15/04/2010
Un'operazione anti racket a Palermo.
Ventitrè miliardi di euro. Tanto vale il business del racket e dell'usura nel bilancio totale della 'Mafia spa'. 'Pizzo' e strozzinaggio sono naturalmente solo una parte del volume d'affari complessivo stimato in 135 miliardi di euro, cifra che comprende ovviamente tutte le altre fonti di guadagno illecito della criminalità organizzata (di cui la parte del leone la fa sempre la droga, con 60 miliardi). E' quanto risulta dall'ultimo rapporto (il XII°) di Sos Impresa, relativo all'anno 2009.
Il dossier riporta altri dati di grande interesse: ad esempio gli ambiti
d'investimento e d'infiltrazione nel mondo imprenditoriale da parte
della criminalità organizzata, che vanno dalla filiera
dell'agroalimentare ai servizi alle imprese e alla persona, dagli
appalti per le forniture pubbliche al settore immobiliare e finanziario.
Quanto ai reati, secondo Sos Impresa la mafia ne commette 1.300 al
giorno, cioè 50 ogni ora.
Tornando a racket e usura, in realtà fra le due voci è l'usura quella
che frutta di più, con un introito di 15 miliardi di euro. Il racket ne
frutta 9. Il 2009 è stato, purtroppo, l'anno del boom dell'usura, con
oltre 200 mila commercianti finiti vittima degli strozzini della mafia.
Emerge, tra l'altro, il fenomeno dell'usura 'a giornata': denaro
prestato al mattino e richiesto la sera, con un ricarico del 10 per
cento.
Il racket delle estorsioni, invece, non risulta in crescita, ma rimane
di notevoli proporzioni: dei 9 miliardi di euro di proventi illeciti,
quasi 6 sono a danno dei commercianti. I 'taglieggiati' sono circa 150
mila. La novità che emerge dal Rapporto di Sos Impresa è che si sta
trasformando e adeguando ai tempi anche il 'sistema' del pizzo.
Incalzati dalla crescita di denunce e dall'azione delle Procure, gli
estorsori si adattano: 'mascherano' il pizzo sotto forme di offerta di
beni e servizi da imprese create apposti dai 'picciotti', oppure sotto
le vesti di iscrizioni e donazioni a inesistenti associazioni e club.
Nella sola Sicilia, sempre secondo i dati di Sos Impresa-Confesercenti, i
commercianti vittima di racket sono 50 mila, il 70 per cento del
totale. Palermo è tra le 'zone rosse' dell'estorsione, cioè fra quelle
più colpite, insieme alle province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta,
Catania e Messina. Insomma, oltre la metà dell'isola. Quanto, infine,
alle tariffe, a Palermo un normale negozio paga fra 200 e 500 euro al
mese, per salire a 750-1.000 se è in centro città. Il pizzo pagato da un
supermercato si aggira sui 5.000 euro, quello di un cantiere aperto
arriva a 10.000.
Luciano Scalettari