22/10/2012
Patrizio Roversi alla manifestazione di Erasmus organizzata per gli studenti a Rimini in occasione della Festa dell’Europa (Fotogramma).
L’allarme l’ha lanciato nei giorni scorsi Alain Lamassoure, presidente della Commissione Bilancio del Parlamento europeo: si stanno esaurendo i fondi necessari per far funzionare il progetto Erasmus.
Un’occasione per molti studenti
L’Erasmus (dal nome del celebre umanista Erasmo da Rotterdam) è un progetto, varato nel 1987, finalizzato alla mobilità degli studenti europei. È triste che tale difficoltà di prosecuzione venga segnalata proprio nell’anno del venticinquesimo compleanno di questa lodevolissima iniziativa, grazie alla quale 2,5 milioni di studenti europei (300 mila gli italiani) hanno per un anno della loro carriera accademica cambiato temporaneamente sede.
Ed è ancora più triste se si vanno a guardare le ragioni del problema: nella gestione del progetto c’è un buco di 10 miliardi di euro determinato dal comportamento irresponsabile dei governi di diversi Paesi membri: la Spagna avrebbe un arretrato di 900 milioni di euro, l’Italia di 600 milioni di euro.
Governi insolventi
Soldi che servono a gestire le spese burocratiche, ma soprattutto a mettere in tasca agli studenti un piccolo assegno mensile per il mantenimento. L’assegno, in realtà, non è neanche sufficiente a coprire le “spese vive” (biglietti aerei o ferroviari, alloggio, vitto) degli studenti in trasferta, ma rappresenta comunque un contributo significativo, anche in termini simbolici, alla spesa che devono sostenere.
Il problema coinvolge potenzialmente miglia di famiglie italiane, tutte quelle che hanno figli all’università. Perciò vorremmo qui invitare il nostro governo a fare la sua parte. Capiamo che siamo in una fase di “tagli” alla spesa pubblica e che si cerca di risparmiare un po’ da tutte le parti. Questa, però, è una voce del bilancio che non va diminuita. Anzi, sarebbe bene che venissero finalmente stanziati gli arretrati.
Mai più “bamboccioni”
Perché è così importante studiare per un periodo all’estero? Non solo per l’ovvia ragione che in un anno di soggiorno in una nazione diversa dalla propria quanto meno si impara bene una lingua. Ma soprattutto per l’esperienza umana che si vive: il contatto con altre culture, altri stili di vita, altri modi di pensare.
In più, dovendo organizzarsi in gran parte da soli alcuni aspetti pratici (la diversa organizzazione universitaria, ma anche la casa, il cibo ecc.), gli studenti in Erasmus sono spinti a una maturazione che se rimanessero a casa propria sarebbe probabilmente più lenta.
Ciò vale in particolar modo per i ragazzi italiani, notoriamente affetti dalla sindrome del “mammismo”. Sono quelli che a volte vengono chiamati spregiativamente “bamboccioni”: giovani incapaci di crescere, impossibilitati a una piena autonomia. Ecco, l’Erasmus può essere per loro un’ottima chance per superare questi difetti tipicamente italiani.
Roberto Carnero