11/12/2012
L'esterno della scuola materna di Scampia nel cui cortile è avvenuto l'agguato (Ansa).
Un’enorme voragine si è aperta in una strada a poche centinaia di metri dalla scuola materna Eugenio Montale di Scampia, nel cui cortile due uomini hanno ucciso Luigi Lucenti, ennesima vittima dell’ennesima faida fra clan a Napoli. «Questa voragine è il simbolo di ciò che viviamo ogni giorno a Scampia: l’assurdo qui rischia di diventare normale, perché qui, anche se in teoria facciamo parte di una metropoli come Napoli, nella realtà viviamo in un mondo a parte». Don Francesco Minervino, decano dei parroci di Scampia, ha riunito gli altri sacerdoti del quartiere. «Sabato e Domenica a Messa abbiamo rinnovato alle nostre comunità l’invito a vivere il Vangelo nella sua concretezza, a non farsi vincere dallo smarrimento, ma a testimoniare che, in quanto cristiani, non possiamo accettare che a vincere siano sempre la violenza e la sopraffazione».
Stasera intanto a Scampia si accenderanno le luci della legalità: genitori e ragazzi delle
scuole, presidi ed insegnanti, associazioni e parrocchie daranno il via a una manifestazione che partirà proprio dalla scuola materna Eugenio Montale, mentre domani tutte le scuole del quartiere saranno
illuminate «per uscire dal buio e svegliare la città sana che si
ribella al degrado ed alla malavita», ha dichiarato il presidente dell'8° Municipalità Angelo Pisani. Agli eventi sono stati invitati pure il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e lo scrittore Roberto Saviano.
Segnali di speranza importanti, che però devono fare i conti con una rassegnazione sempre più diffusa: «Ho alcuni amici che hanno i figli che vanno in quell’asilo. Li ho sentiti e tutti mi hanno detto la stessa cosa: non possiamo più restare qui». Don Aniello Manganiello è l’ex parroco della chiesa di Santa Maria della
Provvidenza a Scampia: per 16 anni ha denunciato le piazze di spaccio e
strappato alla camorra tanti giovani, ma anche ora che è stato
trasferito torna spesso nel suo quartiere perché il presidente della
Municipalità lo ha nominato consulente per la legalità. La sua
riflessione parte proprio dai giovani. «L’età di chi va in giro a
uccidere si abbassa sempre di più e ciò spiega la ferocia degli ultimi
omicidi. L’impulsività di chi ha 17-18 anni si unisce al desiderio di
scalare posizioni all’interno del clan e mostrarsi spietati e privi di
qualunque residuo di codice morale è il miglior modo per raggiungere
quest’obiettivo».
Don Aniello Manganiello, parroco a Scampia per 16 anni.
Ecco che allora non esistono più luoghi inviolabili,
come un asilo o una chiesa dove un altro parroco di Scampia, don
Vittorio Siciliani, 80 anni, due mesi fa è stato selvaggiamente
picchiato con il suo sacrestano, anche se ora minimizza: «Quello che è
successo a me non è niente». Tutti i parroci sono d’accordo su un punto:
non serve inviare ancora forze dell’ordine per blindare il quartiere.
«L’azione di polizia, carabinieri e della magistratura sta già
producendo grandi risultati», agginunge don Manganiello. «Rispetto a 16
anni fa, quando sono arrivato a Scampia, lo spaccio è molto diminuito.
Ma con un tasso di disoccupazione del 65%, la camorra continua a
mantenere intatta la sua capacità di attrarre giovani che non vedono
altra alternativa. So che 250 genitori sono stati denunciati perché non
mandano più i loro figli alla scuola dell’obbligo. Sa come si sono
giustificati? Dateci 20 euro al giorno e noi li rimandiamo. Molti di
questi ragazzi poi crescono respirando ogni giorno volgarità, assenza di
rispetto per gli altri e se qualcuno di colpo gli offre denaro facile
non gli pare vero».
In questa situazione, la misura più urgente è
sostenere tutte quelle realtà, dalla scuola all’associazionismo, che in
concreto si oppongono a questa deriva. «La vera sfida per noi
educatori», dice ancora don Manganiello «è non agire più come realtà
separate, ma unire le nostre forze». Perché le cose possono cambiare e,
in buona parte, sono già cambiate: «A Scampia c’è un 20% di malavitosi
che tiene in scacco il restante 80%. Ma questi anni ho visto tantissima
gente manifestare in strada, impegnarsi nella raccolta dei rifiuti e più
in generale, acquisire un’idea di legalità che prima era sconosciuta.
Le soddisfazioni più grandi, però, le ho quando incontro ragazzi di
famiglie camorriste che sono cresciuti con me in oratorio e ora hanno
rotto con i loro padri e fratelli e sono riusciti a trovarsi un lavoro
onesto. Sono loro la speranza di Scampia».
Eugenio Arcidiacono