16/12/2011
Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione e l'Integrazione, nel campo rom della Continassa, aTorino, bruciato da un raid vandalico sabato 10 dicembre 2011 (foto Gabriele Einaudi).
C’è ancora odore di bruciato nell’aria nel campo nomadi abusivo del quartiere Vallette di Torino. E’ un odore di cenere mista a fango. Che sa di distruzione. Sono passati pochi giorni dalla sera di follia di sabato 10 dicembre, quando una folla di persone aveva sfogato la propria rabbia contro i rom dando fuoco a tutto quello che trovava. Due gli arrestati, ancora in carcere dopo la convalida del fermo da parte del Gip. Ad essi il Pm ha contestato i reati di incendio doloso (aggravato dalla discriminazione razziale e dall'aver preso di mira un edificio abitato) e di resistenza a pubblico ufficiale.
Così il campo nomadi della Continassa è diventato una tappa obbligata per il neoministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi nel giorno della sua visita istituzionale a Torino. Visita istituzionale all’indomani di un’altra visita, quella di Firenze divenuta teatro questa settimana dell’omicidio di due senegalesi. «Sono situazioni molto diverse. A Firenze è stato un gesto folle, esecrabile, maturato in un’ideologia anch’essa folle. A Torino c’è stato un atto feroce di razzismo contro un gruppo di rom. In questo momento di crisi la tensione non deve scaricarsi sui più deboli. Vedo però una grande reazione in giro, c’è una volontà di vivere insieme».
Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione e l'Integrazione, nel campo rom della Continassa, aTorino, bruciato da un raid vandalico sabato 10 dicembre 2011 (foto: Alessandro Di Marco/Ansa).
Il ministro è arrivato sul posto dopo aver visitato la comunità ebraica
dicendo che era un omaggio dovuto alla più antica testimone di
integrazione e di dolore della città. Prima di entrare nel campo, Riccardi
ha affermato che un nuovo sviluppo e una nuova ripresa economica devono
essere accompagnati da una crescita culturale e di partecipazione
sociale. «Bisogna stare attenti alle parole. Ci vuole un nuovo
linguaggio pubblico perché le parole possono essere pericolose. Deve
crescere una nuova cultura politica».
Con la guida di un mediatore culturale il ministro ha visitato
l’interno del campo fermandosi a guardare quello che restava delle
roulotte e dei ripari bruciati e commentando con chi in quel luogo
ci ha vissuto per anni. «Le soluzioni ci sono, una di queste è il
rimpatrio assistito». Sentendo queste parole un ragazzo romeno presente
ha commentato: «Conosco queste persone da quindici anni, loro vogliono
cercare una sistemazione qua»” Il ministro ha replicato: “«Bisogna
trovare delle soluzioni adeguate, io non ho la bacchetta magica».
«Non vorremmo che in questa crisi nascesse un clima di tensione e che le tensioni si scaricassero sui più deboli e sui più fragili. Vedo però una grossa reazione del Paese dove ci sono tante energie sane», ha aggiunto il ministro. Secondo Riccardi, quella dei rom «non è un'emergenza soltanto del Nord, ma un problema italiano perchè è una nuova parte della nostra storia. Trent'anni fa la situazione era indubbiamente diversa. È una parte della nostra storia molto delicata, ma penso - ha concluso - che possa essere anche un arricchimento». Riccardi, a Torino per conoscere da vicino i «luoghi dell'integrazione» attivi in città, ha parlato anche con alcuni degli abitanti promettendo loro un interessamento per risolvere i problemi creati dall'incendio alla cascina Continassa e per fare riavere alle famiglie i documenti, compresi quelli d'identità, bruciati dalle fiamme.
Il ministro Andrea Riccardi con il sindaco di Torino, Piero Fassino (foto di Daniele Badolato / Lapresse).
Oltre a un incontro con il sindaco, Piero Fassino, in programma c'è anche
una visita a San Salvario, il quartiere multietnico nel cuore di
Torino, con tappa all’Oratorio Salesiano San Luigi presente da oltre
160 anni sul territorio. A chi gli chiede se da parte della maggioranza
ci sarà accoglimento della sua idea di integrazione Riccardi ha
risposto: «Ci sono delle sacche di mentalità da superare, ma io credo
che gli italiani abbiano una grande sensibilità per i diritti umani».
Gabriele Einaudi