29/05/2012
Una scuola evacuata a Milano. (Ansa)
C’è una sensazione fisica di precarietà diversa che si propaga nel Nord italia da giorni, man mano che si susseguono le scosse del terremoto dell’Emilia che da giorni si fa sentire per tutta l’Italia settentrionale. Una precarietà fisica con dentro la sensazione, magari solo emotiva nei luoghi lontani dall'epicentro, che tutto potrebbe crollare senza che si possa fare nulla per difendersi.
Le scosse si sono avvertite con una certa intensità anche a Milano, la più forte stamattina alle 9,05, un’altra lunga e quasi altrettanto intensa alle 12,56. Ce n’è stata una terza alle 13.01 ma a Milano non è arrivata. Al momento nel capoluogo lombardo e provincia non si registrano danni a cose o persone. La metropolitana è stata fermata solo per il tempo dei controlli. Continuano, invece, le operazioni di monitoraggio delle scuole, scattate fin dalla mattina nelle oltre 400 scuole della città: otto sono state evacuate stamattina tra Milano e provincia, le altre hanno provveduto alla messa in sicurezza dei bambini e hanno inviato le informazioni alle autorità di competenza, in modo da tenere sotto controllo la situazione.
Naturale fin dalle prime scosse avvertite il riversarsi delle persone in strada anche in pianura padana dove l’esperienza del terremoto non è storicamente avvertita come in luoghi che ne hanno sperimentato la devastazione. Non ultimo, anzi primo, il Friuli citato da Presidente della Repubblica. Un esempio per il futuro il Friuli, quando si parlerà di ricostruzione. Ci sono paesi, come Venzone, dove il terremoto ha sbriciolato case, mura antiche, il Duomo. Rivederli ora, ricostruiti pietra su pietra, con ancora i numeri rossi sulle pietre a mostrare dov’era quel che si è potuto salvare, per separarlo dal nuovo, è un messaggio di speranza, per chi oggi altrove cerca risposte alle case che non ci sono più.
Quel che non si può rifare è la vita in gioco, sotto i capannoni che si accartocciano a San Felice nel Panaro, nelle chiese che frananano, 15 le vittime finora accertate, tra loro il parroco di Rovereto di Novi, rimasto nella sua chiesa crollata, una delle tante.