25/03/2013
Una protesta studentesca contro i tagli all'istruzione (Ansa).
È uno di quei record di cui faremmo volentieri a meno: nell'area dell'Unione europea, siamo il Paese che, negli ultimi anni, ha tagliato più pesantemente i fondi per l'istruzione. Lo denuncia con l'evidenza dei numeri un rapporto della Commissione europea: fra il 2010 e il 2012 i nostri Governi hanno decurtato il bilancio per la scuola del 10,4 per cento. Un triste primato.
La Commissione di Bruxelles ha preso in esame i bilanci dei 27 Paesi membri, analizzando le cifre relative all'istruzione. Non tutti, ma soltanto otto fra i Paesi membri, hanno diminuito i fondi. Altri li hanno aumentati, nonostante la crisi che, comunque, è uguale per tutti: più 16,5 per cento la Turchia, più 7,4 per cento il Lussemburgo... Fanalini di coda, Italia, Inghilterra e Grecia. Ma a far peggio di tutti siamo stati noi. Oltre a quel meno 10,4 per cento in due anni, c'è anche il taglio delle cattedre (100 mila) e un altrettanto deciso colpo ai finanziamenti all'università (meno 9,2 per cento in due anni).
Sono anni di recessione e di crisi, certo, ma non risulta che essa abbia interessato solo l'Italia. Il problema è un altro, politico e culturale: di fronte alla crisi, si può reagire scommettendo sull'intelligenza, l'istruzione, la professionalità, le capacità e il talento, oppure procedere a tagli indiscriminati. L'Italia ha scelto la seconda via. Si tratta di decidere - per fare un esempio - se tagliare i costi della politica (numero dei parlamentari, province, indennità, auto blu) o la spesa militare (F14 e simili) o i fondi destinati alla formazione degli italiani di domani.
«Sono tempi difficili per le finanze nazionali, ma abbiamo bisogno di un approccio coerente in tema di investimenti pubblici nell'istruzione e nella formazione, poiché questa è la chiave per il futuro dei nostri giovani e per la ripresa di un'economia sostenibile nel lungo periodo», si legge nel rapporto della Commissione europea. «Se gli Stati membri non investono adeguatamente nella modernizzazione
dell'istruzione e delle abilità», ha affermato Androulla Vassiliou, commissario
europeo responsabile per l'istruzione, la cultura, il multilinguismo e la
gioventù, «ci troveremo sempre più arretrati rispetto ai nostri concorrenti
globali e avremo difficoltà ad affrontare il problema della disoccupazione
giovanile».
Le politiche sull'istruzione rivelano l'identità e le strategie di un Paese. Il messaggio che arriva dall'Italia, in questo, senso, è sconfortante.
Paolo Perazzolo