03/03/2011
Il senatore del Pdl Alessio Butti.
Incredibile, ma ci risiamo. Già respinto con perdite il mese scorso, torna alla carica quell’Alessio Butti che si fregia di un importante biglietto da visita, nientemeno che relatore di maggioranza alla Commissione di Vigilanza Rai. Come mestiere nella vita, pubblicista (!). Già questo Butti aveva suscitato più ironie che allarmi proponendo, come chiamarle?, le settimane alterne. Ricorderete: una volta che un qualsiasi conduttore avesse trattato un certo argomento, tutti gli altri dovevano starsene zitti per almeno una settimana. Inoltre, se in una rubrica imperava un opinionista di sinistra, il conduttore doveva mettersi in casa anche un opinionista di destra. L’inverso non esisteva, mancando Sgarbi e Giuliano Ferrara che solo in futuro faranno il controcanto.
In politica il ridicolo uccide, per cui sembrava che ci fosse solo da onorare la cara salma. Avevamo però sottovalutato la struttura gladiatoria del Butti che adesso, al posto delle settimane, propone le targhe alterne: il martedi e il giovedi, nefasti Idi per la maggioranza, una volta Santoro e Floris; la volta dopo i campioni della destra, non nominati ma appunto identificabili come Sgarbi e Ferrara. I quali per primi chiederanno a Butti cosa diavolo gli sia venuto in mente, visto che l'uno ha in cantiere quattro trasmissioni al mese, non la metà, e l'altro un paio di dozzine.
Fin qui, comunque, minuzie. Già alla prima irruzione del Butti si è scritto che l’amo non avrebbe colto nessun pesce, e oggi non c’è che da ripetersi. Ciò che impressiona non è tanto la prospettiva di un rivolgimento in Rai, augurabile per inciso se condotto secondo logiche aziendali, quanto l’arroganza e il modo di chi vorrebbe imporlo. Butti parla di “posizione dominante” della sinistra, e in fatto di talkshow è evidentemente così.
Per occupazione del potere o incapacità della destra, o entrambe le cause, ciascuno la pensi come vuole. Quel che Butti dimentica è che nell’informazione non esiste soltanto la Rai. Oltre a controllare il Tg1, e avere buone entrature nel Tg2 (e altrove), Berlusconi è il proprietario del colosso Mediaset. In tema cioè di posizioni dominanti, e di omaggio al pluralismo, proprio la destra farebbe bene a non alimentare altri vespai. C’è in ballo anche la possibilità per i padroni tv di comperare giornali: e se si pensa al Corriere si fa peccato ma si indovina. Figuriamoci quanto una simile disputa faciliti gli arrembaggi.
Ultimo, ma non meno greve, l’ennesimo tentativo di esautorare i dirigenti Rai imponendo addirittura nomi e programmi. Il palinsesto scritto dai partiti al comando. Già Mauro Masi e altri rendono pregevoli servizi, ma si vede che non basta. Tagli corto il Butti: si nomini da solo alla guida dell’azienda. Se ci tolgono il canone, troverà sostegni.
Giorgio Vecchiato