10/11/2012
Sono 321.210 le domande presentate al concorso a cattedre per le scuole di ogni ordine e grado. Un numero doppio rispetto a quello preventivate dal Ministero dell’Istruzione. Che ora si troverà a gestire una macchina selettiva tutt’altro che snella.
Le tappe della procedura
“È la prima volta che ci troviamo a svolgere un concorso di questo tipo e con questi numeri”, hanno dichiarato dal Ministero. Ora le successive tappe saranno serrate. Gli oltre 320 mila candidati si contenderanno 11.542 posti di lavoro: una cattedra ogni 28 aspiranti.
Per procedere con la “scrematura”, il primo step sarà la prova di preselezione: 50 quesiti a risposta multipla (18 di comprensione di un testo, 18 di logica, 7 di informatica e altre 7 di lingua straniera), a cui si dovrà rispondere in 50 minuti.
Questa prima fase dovrebbe svolgersi entro il mese di dicembre. Il calendario con il quando e il dove del test sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 novembre, quando verrà anche resa disponibile on-line una piattaforma contenente 3.500 quiz, tra i quali saranno estratti i 50 oggetto della prova.
Coloro che passerano alla seconda fase, si troveranno, nei primi mesi del 2013 (sembra entro la fine di febbraio), ad affrontare le prove scritte vere e proprie: domande a risposta aperta sulle specifiche discipline di insegnamento.
Successivamente, la prova orale: una lezione simulata di 30 minuti su un argomento estratto dal candidato 24 ore prima, a cui seguirà un colloquio, sempre di 30 minuti, incentrato sulla discussione della prova didattica.
Una immagine della manifestazione degli insegnanti precari contro il concorso indetto dal Ministero (Ansa).
Le immissioni in ruolo
Per coloro che supereranno tutte le prove, il sospirato contratto a tempo determinato arriverà a partire dal prossimo 1° settembre. Tutti i vincitori, in altre parole, avranno una cattedra. Questo è stato un punto su cui ha giustamente insistito il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo: mettere a concorso un numero di posti pari alle effettive disponibilità di cattedre.
Ciò per evitare la formazione di ulteriori “code” di vincitori da smaltire nel corso di molti anni, le cosiddette “graduatorie permanenti a esaurimento”, che però a esaurirsi spesso ci mettono molti anni, se non decenni.
Novità e perplessità
Apprezzabile anche
la novità della “lezione simulata” nella prova orale: è la prima volta che a un concorso per la scuola non si testano soltanto le conoscenze, ma anche l’effettiva capacità di trasmetterle.
Un punto critico riguarda invece l’accertamento delle conoscenze disciplinari. La loro verifica appare un po’ troppo debole, limitata com’è ai “quesiti a risposta aperta” della prova scritta, che sostituiscono gli elaborati più ampi e impegnativi dei vecchi concorsi.
Vecchi concorsi che del resto nessuno rimpiange: erano esami sullo scibile umano, e come tali spesso rischiavano di diventare veri e propri “terni al lotto”.
Però non dobbiamo dimenticare una verità di elementare buon senso:
per insegnare una materia, bisogna prima di tutto conoscerla. Speriamo che tale sia il caso dei futuri insegnanti.
Roberto Carnero