20/11/2012
Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate (Ansa).
Redditest. Parola che ricorda, più che un Cud, la marca di un té freddo. E invece è il nuovo software ideato dall’Agenzia delle Entrate per scoprire il potenziale evasore che è in noi (“lei è un evasore, si informi”, direbbe Totò). Il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera ci ha spiegato che i redditi sono incoerenti nel 20 per cento dei casi, cioè per oltre 4,3 milioni di persone. C’è persino un milione di famiglie che dichiarano reddito zero. E non sanno nemmeno di essere evasori.
Ecco dunque che l’Agenzia ci viene incontro con un software, un’autodiagnosi che coglie le principali caratteristiche che incidono sul nostro tenore di vita “e aiuta le famiglie”, recita un comunicato delle Agenzie “a verificare la coerenza della propria dichiarazione prima che possa scattare un eventuale accertamento”. Le famiglie, che si sono viste aumentare la pressione fiscale dell’uno per cento all’anno negli ultimi due anni, ringraziano, perché non aspettavano altro. L’abbiamo provato per voi. Ci siamo seduti guardinghi al computer e - dopo esserci assicurati di non avere nessuno alle spalle - siamo entrati nel sito delle Agenzie con lo stesso entusiasmo di un paziente che si fa un check up via Internet.
Sulla carta, anzi sul digitale, sembra davvero facile. Abbiamo anche visto sul sito la “demo” di questo “fisco-game”. Una signora sorridente (ma non troppo) con gli occhiali viola abbinati al vestito e l’acconciatura dei capelli risucchiati all’insù (la pettinatura del contribuente ideale?) spiegava come funzionava. Liscio come l'olio. E allora vai col mouse. Primo step: inserire il nome. Nome? Ma siamo matti? Tranquilli. Il fisco-game, naturalmente, è rigorosamente anonimo. Rimane dentro il vostro computer. Serve solo a scoprire se siamo evasori fiscali. Ma in potenza, nell'intimo della nostra materia cerebrale, come nel film “Minority report”. Per tutelarci ancora di più, se proprio non ci sentiamo sicuri e abbiamo paura che un hacker cracchi tutto e diffonda i dati ai quattro venti telematici, Redditest suggerisce di inserire un nome di fantasia.
E così abbiamo fatto: eravamo incerti se scrivere “Pavarotti” o “Maradona”, poi abbiamo optato spavaldissimi – perché no, tanto è un gioco - per “Al Capone”). E qui sono arrivati i guai. Non per Al Capone. Nel ReddiTest devono essere inizialmente indicati la composizione, il reddito e il comune di residenza della famiglia, e, fin qui va bene, in fondo avevamo già compilato il questionario del censimento. Successivamente, le spese sostenute nell’anno, suddivise in 7 categorie: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero e cura della persona, altre spese significative, investimenti immobiliari e mobiliari. Una selva di specifiche carica di dubbi amletici da cui difficilmente si viene fuori. Man mano che procedevamo nelle schermate come un Vietcong armato di machete nel delta del Mecong ci rendevamo conto che servivano doti doti di geometra (la visura catastale e la metratura dell'abitazione), commercialista (il genere di abitazione), fiscalista (le aliquote), ingegnere informatico (il software), ingegnere automobilistico e nautico (il tipo di auto, il tipo di barca), architetto (che differenza c'è tra unì'abitazioejn "popolare" e "ultrapopolare", tra un rustico e un fabbricato rurale?) e in alcuni casi anche perito aeronautico (nel caso si possegga un aereo). Tra un castello e un appartamento ci arrivavo anche noi, ma non siamo riuscito a distinguere tra abitazione popolare, economica e ultraopopolare.
Nel caso si fosse scelta l’auto bisognava specificare potenza in kw e altre informazioni che non possedevo. Abbiamo mollato quasi subito, spostando l'evasione più in là, provando un senso di sollievo. Pensando che il problema dell’evasione fiscale non riguarda le famiglie, che piuttosto stanno pagando fiscalmente più degli altri i sacrifici per contenere il debito pubblico. E che gli evasori fiscali difficilmente faranno il Redditest. Già lo sanno di essere evasori fiscali. E se qualcuno glielo ricorda gli dà pure fastidio. A meno che non vada fuori di (Reddi)testa O no?
Francesco Anfossi