15/05/2012
Il premier Mario Monti (Reuters).
Tra quanti hanno contribuito a portarel’Italia sull’orlo del baratro, c’è chi, soprattutto nel Pdl, comincia a pensare di togliere la fiducia al Governo Monti. E accarezza il sogno di elezioni anticipate. Anche i movimenti nati sull’onda dell’antipolitica (vedi Cinque stelle di Grillo) fremono allo stesso modo. Per non dire della Lega e dei partiti d’opposizione.
È una politica dell’improvvisazione e dell’interesse di parte. Voglia irresponsabile di rovesciare il tavolo. Una politica che guarda solo al breve periodo. Alla mercé di sondaggi elettorali. Senza una visione ideale e un progetto di lungo respiro non si va lontano. Dietro l’angolo c’è solo la Grecia. Il ricorso alle urne, in tempi brevi, come fosse la panacea dei nostri mali, è solo illusione. Come possono risolvere la crisi economica gli stessi che non riescono nemmeno a cambiare la “porcata” di una legge elettorale che ha tolto ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti? Chi, ogni giorno, ricatta il Governo dei tecnici, chiamato a cavare le castagne dal fuoco per i guai combinati dai politici, forse non ha ancora compreso la gravità della crisi. Ogni mese si registrano mille fallimenti. Il Paese è vicino al caos. È allarme rosso per tensioni sociali, disperazione di disoccupati e imprenditori.
Il ritorno del terrorismo è inquietante.
Così come i ripetuti attacchi a Equitalia.
Tutto ciò richiederebbe un supplemento
di responsabilità (se mai ci sia stata). Come
ripete, con forza, il capo dello Stato.
Al Governo va chiesta crescita e più equità,
dopo tanto rigore. Più attenzione ai disagi
delle famiglie a rischio povertà. Più speranza
per i giovani in cerca di lavoro e futuro. Ma
giocare a chi prima stacca la spina, senza pagare
pegno, è da veri irresponsabili.
Un gioco
al massacro: tanto peggio tanto meglio.
L’istinto alla sopravvivenza prevale sugli interessi
del Paese. Proprio quando, a fatica, abbiamo
frenato gli appetiti della speculazione
internazionale. E ridato, all’estero, credibilità
al Paese. Due risultati da attribuire
all’attuale premier, chiamato a curare una
malattia provocata da altri.
Tra l’altro, mentre i “tecnici” sono all’opera
per creare le condizioni di una maggiore
crescita dell’economia, i partiti avrebbero dovuto
fare la loro parte. Ad esempio, modificare
l’attuale legge elettorale, ridurre il numero
dei parlamentari, dare al Paese un esempio
di rigore finanziario, riducendo drasticamente
i soldi pubblici di cui la politica continua
a fare largo e improprio uso. Così non è
stato. I tempi stringono. In assenza di un colpo
di reni e un sussulto di responsabilità, la
delegittimazione dei partiti galoppa. E siamo
già a livelli minimi di stima.
In visita ai giovani della comunità Rondine,
il presidente Monti ha ricordato che la
via per uscire dalla crisi è «uno sforzo comune,
che faccia leva su un’equa ripartizione
del peso che ricade su ciascuno». E ai partiti
ha ricordato che «al di là della legittima battaglia
politica, c’è un sottofondo di impegno
per il benessere collettivo».