Boss crudele, ridammi il mio rene

Dona un rene alla sua capa, che in cambio la licenzia. La donatrice, allora, va in tribunale e chiede indietro l'organo. Succede negli Usa.

09/05/2012
Foto Reuters.
Foto Reuters.

Da Washington -Ha fatto alla collega il dono più bello che si possa immaginare: la possibilità di vivere, donandole un rene ma, dopo il licenziamento, si e’ pentita della buona azione compiuta e rivuole il rene indietro. L’ assurda e incredibile storia succede a Long Island nello stato di New York dove Debbie Stevens, 47 anni, ha cambiato per sempre il corso della sua vita quando ha deciso di donare un rene al suo capo ufficio Jackie Brucia di 61 anni.   

Le due donne, fino a pochi mesi fa lavoravano fianco a fianco all’Atlantic Automotive Group, una mega concessionaria di auto con succursali in parecchi Stati. Secondo Debbie Stevens, Jackie Brucia, poco dopo l’intervento ha cominciato a tempestarla di richieste affinché riprendesse il lavoro. Quando si è presentata in ufficio dopo parecchi solleciti, ha avuto la sorpresa di trovare sulla scrivania una lettera di trasferimento in una sede a 80 chilometri da casa. Alle sue rimostranze, è stata licenziata in tronco. In America, Paese dove chi perde lavoro perde anche l’assistenza sanitaria, trovarsi senza stipendio, senza medico e conseguentemente senza possibilità di pagare il mutuo, significa in pratica diventare senza tetto.   

Ciò che complica ancora di più l’assurda richiesta di restituzione dell’organo donato, è il fatto che, ammesso e non concesso che qualche tribunale dia ragione a Debbie Stevens, la restituzione del rene implica non due ma diversi interventi. Per facilitare il trapianto della capo ufficio, visto che le due donne non erano compatibili sul piano della donazione diretta, Debbie Stevens ha infatti donato il rene a un uomo di San Louis in Missouri, permettendo in questo modo a Jackie Brucia di salire in cima alla graduatoria delle persone in attesa di un rene adatto che è stato immediatamente  trovato a San Francisco in California.   

“Ho deciso – ha spiegato ieri ai giornali la signora Stevens – di donare un rene al mio boss, ma lei si è presa anche il cuore. Se questa donna mi odia abbastanza da permettere il mio licenziamento, non c’è motivo per cui io devo rimanere senza il  rene che indirettamente le permette di vivere. Ha usato, senza il minimo rimorso, il suo potere di capo ufficio per giocare con i miei sentimenti”   

“Non ho la minima idea su come sopravvivere – ha scritto inoltre Debbie Stevens nella richiesta presentata alla Commissione per i Diritti Civili – ho bisogno di un medico per le cure post intervento, non riesco a ottenere un’assicurazione sanitaria privata perché ho donato un rene. La mia speranza era quella di poter lavorare all’Atlantic Automotive Group fino alla pensione”. Interpellata da una radio Jackie Brucia ha commentato: “Sarò per sempre grata a Debbie Stevens per quello che ha fatto per me. Non ho nulla contro di lei. Le auguro ogni bene”.   

All’Atlantic Automitive Gruop, un’azienda che ha sempre svolto un ruolo molto attivo nella campagna per la donazione di organi, sono restii a commentare la richiesta di restituzione del rene Debbie Stevens e meno che mai il suo licenziamento. “ Ci aspettiamo – si e’ limitato a dire l’avvocato Robert Milman – di risolvere questo problema in modo favorevole per le due parti e nel rispetto della legge”.

Mariuccia Chiantaretto
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Postato da Franco Salis il 10/05/2012 09:28

Ho avuto difficoltà a leggere e lo dovuto fare a più riprese per voltastomaco. Ma il premier fuggitivo non aveva dichiarato che l'America era il "tempio della libertà?"

Postato da lettore02 il 09/05/2012 19:24

E proprio una notizia da FC. A noi che ci diciamo cristiani sicuramente ricora qualche cosa. Qui ci diciamo sinceramente solidali con la povera Debbie Stevens, ma è più probabile che ci dobbiamo confessare tanti Jackie Brucia

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