04/06/2011
I due candidati Keiko Fujimori e Ollanta Humala.
L'ultima
è stata Dilma Rousseff in Brasile. Ora, anche il Perù potrebbe inserirsi nella lista
dei Paesi sudamericani che scelgono una donna come presidente. In
questo caso, però, si tratterebbe di una donna molto discussa e
controversa: su Keiko Fujimori, 35 anni, candidata della destra al
ballottaggio per le elezioni presidenziali del 5 giugno, incombe
l'ombra nera del famigerato padre, Alberto Fujimori, ex presidente
peruviano - di origine giapponese - dal 1990 al 2000, in carcere per
corruzione e violazione dei diritti umani, per la repressione
perpetrata contro gli oppositori negli anni Novanta.
Convinta sostenitrice di politiche economiche liberiste, Keiko
Fujimori ha cercato di prendere le distanze dall'ingombrante
padre affermando che, in caso di vittoria, non ha intenzione di
concedere l'amnistia all'ex presidente. Di fatto, però, il legame
con Alberto Fujimori resta forte ed evidente: a partire
dall'entourage politico, che è esattamente quello del padre. In
passato, poi, dopo la morte della madre Keiko ha svolto il ruolo di
primera dama di Fujimori: è innegabile che la sua formazione
politica sia strettamente dipendente dalla figura e dalle idee del
padre.
Alle
urne la Fujimori si scontra con il candidato nazionalista di sinistra
Ollanta Humala, il 48 enne ex ufficiale dell'esercito che cinque anni
fa si aggiudicò il primo turno delle presidenziali, per perdere poi
al ballottaggio contro Alan Garcia, il capo di Stato uscente. Il suo
nome, Ollanta, nella lingua degli incas significa “il guerriero che
tutto vede”: un omaggio alla cultura indigena da parte di suo
padre, Isaac Humala, che fu il fondatore di una ideologia basata sul
nazionalismo etnico.
Scatole di cerini che ricordano i reati commessi da Alberto Fujimori negli anni Novanta.
Il boom economico, ma non per tutti
Mentre
Keiko Fujimori afferma decisa le sue idee di destra puntando sulla
lotta per la sicurezza anche con il pugno di ferro (e senza escludere
la pena di morte), Ollanta Humala, dopo la batosta elettorale del
2006, ha smorzato i toni della sua politica e assunto un volto più
moderato, ha preso le distanze dal controverso presidente venezuelano
Hugo Chavez e dal suo socialismo bolivariano e si è rivolto al
modello politico di sinistra dell'ex presidente brasiliano Lula.
Entrambi i candidati parlano di redistribuzione della ricchezza (la
Fujimori attraverso la libertà di impresa, Humala attraverso le
nazionalizzazioni). Ma i commentatori osservano che i due sfidanti,
antitetici per storie personali e idee politiche, ed entrambi poco
credibili, in realtà sono le due facce – di destra e di sinistra -
di una stessa medaglia: il populismo.
Negli
ultimi anni il Perù ha conosciuto un increbile boom economica, con
una crescita a ritmi vertiginosi attestata intorno al 7% -
addirittura l'8,7% nel 2010 - della quale ha largamente beneficiato
la classe media. Il Paese latinoamericano, però, soffre ancora una
profonda disuguaglianza sociale: dei 29 milioni di abitanti, circa il
35% vive sotto la soglia di povertà. In Perù, inoltre, l'accesso
all'assistenza sanitaria è escluso alla maggioranza della
popolazione. In pratica, le cure sanitarie sono garantite solo a chi
ha i soldi per pagare; per la popolazione più povera curarsi rimane
un miraggio. Una gran parte della popolazione si sente profondamente
delusa dalle politiche economiche portate avanti dal presidente
uscente Alan Garcia, che hanno stimolato una crescita dalla quale,
però, gli strati più poveri della società non sono stati toccati.
Ollanta
Humala punta proprio su questo malcontento nei confronti della
precedente presidenza per attirare i consensi degli strati più bassi
della popolazione, la piccola borghesia, i contadini, gli indios. Lo
scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la
letteratura 2010, molto critico nei confronti della politica in Perù,
ha dichiarato il suo appoggio a Humala, invitando la gente a votare
per il «male minore». E, insieme a un centinaio di scrittori
peruviani, ha firmato un manifesto contro la figlia dell'ex
presidente-dittatore. Di fatto, se vincesse Keiko Fujimori (che
conta sull'appoggio della grande borghesia), per molti
sarà la prova che buona parte dei peruviani ha la memoria breve, che
sono bastati pochi anni perché il Paese, o meglio una parte di esso, dimenticasse i danni e le
sofferenze dell'oscuro regime di Alberto Fujimori.
Giulia Cerqueti