli molti di quelli che da anni diffondono, magari con un pizzico di eleganza e di furbizia in più, le idee che hanno nutrito la sua follia. Il "caso Borghezio" è indicativo, ma l'Italia è piena di giornalisti che ragionano come lui.
Saluti

Postato da RT57 il 25/07/2011 00:33

Mi sembraba incredibile che nessuno si sia accorto che armti ed esplosivi in grande quantità non petessero far male ! Il limite dell'occidente è quello di pensare che la tolleranza o le ideologie non verificata sul campo reale non possono far male.

Postato da Franco Salis il 24/07/2011 22:30

Ribadisco che il folle manda sempre segnali di aiuto,non sempre o quasi mai comprensibili,perché usa un linguaggio diverso dalle persone normali. Pensate quanto può essere difficile interpretare una richiesta di aiuto con un calcio agli stinchi. Anche in questo caso, mi suonano strani alcuni aspetti: il personaggio proprio non aveva dato segnali? L’appartenenza a un partito violento non è di per sé un segnale. La xenofobia intesa come “a fore de ball” non può essere intesa come segnale,semplicemente come strumento di conservazione dei propri privilegi acquisiti con mezzi legittimi o illegittimi. Per quanto riguarda l’esclusione della provenienza islamica, significa solo che abbiamo più fronti “nemici”.Oltre agli islamici (a parte quelli dormienti) che vogliono annientare gli infedeli,ci sono anche i "cristiani" fondamentalisti:termini di per sè in contraddizione E ciò non può certamente essere confortevole. Insisto inoltre sul fatto che di fondamentalismo esiste anche la componente cattolica. Fra l’altro in Italia abbiamo un soggetto che è estremamente pericoloso perché in lui convivono due fondamentalismi in conflitto fra loro. Non faccio nomi perché intanto si sa chi è ed è meglio non fargli pubblicità. E’ sperabile che tale soggetto sia attenzionato,assieme ai suoi per fortuna pochi folli come lui. Vi sono inoltre altre organizzazioni che di fatto sono fontamentaliste: C’è chi vuole denunciare e punire chi “ha parlato male” del Papa essendo questi vicario di Cristo, (vedi la follia della denuncia di Pontifex) che differenza c’è con il mussulmano che vuole la pena di morte per blasfemia? Questa gente andrebbe tutta attenzionata,non vorrei che compissero atti delittuasi e poi ci sarà il sociologo che darà le sue spiegazioni,le dia adesso per prevenire! La figura dell’uomo disegnata dal Papa è quella relativa al momento della creazione di Dio e comunque prima del peccato. Ma la caduta ha incluso nell’uomo alcuni aspetti negativi assenti al momento della creazione:la ruberia,l’esercizio del potere,l’egoismo etc. Perciò sarebbe interessante sapere questa destra che avanza è collegata al fenomeno degli aspetti di cui sopra o è prodotto da altri elementi quali per esempio la diminuzione della sicurezza e l’incertezza dei diritti reali conquistati lecitamente. Per fare un esempio la D.C. è stata colpita oltre che (giustamente) dalla magistratura anche da quelle frange di gente laboriosa che si vedeva sempre imporre nuovi barzelli fiscali e burocratici per cui non valeva la pena di lavorare. Sotto certo sociologismo da strapazzo della scuola di Trento,si è arrivati a sostenere che il delinquente è solo vittima della borghesia e chi si difende dall’aggressione viene messo dentro per eccesso di legittima difesa. Il tutto per tutelare la classe operaia e i lavoratori in genere. Cosa dovuta, ma non attraverso questi meccanismi imposti dai sinistri* finalizzati a far ricadere la colpa sulla D.C. che era sinonimo di governo. Io non so se in Europa esista fenomeno analogo,ma temo di si. Se questa brevissima analisi è valida,è facile combattere i destri* (la lega ne è l’espressione peggiore).Basta aumentare l’offerta di sicurezza ai cittadini, la giusta e certa pena (per carità non si usi il terribile aggettivo “esemplare”) a chi la attenta, il tutto condito con attività di prevenzione primaria quale l’educazione, come intesa da Don Virginio Colmegna. Strutture di detenzione diversificate idonee a conservare la dignità umana degli ospiti. Si dice che la Norvegia abbia già tutto questo,ma ne siamo proprio sicuri? Oppure si ritiene tale perché noi abbiamo un metro molto più corto?Non è che il benessere raggiunto abbia annebbiato le pur generose iniziative a favore dei poveri? *termini usati al tempo della D.C.

Postato da dino avanzi il 23/07/2011 20:19

Un articolo apparso questa mattina in home page, sempre a firma di Fulvio Scaglione, accreditava la pista islamica mentre adesso emerge un altra verità. Comunque,se Anders Breivik è un folle, si tratta di un folle ben organizzato.

Risposta di: Fulvio Scaglione (vice direttore FC)

Caro Avanzi,
Lei ha ragione e non ho problemi ad ammetterlo. Anzi: i problemi ce li ho ma che devo fare? Sono incorso in un tipico infortunio del mestiere: dovendo intervenire a caldo, mi sono fidato di ciò che "sembrava". Come gran parte della stampa mondiale, ma questo non assolve.

Sulla questione del folle: non erano folli anche i ragazzi di origine pakistana, perfettamente inseriti nella società inglese, con amici e vicini di casa inglesi, abitudini inglesi, scuole inglesi, che nel 2005 si fecero saltare nella metropolitana di Londra? Certo che lo erano. Ma avevano una follia nutrita di determinate idee. Credo che il discorso valga anche per Breivik. Uno che uccide a sangue freddo decine di ragazzi è di certo un folle. Ma le sue idee erano quelle di una destra folle che circolano, purtroppo, in tutta Europa. Vorrei ricordare, come ho fatto stamattina alla Radio Vaticana, che Breivik era stato per dieci anni regolarmente iscritto con tassera al Progress Party, il partito che alle elezioni politiche è diventato il secondo di Norvegia proprio pigiando sul pedale dell'islamofobia. In un Paese dove i musulmani sono il 2,5% della popolazione...

A presto

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