Palermo, una città alla deriva

Il capoluogo siciliano, lacerato da una crisi economica gravissima e dalla disoccupazione, è una bomba pronta a scoppiare. Che sogna l’arrivo di un nuovo sindaco.

02/05/2012
Manifesti elettorali per le amministrative (Foto e copertina Palazzotto).
Manifesti elettorali per le amministrative (Foto e copertina Palazzotto).

Palermo cerca un sindaco liberista e licenziatore di precari ma lo vuole anche statalista e difensore del posto fisso, nemico di carrozzoni clientelari ma protettore di famiglie, caposquadra illuminato ma anche distributore di incarichi per peso elettorale. E mentre il bilancio è a zero e dal 30 aprile non c’è nemmeno un euro per pagare i 1.800 della Gesip sull’orlo del fallimento, le altre aziende comunali hanno migliaia di esuberi ma la raccolta immondizia lascia discariche per le strade, i bus passano senza orario, l’83 per cento degli edifici scolastici non ha certificato di agibilità, i negozi chiudono e licenziano, il 38 per cento dei giovani non studia e non lavora. A Palazzo delle Aquile il commissario del Comune Luisa Latella fissa al 4,8 per mille l’imposta sulla prima casa e al 9,8 quella sulla seconda, aumenta la tassa per la raccolta rifiuti ma il presidente degli industriali Alessandro Albanese dice alt: «La pressione fiscale è al massimo, non c’è più nulla da aumentare ». Ci sono ondate di cortei davanti alla sede del commissario. Quando arriva in bilancio la cifra di un milione e mezzo per la Gesip – che basta per pagare solo nove giorni di stipendio ai 1.800 lavoratori dell’agenzia di servizi per l’occupazione – i precari dichiarano guerra: «Non ci faremo licenziare, il commissario chiami l’Esercito».

La protesta dei lavoratori della Gesip, società per lo sviluppo dei servizi a favore dell'occupazione del Comune di Palermo e l'Agenzia del lavoro (foto Palazzotto)..
La protesta dei lavoratori della Gesip, società per lo sviluppo dei servizi a favore dell'occupazione del Comune di Palermo e l'Agenzia del lavoro (foto Palazzotto)..

Le misure di prevenzione del Tribunale mandano in soggiorno obbligato due dei capipopolo, socialmente pericolosi. Palermo è una bomba amministrativa pronta a scoppiare che sogna un nuovo sindaco. Lo sceglierà fra nove uomini e due donne che si collocano sui fronti opposti della rabbia e dell’amore: Rossella Accardo del Movimento dei Forconi e l’ex vicesindaco centrista Marianna Caronia (lista Amo Palermo). Fra i nove uomini c’è il professore che Palermo l’ha già fatta sognare tanti anni fa come capitale dell’antimafia, Leoluca Orlando (Idv, Rifondazione, Verdi). Vi è poi un trentenne allievo dell’affabulazione politica di Orlando ma in rotta con il maestro: è Fabrizio Ferrandelli sostenuto dal Pd. E poi c’è l’imprenditore che evita i comizi e fa solo aperitivi, Giuseppe Mauro (Adc di Francesco Pionati). Massimo Costa, 34 anni (Pdl, Udc e Grande Sud) è un rivoluzionario dei tagli alla politica: «Se sarò sindaco non ci sarà nemmeno un’auto blu, né bianca né rossa, si andrà al lavoro come fanno tutti i cittadini con la propria auto. A tutti quelli che lavorano con me regalerò una bici, con i colori della città, giallo e rosso, e la pagherò io». E ancora: Riccardo Nuti del Movimento cinque stelle, l’imprenditore Tommaso Dragotto, l’ex operaio del Cantiere navale Gioacchino Basile, Marco Priulla del Partito comunista dei lavoratori e Alessandro Aricò, 37enne di successo, 16 mila preferenze alle ultime regionali, sostenuto da Fli, Api ed Mpa, il Movimento del presidente della Regione Raffaele Lombardo. Si giocano il futuro della città, ascoltando le parole del cardinale Salvatore Romeo sul «decadimento economico e sociale di Palermo» e il suo appello accorato: «Basta con il voto clientelare, date fiducia ad amministratori che agiscono nella legalità, equità e solidarietà».

Ma chi si gioca tutto è il Partito democratico. Affronta a Palermo il suo test nazionale, «la madre di tutte le battaglie» per il vicesegretario Enrico Letta: «Se vinciamo a Palermo con Ferrandelli vinciamo in Italia». E sempre a Palermo si deciderà chi vince all’interno del Pd: la metà del partito che sta nel Governo regionale di Raffaele Lombardo, il presidente che ha già annunciato le dimissioni perché sotto richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Oppure l’altra metà del Pd che definisce Lombardo «scientificamente clientelare». In posizione “assolutamente equidistante”, commercianti e artigiani cercano la concretezza. «Non crediamo al sindaco mago, non esiste l’uomo che salva Palermo»: il presidente di Confcommercio e della Camera di commercio Roberto Helg crede «in una squadra. Per la città che è allo sfascio serve un sindaco intelligente e preparato che scelga buoni tecnici lontano dalle spartizioni politiche e dal clientelismo, un coordinatore».

E se i commercianti voteranno un bravo caposquadra, gli industriali, con il presidente Alessandro Albanese cercano qualcuno che punti sulla produttività, «ci vuole un atto dovuto nei confronti dei conti, in modo che si possa licenziare nel pubblico impiego così come è possibile con i lavoratori del settore privato ». E gli industriali fanno circolare una domanda ai candidati: «Dove troverete le risorse per pagare gli stipendi a tutti se non liberalizzate le aziende comunali?». Scendono in campo anche i ragazzi di “Addio pizzo“ e “Libero futuro” contro le estorsioni subite in silenzio, per strada ci sono i manifesti e gli appelli al presidente Napolitano, «la nostra battaglia è per la qualità del consenso», spiega Daniele Marannano, «abbiamo serie difficoltà a convincere commercianti e imprenditori a denunciare i loro estorsori e la criminalità organizzata se dall’alto, da chi rappresenta le istituzioni della città, non vengono modelli di comportamento esemplari».

Giovanni Sollima è un violoncellista e compositore palermitano ai vertici internazionali della musica, «parto e arrivo e trovo una città che ha tutto, arte, cultura, sentimento, positività, intraprendenza, occorre solo riaccenderla: ci sono state buone esperienze in passato, di ampia popolarità, basta completare le esperienze interrotte, non può essere un trauma ridestare la città con una guida sensibile e creativa». Palermo alla deriva cerca la svolta, mentre gli estremi sociali, umani e imprenditoriali della crisi vedono anche il tentato suicidio di una commessa di 34 anni, licenziata, salvata dai poliziotti quando stava per lanciarsi da un precipizio del Monte Pellegrino. E la strana e disperata imprenditoria di chi guarda ovunque e trova nel posteggio l’affare sicuro. Tutta la città è divisa in zone di competenza rigide, sono al lavoro migliaia di abusivi, gli ultimi arresti a Borgo Vecchio: una famiglia cancella tre strade, disegna i confini del parcheggio con mattoni e tettoie e incassa quattromila euro al mese.

Delia Parrinello
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