06/04/2012
Parlamento in seduta comune (foto: Ansa).
Prima viene, nella parte della Costituzione dedicata
all'Ordinamento della Repubblica, il titolo sul Parlamento. E già questo
dovrebbe farci riflettere: la sua decadenza è il declino delle istituzioni. Il
titolo II è per il Presidente della Repubblica, eletto appunto dal Parlamento,
espressione della sovranità popolare. Ed ecco allora che si capisce
l'importanza dei sistemi elettorali, dei quali invece così confusamente si sta
discutendo in questi giorni; dalla loro efficacia dipende in buona misura l'attitudine
del Parlamento a rappresentare il Paese, anche nel momento dell'elezione del
Capo dello Stato.
Sembra allora meno rilevante la discussione sul limite di
età: l'esperienza della complessità della politica ha suggerito ai costituenti
una misura che, crescendo la
durata media di vita, dovrebbe a mio parere sembrare meno restrittiva di un tempo. 'Ogni cittadino', uomo o
donna, è eleggibile.
L'interesse sulla questione delle pari opportunità si
riaccende in singole occasioni e a proposito di alcuni ruoli, mentre
l'autentica parità andrebbe perseguita incessantemente in ogni ambito, civile,
sociale e morale. Si rischia altrimenti la fiammata di indignazione o di
soddisfazione senza che il tessuto sia in profondità imbevuto della persuasione
dell'uguaglianza.
Dunque una donna al Quirinale può andare secondo la
Costituzione. E, giungendovi, dovrà essere capace di rappresentare l'unità
nazionale, cioè un'entità insieme istituzionale di raccordo ed equilibrio come
anche morale.
Di ciascun ufficio pubblico si deve dire che, una volta
formato, va ricoperto secondo osservanza della legge e indipendenza da ogni
elemento diverso dal bene comune. Anche il presidente del Consiglio è soggetto
a questo obbligo.
E tuttavia l'imparzialità, quale che sia stata la maggioranza
che l'ha eletto, si presenta in modo particolare e solenne quale prerogativa e
dovere del Presidente della Repubblica. Il quale non dipende più, per la durata
in carica nei sette anni, dalla maggioranza e dal suo consenso, o da voti di
fiducia. In tale condizione il Presidente è appunto garante del rispetto delle
regole fondamentali ma non attore politico governativo. Tuttavia le sue
prerogative sono essenziali soprattutto nei momenti di difficoltà o di crisi o
di abuso di altre istituzioni. Invia messaggi alle Camere. Indice le elezioni;
indice il referendum; nomina i funzionari dello Stato; ha il comando delle
Forze armate; presiede il Consiglio supremo di difesa e il Consiglio superiore
della magistratura. Può sciogliere le Camere.
Un Colle, come si usa dire, assai
più elevato di quanto non apparisse nei primi anni di vigore della
Costituzione. Sul quale l'arrivo di una donna avrebbe pieno significato se
esprimesse un'uguaglianza di
diritti e opportunità conquistata in ogni ambito e in ciascun giorno. Pensiamoci,
prima magari di dividerci sulla matrice di destra o di sinistra o sull'effige
dei candidati.
Adriano Sansa