03/04/2013
Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani.
Ormai dentro il Pd siamo ai ferri corti. Mentre Pier Luigi Bersani insiste nel costruire un asse con Beppe Grillo, arrivando a dire che è disposto a mettersi da parte pur di raggiungere l'obiettivo, i renziani premono per un Governissimo che includa anche il Pdl. L'offensiva è già scattata, complice l'impasse in cui si trova il presidente del Consiglio incaricato e il "flop" della cosiddetta commissione di saggi (ridimensionati in queste ore a "consulenti"). Matteo Richetti, fedelissimo del sindaco di Firenze, chiede un rapido cambio di rotta: chiusura della trattativa con il M5S (sempre che la si possa chiamare trattativa) e un'intesa rapida per un governo “di scopo”.
Poi scende in campo (dal palco del convegno della Cgil di Firenze dedicato ai 120 anni della locale Camera del lavoro) lo stesso Matteo Renzi: “Stiamo vivendo una situazione politico-istituzionale in cui stiamo perdendo tempo”. Lo sfidante di Bersani alle primarie si dice pronto a rispondere a un “mondo che ci chiede di correre a velocità doppia". Per Renzi "il tempo è scaduto: tante imprese sono sull’orlo della fine”. Insomma: è disposto apertamente a scendere in campo. Dentro il partito intanto i malumori si moltiplicano. Poche ore dopo l'esternazione renziana, un altro segnale, direttamente in Parlamento, con la presentazione di un disegno di legge per eliminare interamente i rimborsi elettorali, presentato da un gruppo di senatori vicinissimi al rottamatore. Ma i bersaniani rispondono che la mossa dei renziani “non rappresenta la linea del partito”, come spiega il tesoriere Antonio Misiani.
Se il Centrosinistra è all’impasse, anche nel Pdl i motori sono spenti. Il vertice convocato in gran segreto ad Arcore non ha risolto granché. Anche nel partito del Cavaliere si registra lo stallo. Berlusconi teme di rimanere nell’angolo nel caso i grillini arrivassero a un accordo con Bersani. A quel punto, addio intesa sul Quirinale e addio elezioni anticipate (“e noi finiremmo in balia dei giudici che vogliono farmi fuori”, ha commentato Berlusconi). Al momento non rimane che confermare la manifestazione del 13 aprile a Bari. In attesa di mosse risolutive, meglio tener desta la piazza.
Francesco Anfossi