22/11/2011
L'opinione pubblica pakistana ha reagito con incredula insofferenza e fantasiosa ironia all'ennesima misuria censoria del governo. L'Autorità per le telecomunicazioni pakistane (PTA) ha imposto alle compagnie telefoniche di bloccare i testi degli sms che contengono parole ed espressioni considerate "sconvenienti". All'ordine ha allegato una lista che comprende 1.109 termini in lingua inglese, e 586 nell'idioma locale (urdu), e ha dato alle compagnie 7 giorni di tempo per rendere effettiva la disposizione.
Tra le parole censurate molti termini sessuali, o pseudo tali, come “penetrazione”, “preservativo”, e “lingua”. Naturalmente, non potevano mancare “gay”, “lesbica” e “omosessuale”, mentre il termine “masturbazione” è stato inserito nella lista con un errore, per cui, se scritto correttamente, potrà ancora circolare, sempre che le autorità non rimedino alla propria gaffe. Ma la lista comprende anche espressioni di uso comune e apparentemente innocue come "idiota", “tampone”, "faro", "porta sul retro" e "taxi".
Sconcertante, infine, il divieto di digitare nei propri messaggi il nome di "Gesù Cristo", così come quello di “Satana”. La grottesca e draconiana disposizione si appella a una legge del 1996 che vieta di usare le telecomunicazioni per divulgare informazioni «false, costruite, indecenti o oscene», e che prevede restrizioni sulla libertà d'espressione «nell'interesse della gloria dell'Islam».
Ci si chiede sotto quale di queste categorie il nome di Gesù Cristo sia rientrato, per finire nella lista nera.
La censura in Pakistan ha una lunga storia, che va dalla pubblica fustigazione dei giornalisti negli anni '80, alla recenti chiusure di FaceBook e YouTube. In seguito alle furibonde proteste suscitate dalla manovra, i due siti sono stati riaperti, ma restano tuttora sotto il rigido e severo controllo dei censori di Stato.
Marta Franceschini