07/06/2011
Come dicevano i nostri vecchi, “un bel tacer non fu mai scritto”. E’ probabile che Berlusconi rimpianga di non essersi morso la lingua quando ha minacciato di portare il caso Santoro in Parlamento. Adesso Santoro se ne va dalla Rai, si assicura che è un divorzio consensuale, si tengono conferenze esplicative. Risulterà magari che sono tutti contenti, compreso il conduttore che per Enrico Mentana ha già un piede dentro “La7”. Ma quali che siano i dettagli di contorno, si sa che l’uomo della strada guarda alla sostanza dei fatti. E per chi va al sodo la sostanza è questa: Berlusconi ha emesso un nuovo editto bulgaro, Santoro e “Annozero” sono immediatamente saltati.
Superfluo notare che un simile nesso di causa ed effetto è presente, anzi urlante, in tutti i commenti dell’opposizione. Giornali e blog parlano di missione compiuta, nave ammiraglia affondata, sudditanza al padrone, alti ascolti e spot buttati al vento, scelta suicida di un’azienda nella quale tira un’aria mefitica. Tutto scontato, ed è strano che Berlusconi non l’abbia messo in conto. A meno che non gliene importi nulla, al pari di quegli ascoltatori, certo non pochi, che da sempre giudicano Santoro un arrogante e insopportabile tribuno.
Se in questo clima avvelenato è possibile un tentativo di analisi a
freddo, senza prendere partito per questi o per quelli, si deve
anzitutto convenire che il contenzioso su Santoro era durato fin troppo.
Quando però la Rai sostiene che da oggi entrambe le parti recuperano
“piena e reciproca autonomia decisionale”, la verità è viziata da un
inevitabile tasso di ipocrisia. Di questo recupero Michele Santoro non
aveva alcun bisogno, viste le sentenze giudiziarie che lo rendevano
inamovibile. All’opposto, era proprio la Rai ad aver perso la propria
autonomia, costretta com’era a piegare la testa per ogni iniziativa, o
alzata d’ingegno, di questo suo dipendente.
In tal senso va data lode alla nuova direttrice generale, Lorenza Lei,
che ha impresso un robusto segno di svolta rispetto al suo predecessore.
Nel nodo Santoro, Mauro Masi si aggrovigliava da anni sbagliando tempi e
modi. La signora Lei ha scelto, alla macedone, un colpo di spada che
verosimilmente conveniva anche a Santoro. Il quale, pure lui, non ne
poteva più. Non è insomma una bella storia, ma meno male che si è
conclusa.
Detto tuttavia questo, e constatata la fine di quella che era una palese
anomalia aziendale, non si può sfuggire alla sensazione che sia stato
Berlusconi ad averla vinta. Voleva sloggiare l’inimico, e ce l’ha fatta.
Certo continueranno le critiche, contestazioni, rampogne. Avrà nuovo
alimento la campagna sul conflitto di interessi. Ma tutto passa e si
scorda. “Annozero” era per il premier un’autentica ossessione, che più
volte l’ha indotto a straparlare. Per cui insistano pure gli avversari,
accusino pure. Ma intanto lui se l’è tolta dai piedi. E potrà
ironizzare, insieme alla stampa amica, sul martire della libertà che
incassa tot di liquidazione e tot di nuovi ingaggi.
In effetti, e di nuovo in tema di ipocrisia, non è troppo credibile
quella parte del comunicato Rai in cui si prevedono, con Santoro, “altre
e diverse forme di collaborazione”. Né la Rai ha interesse a suscitare
nuovi vespai, né Santoro ha motivo di respingere nuove e ben pagate
offerte. Vada con la tv di Mentana, Lerner, Lilli Gruber. Si troverà
bene. Quanto a Berlusconi, visto che cessa una rubrica “micidiale” –
parole sue – per la sua azione di governo, veda se una buona volta gli
riesce di governare.
Giorgio Vecchiato