Pensioni, diritto di mugugno

Lavoreremo fino ai 65 anni e oltre. E' una riforma inevitabile, ma è troppo chiedere anche entusiasmo a chi la subisce.

09/12/2011
Emma Marcegaglia.
Emma Marcegaglia.

    Da un giorno all'altro ci è cambiata la vecchiaia. Con la riforma delle pensioni, sappiamo dove passeremo gli anni dopo i 60: al lavoro. I quarantenni di oggi devono prepararsi a rimanervi fin oltre i 70. Rappresenta pur sempre una certezza sapere che lo Stato ci programma la vita dalla culla alla tomba, ma avremmo preferito mantenere qualche autonomia in più per le decisioni personali.

    Tutti i mutamenti politici e sociali sono preceduti e accompagnati da operazioni culturali, nel corso delle quali i varii opinion maker spiegano che il rivolgimento è inevitabile e necessario, come e perché non avremmo potuto farne a meno e che, alla resa dei conti, il mondo nuovo che ne emerge è il migliore dei mondi possibili. La riforma delle pensioni che ci è toccata adesso si svolge naturalmente in questo solco.

    A denti stretti, ascoltiamo che l'Italia rischierebbe il default senza i sacrifici di tutti noi, e incassiamo le spiegazioni di chi ne capisce di macroeconomia. Sappiamo che gli anziani aumentano e costano allo Stato in sanità e pensioni, vediamo che i giovani produttori di reddito diminuiscono, e due conti collettivi riusciamo a farli.

    Capiamo, abbozziamo, finché non ci viene implicitamente richiesto un consenso entusiastico. Finchè non sentiamo la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia affermare soddisfatta che ora abbiamo il sistema pensionistico "migliore" d'Europa, o il filosofo e politico Massimo Cacciari sbottare irritato che, con una vita media arrivata a 80 anni e più, non è neppure ipotizzabile la pensione per i sessantenni.

    E allora, diciamolo: a 60 anni, dopo un quarantennio di vita produttiva, si è logorati. Da reumatismi e forze calanti, da frustrazioni e doveri accumulati. A ridosso di quell'età fatidica si inizia a desiderare la pensione, per recuperare riposo e libertà, anche quando non si svolgono i lavori ritenuti usuranti. Prendiamo per esempio le insegnanti, da quelle di asilo nido alle fasce successive. Davvero crediamo che a 65 anni, in età abbondantemente da nonne, siano nelle condizioni di fisico e di spirito ideali per educare piccoli terremoti o adolescenti irrequieti?

    Di solito si continuano volentieri e per tutta la vita i lavori appaganti, indipendenti e ben remunerati. Quelli che non svolge la stragrande maggioranza della popolazione. Se poi qualcuno ci spiega che lavorando avremo una vecchiaia migliore, rispondiamo con il diritto al mugugno. Quel tipo di contratto che, secondo la tradizione, a Genova assegnava ai marinai paghe più basse ma il diritto a lamentarsi: lo sceglievano in moltissimi. Così, noi andremo incontro alla nostra vecchiaia lavorativa e produttiva mugugnando che non ci piace neanche un po'.

Rosanna Biffi
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Postato da CASACCA il 12/12/2011 13:58

Buongiorno sono una "precoce" avendo iniziato a lavorare a 15 anni nel '72. Oggi a 54 anni ho maturato ben 39 anni di contributi e di duro lavoro: 14 anni in fabbrica e i restanti in ufficio a registrare dati... Pensavo di andare in pensione nel 2012 ma ora come buonuscita avrò ancora ben 8 anni di lavoro e se mi ritiro con i 41 anni e un mese verrò severamente penalizzata con ben il 12% in meno di assegno pensionistico.... forse arriverò a mille euro...Del resto so che in parlamento sono depositati vari disegni di legge per l'eutanasia... non è che ci aspetterà anche la beffa di arrivare a 80 anni e vederci proporre la "soluzione finale" pagata e suggerita dallo stato per risparmiare sui costi?

Postato da CZAR il 11/12/2011 22:59

A proposito di diritto di mugugno, trovo veramente fantastica l'idea di non pagare più in contanti le pensioni superiori a 500 euro, costringendo quasi tutti i pensionati, compresi gli ultraottantenni, ad aprire un conto corrente bancario, munito di relativa carta di credito, ove accreditare mensilmente la pensione. E' chiaro che la stragrande maggioranza dei malcapitati, spinti dalla necessità del vivere quotidiano, il giorno successivo all'accredito si recherà allo sportello bancario per riscuotere IN CONTANTI quanto gli è stato versato sulla carta. Qual'è l'utilità di questa manovra oltre naturalmente agli svariati vantaggi che ne trarranno le banche e che non sto ad elencare ma che vi assicuro essere numerosi ? Aggiungo per finire che alle banche ed alle assicurazioni sono state riservate le stesse agevolazioni ( 20% anzichè 60%) nella revisione degli estimi catastali previste per le associazioni senza fini di lucro ( sic! ). A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, diceva un tale......

Postato da ironyman il 10/12/2011 17:54

Riguardo all'operazione culturale portata avanti dagli opinion maker, non mi sembra, avendo anche la possibilità di testare gli umori di tanti colleghi prossimi alla pensione, che abbia colto nel segno. La capacità degli opinion leaders di fare da apripista ai cambiamenti culturali è messa alla prova quando si tratta di cambiamenti dolorosi. Oggi più che mai, posto che i supposti cambiamenti non conducono ad un progresso civile e che per trovare dei veri opinion leaders, seri, autorevoli e credibili bisogna cercarli con la lucerna. In giro si vedono solo prezzolati che fanno da megafono al potere. Forse dovremmo dar ragione a Wilde quando affermava che il malcontento è il primo passo verso il progresso ed a Proust secondo cui Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi.

Postato da ironyman il 10/12/2011 17:17

Confesso che la discussione sui meccanismi con i quali si andrà in pensione non mi entusiasma in quanto, pur nella vaghezza della riforma (che non mi sembri tracci una linea di rottura col passato) ho maturato già alcune certezze. La prima è che se già prima il sistema era più o meno in equilibrio (dati INPS), ciò vuol dire che con questa riforma si farà cassa andando a gravare soprattutto sul groppone dei pensionati con trattamenti bassi. Inoltre, quando sarà a regime a nessuno converrà andare in pensione prima dei 67 anni, tranne quelli che potranno contare su altre risorse e quelli che godranno di trattamenti decorosi (dunque una percentuale molto bassa). Che ciò possa apportare vantaggi all'intero sistema economico lo vedremo. Io una mia convinzione già ce l'ho ma mi auguro che gli eventi furturi la smentiscano. E' una politica miope quella che fa le riforme guardando solo ai risparmi diretti. A volte gli oneri indiretti possono rivelarsi ben più consistenti. Questa riforma non tiene conto del ruolo sociale dei "pensionati" all'interno della famiglia allargata e nella società e credo siano state anche sottovalutati i riflessi sull'occupazione giovanile. Ma a mio modo di vedere gli effetti più deleteri si produrranno nel tessuto sociale giacchè il già diffuso sentimento di antipolitica trarrà da essa nuova linfa e la radicalizzazione delle differenze sociali ed il senso generale di ingiustizia che pervade la società, alla fine mineranno alla base la sua stessa coesione. Io sono dell'idea che certe scelte non devono essere solo giuste e giustificate dalla necessità di reperire risorse (ammesso che questi obiettivi siano conseguiti) ma devono soprattutto essere opportune. E non sempre scelte giuste sono anche opportune. E questo decreto salva-Italia nella sua formulazione,(giacchè nessuno osa contestare l'entità dei saldi) non è nè giusto e men che meno oppportuno. E forse anche Monti era convinto di questo altrimenti non avrebbe sentito la necessità di richiamarsi al pincipio di equità. Il fatto è che la capacità di persuasione dei politici dopo un ventennio di politica-pubblicità si è affievolia ed obiettivamente Monti non possiede le virtù del piufferaio magico, nè le lacrime spontanee o meno, possono ingenerare un effetto placebo. Detto questo, ci sarebbe da farsi molte domande su certe forme di emotività in politica ma il discorso sarebbe molto complesso ed alla fine finirebbe per annoiare. A me le lacrime inteneriscono, e mi piacerebbe pensare che prima o poi a cattuare il proscenio della attualità politica, a irrompere sulle pagine web e sugli schermi di tutto il mondo, siano le lacrime sgorganti dalle facce smunte e disperate dei pensionati italiani che vivono con pensioni da sussistenza e che non hanno visibilità nemmeno su FC impegnata a rincorerre i paradossi sentimentali dei potenti di turno anzichè accendere una discussione seria sul perchè anche le lacrime non sono uguali o sul significato di povertà. Le reazioni che le misure anticrisi hanno suscitato nei lettori di FC, mi hanno rafforzato nella convinzione che occorre tornare a fare una discussione seria sulla povertà e su quale sia la soglia di sofferenza che una società evoluta e giusta e soprattutto "cristiana" può tollerare. Senza retorica e senza inganni.

Postato da M.Gianni il 10/12/2011 15:50

La Signora Marcegaglia è contenta della manovra: Adesso ci vuole spiegare perchè le aziende quando fanno le riorganizzazioni e le ristrutturazioni mandano a casa tutti quelli che hanno più di 50 anni ? E dove li mandiamo dopo ? Per fare una manovra del genere non servivano i professori della Bocconi, però è altrettanto vero che la maggioranza al parlamento è sempre quella, per cui non avrebbero mai fatto passare una patrimoniale o una "vera" lotta all'evasione.

Postato da dino avanzi il 10/12/2011 13:06

Sig. piemme49 si è molto parlato delle lacrime della ministra Fornero in diretta, ma il vero problema non è se siano sincere o meno. Personalmente ritengo che non abbiano senso, se non è in grado di reggere il proprio ruolo ( soprattutto in un contesto del genere) è meglio che vada a fare dell'altro.

Postato da luca anedda il 10/12/2011 12:45

Il problema più grosso(un incubo),è di coloro che il lavoro non ce l'hanno più. Chi è stato posto in cassaintegrazione / mobilità, a seguito di ristrutturazione aziendale, o peggio ,chiusura dell'azienda,si trova a seguito della riforma nell'impossibilità di raggiungere i requisiti minimi per andare in pensione.Pertanto ,senza lavoro e senza pensione,dovrà fronteggiare un periodo senza nessun reddito.E con scarse possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro,a causa dell'età.Una condizione comune a migliaia di lavoratori:Telecom,Alitalia,Fiat,Fincantieri,sono solo alcune delle grandi aziende che hanno generato migliaia di questi lavoratori ,che ora si ritrovano nella disperazione.

Postato da masperi.umberto@yahoo.it il 10/12/2011 11:24

Ogni scelta ( in questo caso"imposizione" politica ha un significato e qualifica chi opera la scelta. La riflessione critica della signora Rosanna ( "E allora, diciamolo: a 60 anni, dopo un quarantennio di vita produttiva, si è logorati..." ecc), qualifica la signora come chi è convinto che LA PERSONA viene PRIMA DI TUTTO. Le giustificazioni ( dei signori Marcegaglia ,Cacciari - bel filosofo! io lo sono meglio - e dei politici - oggi anche dei super esperti bocconiani del decreto Monti ) li qualificano come COLORO che sono convinti che l'ECONOMIA viene prima di tutto. Caduto il muro di Berlino,crollati gli imperi del Comunismo, questa priorità del fattore economico sulla persona ce ne fa fedeli epigoni eredi continuatori, ma da ZOMBI. Peggio : da impostori, se continuiamo a ritenere il pensionamento come causa principale del deficit, spese statali. Quando gli uomini politici alla Berlusconi ( ricordate la vittoria sul cancro? ed il cancro del San Raffaele è esploso con le metastasi che nessuno vedeva prima !) saranno in grado di rallentare il processo di senescenza delle nostre cellule, del nostro organismo ( argomento valido, non come l'innalzamento dell'età della nostra umana dipartita) allora avrammo tutte le ragioni sugli interventi, per le pensioni , alla... Marcegaglia,Cacciari - divenuto scienziato, qualifica che gli manca,oggi - , Monti ... degni di quell'asilo nido, dove mi pare di capire ha a che fare la signora Rosanna.

Postato da dino avanzi il 10/12/2011 09:15

Riprendo:" Rappresenta pur sempre una certezza sapere che lo Stato ci programma la vita dalla culla alla tomba, ma avremmo preferito mantenere qualche autonomia in più per le decisioni personali". Esiste un'alternativa? Quale? Abolire la previdenza obbligatoria?

Postato da giorgio traverso il 09/12/2011 17:56

Il mio pensiero,è che questi emmeriti proffessori,non si sono sforzati troppo.Oppure come è sèmpre successo,hanno preso la strada più corta.Come sanno tutti ,ci sono diversi tipi di lavoratori,c'è anche chi è andato a lavorare molto presto,e chi ha dovuto lavorare senza contributi.Quando poi si parla di equipararsi all'Europa,si dimenticano,che un operaio tedesco guadagna il doppio di quello italiano.Per ultimo una domanda,come possiamo crescere,se la gente ha sempre meno soldi da spendere? giorgio traverso

Postato da piemme49 il 09/12/2011 16:46

A proposito delle lacrime in diretta del ministro mi permetto una semplice osservazione: forse erano sincere, ma come mai non ha pensato che era meglio aumentare di due o tre punti percentuali l'IRPEF dei ricchi sopra i 75.000 piuttosto che negare il parziale recupero dell'inflazione ai poveri pensionati che con 500 o 1000 o anche 1400 euro al mese sono costretti a fare letteralmente la fame? Ho proprio l'impressione che erano lacrime di coccodrillo perchè loro, come quelli che li hanno preceduti e quelli che, purtroppo li seguiranno, la pancia ce l'hanno piena e non conoscono nè capiscono cosa significa vivere con 20 o 30 euro al giorno. E' necessario continuare a difenderla la famiglia anche ora che Berlusconi è caduto.

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