Quei bimbi senza mensa

Nella scuola di Cavenago Brianza c'è chi mangia in mensa e chi deve accontentarsi di un panino portato da casa, da consumare in un altro locale.

23/09/2012
Il sindaco di Cavenago Brianza Sem Galbiati.
Il sindaco di Cavenago Brianza Sem Galbiati.

In un Paese della Brianza c’è una famiglia di quattro figli che ogni sera deve decidere quali saranno, il giorno dopo, i due figli a mangiare un pasto caldo in mensa e quali dovranno accontentarsi di un panino freddo, da consumare in un’altra stanza dell’istituto, in silenzio. Quale criterio più penoso e doloroso, per una madre, scegliere tra i figli che possono mangiare in mensa e quelli che devono accontentarsi di un panino? E’ quello che succede a Cavenago Brianza. Nella scuola primaria di San Giulio ci sono bambini che possono permettersi la mensa, altri che non possono permettersela ma ci vanno egualmente, e altri ancora che non possono permettersela e si portano il panino da casa. Per il secondo gruppo, quello dei bambini i cui genitori sono morosi, l’assessorato ai Sevizi sociali ha disposto un piano di rientro con l’aiuto del Comune e ha messo in campo strategie per distinguere tra chi non paga perché è povero e chi fa il furbetto.


Per quelli che si portano il panino, ha provveduto a disporre un locale apposito. La stanza dei panini. La stanza dei poveri. Dobbiamo immaginarceli quei bambini, che dopo una mattinata spesa con i compagni e la maestra, si separano per andare in una stanza senza cibo, aprire lo zaino e mangiarsi la merenda portata da casa, mentre tutti gli altri accedono a un pasto caldo. Quel che è accaduto a Cavenago Brianza desta particolare sconcerto, e rischia di diventare il simbolo dell’effetto dei tagli ai trasferimenti ai Comuni e del famigerato Patto di stabilità. Tagli che stanno smantellando il Welfare persino a scapito degli innocenti. I fatti ricordano quel che avvenne ad Adro, nel Bresciano, quando il sindaco proibì l’accesso alla mensa dei bambini figli dei genitori che non pagavano la retta. Ma in realtà la fattispecie è molto diversa: lo stesso sindaco di Cavenago Sem Galbiati, ci tiene a prendere le distanze e non vuole che si parli di discriminazione. “I Comuni non hanno i soldi per sostenere questa emergenza sociale”, ha dichiarato il sindaco al Corriere della sera. “Lo spazio-pasto alternativo ci sembra un modo serio per affrontare il problema”.

Ma non dovrebbe esserci un sostegno del Comune per le famiglie davvero in difficoltà? La risposta è affermativa. Peccato che il regolamento comunale prevede l’erogazione di massimo due buoni pasto per famiglia. Ma c’è una famiglia, a Cavenago, che non ha soldi e di figli ne ha quattro. Quindi due di loro dovranno portarsi il panino da casa. Coraggio sindaco, non si accontenti della stanza dei panini e tolga quel peso dal cuore di quella mamma. Ci sono Comuni che hanno sforato il Patto di stabilità pur di non lasciare affamati dei minori. Come ha fatto il Comune di Bellusco, non lontano da Cavenago. Non è l’uomo per il sabato, ma il sabato per l’uomo.

Francesco Anfossi
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