10/01/2012
I cartelli che annunciano l'Area C. a Milano, dal 16 gennaio.
Tira una brutta aria a Milano, e non solo per lo smog. La recessione si fa sentire, il ceto medio scivola nella povertà, la borghesia ha smesso da un pezzo di essere classe dirigente. Ad ammorbare l’aria contribuisce il cancro della mafia che ha messo radici al Nord. Giuliano Pisapia, il sindaco dell’onda arancione che con la sua vittoria su Letizia Moratti ha inaugurato una nuova stagione politica nazionale, deve affrontare tutto questo. Nel suo ufficio a Palazzo Marino sorseggia un caffè («il mio pranzo »), spegne i cellulari e premette: «Non posseggo la bacchetta magica, il rinnovamento di Milano è molto complesso, devo procedere per priorità».
– La prima qual è?
«Rendere respirabile l’aria di Milano».
– Ci hanno provato anche le altre Giunte...
«Non con un progetto organico come il nostro. Certo, l’inquinamento è un problema che riguarda tutta la Pianura Padana. Ma Milano deve dare l’esempio. Abbiamo già adottato la chiusura di due giorni del centro, le domeniche a piedi, il bike sharing, il potenziamento dei mezzi pubblici. Ma la novità è che c’è un progetto complessivo, tra cui il “teleriscaldamento”, visto che il 30 per cento dell’inquinamento atmosferico della metropoli è costituito dalle caldaie. Dobbiamo estendere questo progetto anche fuori Milano, ma è un cammino che procede con difficoltà perché non troviamo collaborazione da parte della Provincia. Intensificheremo le piste ciclabili. Ho dato rigorose direttive alla Polizia locale contro chi parcheggia sulle piste o entra nelle corsie preferenziali senza permesso. E naturalmente il piatto forte sarà la congestion charge...».
– Il pedaggio antitraffico di 5 euro per tutte le auto che entrano in centro, nella cosiddetta Area C, come a Londra. Una decisione che ha già scatenato polemiche...
«È vero, ci sono state polemiche e resistenze. Ma ricordo che la congestion charge è stata votata dal 79 per cento nel referendum ecologista. Pensiamo che possa determinare una situazione avvenuta in molte città europee: quella di un centro con una mobilità sostenibile, accompagnata da piazze e luoghi pedonalizzati e da un aumento del verde».
– Far pagare 5 euro a tutti, da chi ha una Ferrari a chi possiede un’utilitaria, non è una decisione molto equa...
«Quel 79 per cento di milanesi del referendum cui ho accennato aveva votato una tassa di 10 euro per tutti. Inoltre l’Area C è diversa dall’attuale ecopass. La finalità non è fare soldi, ma evitare il più possibile che il centro diventi un luogo dove si va in auto. Milano ha il servizio pubblico migliore di tutta Italia e i milanesi devono ricorrervi il più possibile. Tutti i ricavi della congestion charge verranno vincolati a iniziative legate alla mobilità. E questo metodo, da Stoccolma a Londra, si è rivelato giusto».
– E nel resto della città che succederà?
«Penso soprattutto alle periferie, che devono diventare delle municipalità, luoghi di aggregazione per giovani e anziani, con i propri centri, i luoghi di cultura, le biblioteche aperte anche alla sera, i consigli di zona con più poteri e più fondi. Questo presume un grosso intervento sulle case popolari. Abbiamo ridotto l’affitto del 20 per cento e le spese del 15 per cento. Certo, con questo bilancio deficitario che abbiamo trovato, ereditato dalla precedente Giunta...».
– Che progetti avete in materia di sicurezza?
«Nell’analisi dei reati ce n’è solo uno in crescita: i furti al supermercato, legati all’aumento della povertà. C’è però una sensazione di insicurezza di cui bisogna tener conto. Per questo entro giugno avremo 500 nuovi vigili di quartiere. Significa creare sul territorio quel senso di sicurezza di cui i cittadini hanno bisogno».
– Che ne è delle squadre dei vigili che rastrellavano su appositi autobus con le sbarre gli extracomunitari privi di documenti trovati in strada o alle fermate dei tram?
«Quest’iniziativa vergognosa è stata soppressa, così come tutte le ordinanze della precedente Giunta con cui venivano spente le luci della città per creare situazioni di coprifuoco. È stato uno dei miei primi provvedimenti. Erano ordinanze strumentali e spesso discriminatorie, come il divieto di vendere kebab o la chiusura anticipata dei negozi, che non servivano a nulla se non a peggiorare il senso di insicurezza».
– La Milano della precedente Giunta è stata la Milano degli sgomberi. Ne sono stati fatti più di 500. Che ne è dei campi rom abusivi ancora esistenti?
«La Corte costituzionale ha cancellato il commissario straordinario per l’emergenza. Noi chiediamo che i fondi che venivano gestiti dal commissario ci vengano dati per finanziare percorsi di reinserimento dei rom. Cerchiamo di evitare che si creino delle aggregazioni che poi diventano campi clandestini. Se accade, andiamo alla ricerca di accordi con gli stessi capi rom, per arrivare a soluzioni condivise. I rom vengono allertati, magari loro stessi si allontanano, oppure accettano di far parte di un progetto di reinserimento. Con il ricavato dei biglietti riservati del Comune per la prima della Scala ristruttureremo delle case e una scuola. La scuola è importantissima per le famiglie rom. Con gli sgomberi è accaduto spesso che i bambini smettessero di andarci. Cerchiamo anche di tenere unite le famiglie, che venivano divise in vari alberghi o strutture. Sappiamo bene che quella dei rom non è una questione che si risolve in un giorno, ma la cosa si può fare. Prima invece c’era una scelta precisa: non risolvere il problema».
– Il 2012 è l’anno della famiglia, con la visita di Benedetto XVI a Milano...
«Il 30 luglio scorso, a meno di un anno dalla visita del Papa, abbiamo avuto il primo incontro con gli organizzatori della Curia. E abbiamo scoperto che la Giunta precedente non aveva ancora deciso il luogo dell’evento. Abbiamo anche scoperto che la Moratti si era impegnata a investire un milione di euro, as- (ho la lettera). Peccato che non fosse vero, quei soldi non ci sono».
– E voi il luogo dell’incontro lo avete scelto?
«Sì, sarà il parco di Bresso, a nord di Milano. Tra l’altro accelereremo i lavori della metropolitana in modo che si possa arrivare vicino al luogo dove verrà il Papa. Ci sono incontri continui del Comune, in particolare del vicesindaco Maria Grazia Guida (direttore della Casa della Carità, ndr) con la Curia, per creare un grande evento cui parteciperanno un milione di persone e assicurare la massima organizzazione e sicurezza. Ho anche fatto un appello alle famiglie milanesi per ospitare i pellegrini venuti da fuori».
– A Milano la disoccupazione giovanile è al 13 per cento. La crisi sta mordendo anche la metropoli simbolo del benessere...
«Contro disoccupazione e crisi dopo sette anni abbiamo fatto partire la fondazione Welfare, sbloccando sei milioni di euro. Anche il nuovo arcivescovo Scola vuole continuare l’iniziativa del Fondo famiglie e lavoro della diocesi, attraverso iniziative di microcredito, come la nostra, che aiuterà piccoli imprenditori e lavoratori autonomi, e anche famiglie bisognose, ma sempre in prestito, mai a fondo perduto».
– Sull’Expo continuerete il piano della Giunta precedente? L’impressione è che sia l’occasione per cementificare ulteriormente la metropoli...
«Con l’Expo guardiamo al futuro, ma non posso dimenticare che si sono persi due anni con risse da cortile. Quanto alla cementificazione, c’è una delibera della nostra Giunta che prevede che il 51 per cento dei terreni destinati all’Expo sia dedicato al verde pubblico e il 19 per cento all’housing sociale, quelle che un tempo si chiamavano case popolari».
– La mafia continua a prosperare a Milano?
«Risulta dalle indagini della magistratura. Ma ci sono anche altre prove. Avevamo tolto le licenze a una società sportiva per ridare le strutture a un’associazione di volontariato. A settembre, in pieno giorno, hanno bruciato tutto, con ben sette inneschi di incendio doloso. Un chiaro avvertimento. Un altro elemento è il numero di immobili confiscati alla mafia, il quinto in Italia e il terzo a livello di imprese sequestrate. Per conoscere e affrontare il fenomeno ho creato una commissione di cui fanno parte Giuliano Turone, Maurizio Grigo, Umberto Ambrosoli, Nando Dalla Chiesa, Luca Beltrami Gadola, Gherardo Colombo».
– La sua città ideale?
«Berlino: aperta, funzionale, moderna...».
– La sua Giunta è un modello anche per la politica nazionale?
«Credo che la composizione della mia Giunta rappresenti la quarta gamba del Centrosinistra, insieme con il Pd, l’Italia dei valori e i Verdi. È questo il progetto Milano».
Francesco Anfossi