25/02/2013
L'inizio dello spoglio delle schede al Liceo Alfieri di Torino (Ansa).
Uno spoglio sulle montagne russe. A urne appena chiuse gli instant poll danno in largo vantaggio al Senato il Centrosinistra di Bersani, un'ora dopo, le prime proiezioni smentiscono tutto e danno in avanti il Centrodestra. Passa qualche ora ancora e la distanza tra le due coalizioni si assottiglia fino a diventare un serrato testa a testa mentre il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo fa boom. I sondaggisti finiscono sotto accusa. Roberto Formigoni twitta sarcastico: «Già nel 2008 e poi nel 2011 avevo consigliato di cancellare la professione di sondaggista. Rinnovo l'umile suggerimento...». Come a dire, non ci azzeccano quasi mai.
«Quello che è successo nelle prime ore dopo la chiusura dei seggi non ha molta importanza», taglia corto Pietro Vento, presidente dal 2005 dell’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis, «bisogna ragionare sui dati reali che arrivano dal Viminale. Ogni istituto di ricerca ha i suoi criteri ma una cosa è certa: tutti i sondaggi avevano previsto e costantemente segnalato la forte ascesa di Beppe Grillo, da un lato, e la rimonta progessiva nelle ultime settimane di Silvio Berlusconi, dall'altro. Mi sembra che i dati abbiano confermato entrambi questi trend».
Sondaggisti assolti, dunque? «Onestamente non mi piace commentare il lavoro dei colleghi che fanno questo mestiere da tantissimi anni», risponde, «per prudenza le analisi è meglio farle sui dati effettivi. Capisco l'impazienza di tanti, ma in questi casi occorre invece saper aspettare prima di commentare».
Antonio Sanfrancesco