07/06/2011
Portogallo al voto: bagno di folla per Passos Coelho, del Partito Socialdemocratico.
In Portogallo è appena trascorso un fine settimana di caroselli automobilistici e bandiere al vento. Intanto perché quando c'è una crisi economica pesantissima ogni motivo per fare festa è buono e poi perché sabato la Nazionale di calcio, nel Gruppo H valido per le qualificazioni agli Europei del 2012, ha giocato un tiro mancino alla Norvegia, capolista del raggruppamento, battendola 1-0.
Anche domenica per le strade di Lisbona e Porto si sono viste molte bandiere, arancioni questa volta, quelle dei sostenitori del partito socialdemocratico che ha vinto le elezioni legislative.
A dispetto del nome, il partito non si può definire di sinistra, ma moderato e con una forte anima cattolica, aderendo infatti al partito popolare europeo.
A conclusione dello scrutinio provvisorio, in attesa del voto degli emigranti, il Psd (partito socialdemocratico) ha ottenuto il 38,6 per cento dei voti, contro il 28% del Ps.
Dopo sei anni di governo socialista, la gestione della grave crisi economica passa così ora a Pedro Passo Coelho, che ha annunciato la formazione di un governo di maggioranza, dicendosi pronto ad allearsi con i tradizionali alleati, i conservatori del Cds-Pp, forti dell'11,7%.
Il primo ministro socialista Jose Socrates, in diretta dal quartier generale del suo partito, ha riconosciuto subito la sua sconfitta nelle elezioni legislative anticipate, annunciando le dimissioni da segretario generale del partito: "Questa sconfitta elettorale è mia ed io me ne assumo la responsabilità".
Viaggiando per il paese si ha la sensazione di un paese ricco di storia, cultura e paesaggi, che in pochi anni si è modernizzato e dotato di infrastrutture che prima non aveva, ma le autostrade sono deserte, forse perché troppo care o perché tra le due principali città, Lisbona e Porto, oltre alla Strada Statale, ci sono ora ben due autostrade che corrono quasi parallele.
L'eccessiva spesa pubblica ha evidentemente avuto delle conseguenze.
“I socialisti ci hanno portato in una situazioni economica disastrosa, perfino il pedaggio sulla strada che dalla città va all'aeroporto ci tocca pagare” mi spiega un tassista di Porto.
La disaffezione verso la politica è stata ben espressa dall'astensione record (40%) e infatti passeggiando per la città non c'era traccia di code ai seggi.
La ricetta per uscire dalla crisi non la conosce nessuno ma la sensazione è che, al di là delle responsabilità dei politici, i portoghesi abbiano vissuto in questi ultimi anni al di sopra delle proprie possibilità, generando una spirale di indebitamento familiare non dissimile dal crescente indebitamento dello Stato.
Nuove strade, espansione edilizia a macchia d'olio, centri commerciali che crescono come funghi e il tutto accanto a un Portogallo rurale di cui ancora si vedono le tracce.
Evidentemente la crescita di cui ha bisogno il Paese va accompagnata e vediamo se Passos Coelho con il nuovo esecutivo riuscirà, come ha promesso, a dare stabilità al Paese e rispettare gli impegni presi con Unione europea e Fondo monetario internazionale, ripristinando la fiducia dei mercati e il prestigio del Portogallo.
Gabriele Salari