02/03/2012
Un momento della manifestazione per il lavoro e la legalità di Palermo (Foto del servizio: Ansa).
Miracolo a Palermo: imprenditori e operai uniti nella lotta. Non è un film, ma la realtà di quanto avvenuto lungo le strade del capoluogo siciliano. L’imponente Marcia per il lavoro, lo sviluppo e la legalità, infatti, ha accomunato un popolo assai variegato di manifestanti e tutte le categorie sociali e produttive: gli industriali e i sindacati, i commercianti e i commessi, le cooperative e gli agricoltori, gli artigiani e gli studenti.
Tutti uniti contro la crisi economica, contro la disoccupazione e contro la mafia. Tutti insieme per il diritto al lavoro e per il progresso sociale ed economico. Riscaldati da un tiepido sole primaverile, oltre 20 mila manifestanti, provenienti da tutta la Sicilia, hanno invaso pacificamente il centro residenziale di Palermo, da Via Libertà a Piazza Massimo, da Piazza Croci a Via Ruggero Settimo. Fianco a fianco sfilavano le bandiere dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) e gli striscioni degli imprenditori (Confindustria e Confapi), le sigle degli artigiani (Cna, Confartigianato, Clai e Casartigiani) e il mondo agricolo (Cia e Confagricoltura), le associazioni dei commercianti (Confesercenti e Confcommercio) e il mondo delle cooperative (Legacoop, Unicoop e Confcooperative).
Nel corteo erano presenti gli studenti medi e universitari, nonché le associazioni antiracket e antimafia (da “Libera Sicilia” ai giovani di “Addio Pizzo” fino all’organizzazione “Libero Futuro”). Alla manifestazione hanno partecipato anche alcune Diocesi siciliane (Siracusa, Agrigento e Ragusa) e la Caritas, per manifestare la solidarietà del mondo cattolico nei confronti dei lavoratori e dei disoccupati. In piazza anche i dipendenti di alcuni colossi del commercio palermitano in crisi, come Grande Migliore, e i lavoratori precari della Gesip (una vera e propria “polveriera sociale” pronta ad esplodere).
Tra gli striscioni, uno dei più duri recitava così: “Un padre non istiga al suicidio. Lo Stato sì”. Sul palco allestito in Piazza Massimo, gli attori Salvo Piparo e Costanza Licata hanno raccolto le storie di ordinario disagio quotidiano da parte di lavoratori, precari, disoccupati e famiglie. Il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Michele Pennisi, ha inviato un messaggio di solidarietà ai manifestanti, auspicando che le Istituzioni “non sottovalutino la grave crisi economica che potrebbe degenerare in rivolta sociale”. Monsignor Pennisi si è augurato che “la solidarietà prevalga sul tornaconto e che la giustizia prevalga sull’illegalità”.
Mariella Maggio, leader della Cgil siciliana, ha auspicato “lavoro, sviluppo e unità del Paese, non certo separatismi o secessioni, chiedendo al Governo nazionale di attivarsi per colmare il divario Nord-Sud e al Governo regionale di accelerare la spesa dei fondi comunitari”. Il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, ha parlato di sinergia tra sindacati e imprese “per una Sicilia produttiva”, contro “l’assistenzialismo e il clientelismo”. Il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernavà, invece, si è appellato direttamente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Premier Mario Monti, affinché risolvano i problemi della Sicilia “ultima regione d’Italia, dove esiste una distanza enorme tra la politica e la società reale”.
Secondo Claudio Barone, leader regionale della Uil, infine, “è necessario cambiare il modo di affrontare la crisi. Senza ammortizzatori sociali, infatti, centinaia di famiglie sono in difficoltà, mentre i nostri giovani vivono il dramma del precariato”.
Pietro Scaglione